•Capitolo 23•

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Prima parte.

Continuavo a tormentarmi le mani che tenevo in grembo. Io e Drew eravamo arrivati a destinazione: una struttura imponente e isolata. Era strutturata come un ospedale e per questo già non mi piaceva molto, ma almeno sembrava un luogo accogliente. Avevamo passato i controlli all'ingresso e superato la soglia di un cancello in metallo altissimo che circondava l'edificio insieme a cespugli in fiore. Questi nascondevano il grande spiazzo che si trovava dall'altra parte, nel quale ci trovavamo noi adesso. Il giardino esterno che la circondava era enorme, ampio quanto un campo da football. Il prato era curato, l'erba ben tagliata e una grande fontana era posta in un punto strategico al centro, ad occupare lo scenario con una sirena incredibilmente realistica scolpita nel marmo. Dalla bocca, che mandava un bacio, usciva una fontanella d'acqua. La stessa posa era riportata nei pesci che l'affiancavano, dai quali traboccavano altre piccole cascate d'acqua limpida e scintillante.

Non sapevo esattamente per quale ragione, forse a causa del cielo scuro sopra le nostre teste che preannunciava pioggia e che creava un alone di oscuro mistero in tutto ciò che ci circondava, oppure perché sapevo che al di là di quelle mura si trovavano persone come Dakota che si rifiutavano di uscire, che non potevano vivere, non realmente. Comunque, avevo la pelle d'oca nonostante la giacca pesante che indossavo.

"Va tutto bene?" Andrew aveva una mano premuta sulla mia schiena, le spalle rigide a suggerirmi che neanche a lui questo posto faceva impazzire. E ne comprendevo perfettamente tutte le ragioni. Chissà quante volte era già stato qui negli ultimi anni e quante aveva assistito alle crisi di sua sorella. A quel pensiero provai una forte stretta al petto. Gli presi la mano e alzai lo sguardo su di lui.

"Benissimo."Mi sollevai sulle punte per lasciargli un rapido bacio sulla guancia. Facendolo sollevai la scatola che conteneva la tartaruga che avevamo comprato per Dakota. Si mosse. Abbassai lo sguardo, divertita nel vederla agitarsi.

"È adorabile." Commentai, osservandola. Andrew aveva fatto qualche foro sul coperchio per permetterle di respirare. Aveva anche aggiunto un pò d'acqua. In macchina aveva lasciato l'acquario e tutto l'occorrente per montare la sua nuova casa. Prima, però doveva chiedere l'autorizzazione al personale della clinica per farlo.

"Tu sei adorabile."Mi lasciò un bacio tra i capelli, prima di scompigliarmeli."Allora, sei pronta a conoscere l'ultimo membro della famiglia Sullivan?"

Annuii con entusiasmo."Non sono mai stata tanto pronta in vita mia."Scherzai, anche per placare l'ansia che mi divorava. Non sapevo proprio cosa aspettarmi. O meglio, da un lato lo sapevo, dall'altro no. Speravo soltanto che non l'avrei agitata. In fondo ero un volto completamente nuovo per lei.

All'ingresso, uno del personale ci fece accomodare in quella che immaginai fosse una specie di sala d'attesa. I muri erano d'intonaco bianco, anonimi e freddi. Al mio fianco c'era una porta e delle finestre da cui si intravedeva una sala che somigliava molto alla nostra mensa. Feci una smorfia. Detestavo le mense. Per essere più precisi, detestavo questo posto.

"Sta per arrivare il dottor McCartney."Disse una donna in divisa da infermiera, i capelli biondi legati in uno chignon e l'aria cordiale.

"D'accordo." Rispose Drew, l'espressione corrucciata.

Mi ci misi a sedere accanto. Aveva appena aperto la scatola in plastica trasparente e stava accarezzando la tartaruga sulla nuca, ma i suoi pensieri sembravano rivolti altrove.

"Non mi hai detto come è stata ultimamente."Sussurrai portandogli indietro i capelli corvini che gli erano ricaduti sulla fronte."Ha avuto...Altre crisi?"

Scosse il capo. Un muscolo guizzò sulla sua guancia."No, non da un mese circa a questa parte." Non sembrava che questo lo rendesse felice. Quando i suoi occhi bellissimi incrociarono i miei lo vidi trasalire."E questo mi spaventa. Sembra non reagire agli stimoli esterni. Non parla e non presta attenzione quando qualcuno le parla. È come se ignorasse le persone. E neanche i medici ne comprendono pienamente la ragione."

The bad boy's loveWhere stories live. Discover now