•Capitolo 24•

34.2K 1.6K 429
                                    

Andrew rimase a casa mia fino alle cinque. Passammo il pomeriggio a guardare un programma televisivo in salotto, ridendo di tanto in tanto alle battute del presentatore e mangiando pop corn. Mamma e papà erano al lavoro e Maddy all'asilo. Di solito restava con i nonni, i quali la passavano a prendere, per poi rimanere con loro per il resto del pomeriggio.
Appena Andrew se ne andò e io rimasi a casa da sola, provai un profondo senso di disagio. Dopo tutto quello che era accaduto preferivo non rimanere sola, ma a volte era inevitabile. Quando andai di sopra, in camera mia ero particolarmente di buon umore. Avevo trascorso una giornata qualunque, come una ragazza qualunque insieme al mio ragazzo. Lui non era qualunque, invece. Non per me. Le labbra di Andrew si posarono sulle mie nella mia mente. Le ultime ore trascorse insieme mi passarono di fronte come il trailer di un film in cui io ero la protagonista. In cui noi due lo eravamo. Ed era, senza alcun dubbio, il mio preferito. Mi toccai d'istinto il labbro inferiore mentre un forte calore mi si diffondeva all'altezza del petto, proprio come quando accendi l'interruttore e la luce si dilata nella lampadina. Era proprio così che mi sentivo quando ero con lui, o quando anche solo ci pensavo. Mentre mi stiracchiavo come un gatto, notai qualcosa cadere sul pavimento. Quando mi piegai e presi tra le mani il foglio ripiegato sul quale aveva disegnato Dakota mi chiesi cosa gli fosse passato per la mente e per quale ragione lo avesse fatto. Soltanto in quel momento mi ricordai il cattivo umore di Andrew. Fino a quel momento lo avevo completamente rimosso. Qualcosa lo aveva turbato, ma non aveva voluto dirmi di cosa si trattasse e io non avevo più posto domande, impegnata com'ero a rispondere alle sue. Mi aveva chiesto se Bryan avesse provato ancora a contattarmi e se Finn si fosse offerto nuovamente di aiutarmi in spagnolo, terminando il tutto con un lungo interrogatorio riguardante entrambi. Era stato divertente dirgli che la settimana successiva avrei studiato con Finn, anche se non era affatto vero. Infine, gli avevo rivelato che stavo soltanto scherzando, non potendone più del suo broncio e delle sue occhiatacce. Ancora piegato, lasciai il foglio sulla scrivania e decisi di accendere il computer e continuare a scrivere la storia che avevo iniziato diverso tempo prima. Con tutto quello che era successo avevo completamente dimenticato di averla iniziata. Tra una parola e l'altra ricevetti un messaggio da parte di Roy. Mi chiedeva se sarei andata alla festa di stasera. Alla fine decisi di spegnere il computer e di pensare a cosa mettermi. Non ne avevo molta voglia, ma sapevo che Drew sarebbe piombato in casa mia costringendomi comunque ad andarci. Nessuno avrebbe potuto fermarlo. Anzi, con molta probabilità mamma, papà e persino Maddy lo avrebbero aiutato a farmi uscire da camera mia. Controvoglia, dopo avere risposto affermativamente a Roy, alzai le chiappe e le portai davanti al mio armadio. Lo spalancai e tirai fuori un tubino nero a mono spalla. Era uno di quei vestiti che io definivo Jolly. Quando non sapevo cosa indossare ad una festa, sceglievo quello. Mi piaceva molto. Approvato. Lo riposi nuovamente nell'armadio e andai in bagno per farmi una doccia veloce. Proprio quando appoggiai il piede sulle mattonelle fredde, un turbante in testa, il campanello di casa mia suonò.

"Chi è adesso?" Sembrava che nel mondo avessero tutti un pessimo tempismo. Appoggiai il pettine sul lavandino, mi infilai le infradito dopo avere asciugato velocemente i piedi e andai al piano di sotto. Scesi di corsa le scale  rischiando di schiantarmici contro tenendo stretto l'asciugamano sui capelli.

Non c'erano molte persone che avrebbero potuto farmi visita, soprattutto in quel momento. La prima possibile che mi venne in mente fu Jebediah, ma quando mi piegai controllando dallo spioncino rimasi sorpresa nel rendermi conto che si trattava di Andrew. Mi stava sorridendo al di là della porta. Evidentemente sapeva che ero proprio lì di fronte a lui. Mi chiesi se non avesse dimenticato qualcosa qui, però avrebbe potuto prenderlo stasera quando mi sarebbe passato a prendere, no? Allora cosa ci faceva lì con due ore di anticipo?

Mentre mi ponevo tutte queste domande, sulla porta lui suonò nuovamente il campanello.

"Ah ah molto divertente." Commentai, aprendo la porta. Peccato che soltanto in quel momento mi ricordai delle mie condizioni. Arrossii fino alla punta dei capelli. Ovviamente ero in asciugamano e sotto non avevo nient'altro. E ovviamente Andrew mi stava fissando in un modo che mi faceva venire voglia di rinchiudermi in camera mia e nascondermi sotto il letto. Da quando il suo sguardo era passato dal mio viso alle mie gambe, poi più su, verso il petto il suo sorriso si era spento.

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora