•Capitolo 13•

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Dischiusi gli occhi. La stanchezza mi impediva di muovermi. Ero intorpidita, braccia e gambe sembravano pesantissime. Per non parlare della testa. Non riuscivo a mettere a fuoco le due figure che intravedevo di fronte a me dalle palpebre semichiuse. Continuavo a sentire moltissime voci, eppure non ero in grado di afferrarne il significato.
Battei le palpebre lentamente. Una mano calda mi si posò sulla guancia.

"Kimmy, mi senti?" Era la voce di Andrew.

Battei le palpebre, le orecchie che ronzavano come mosche."Credo...Credo di sí." Avevo la gola secca. Quando, dopo qualche istante, fui in grado di muovere le braccia, mi strofinai gli occhi, le ciglia umide. Finalmente riuscii a mettere a fuoco lo spazio circostante.

Riconobbi Raegan e Andrew, entrambi al lato destro del letto in cui ero distesa. Entrambi sembravano preoccupati. Confusa, mi chiesi il motivo della loro espressione. Il mio sguardo passò in rassegna di tutta la stanza. Riconobbi le pareti azzurre e anonime di una stanza d'ospedale. Mi faceva male la testa, come se l'avessi colpita ripetutamente contro qualcosa. Mi massaggiai la fronte aggrottando le sopracciglia.

"Che succede?" Chiesi, cercando di pensare lucidamente.

"Non ti ricordi?" Solo in quel momento, quando abbassai lo sguardo, mi accorsi che Andrew mi stava tenendo la mano. Era chinato su di me e Raegan mi stava osservando in silenzio alle sue spalle.

"C-cosa?" Mormorai, la voce a malapena udibile.

Andrew sospirò, passandomi una mano sui capelli."Sei caduta da cavallo qualche ora fa e poi sei svenuta." Cercò di farmi ricordare, il tono di voce dolce e paziente. Talmente insolito per lui, che mi chiesi quanto fossi ridotta male in quel momento.

"A cavallo?" Ripetei, stranita."Ma io non so andare a cavallo."

Andrew sorrise, ma il suo sorriso non arrivava agli occhi."Questo l'avevo appurato."

"Come ti senti?" Raegan fece il giro del letto e mi prese l'altra mano."Quando Andrew mi ha telefonato sembrava talmente disperato che pensavo di ritrovarti in uno stato molto peggiore, tipo in fin di vita." Sospirò."Continuava a piagnucolare."

"Grazie, sorellina." Andrew la fulminò con lo sguardo.

"Io dico soltanto la verità, fratellino." Lo prese in giro lei, rifilandogli un sorrisetto astuto.

Mi ritrovai a sorridere, anche se doveva essere un po' forzato."Sono contenta che vi preoccupiate per me." Tentai di mettermi seduta, ma Andrew mi sollevò piano spostandomi il cuscino dietro la schiena. Lo ringraziai."Ma sto bene, davvero. Sono solo un po' indolenzita."

In realtà non mi sentivo proprio in gran forma, ma non volevo che si preoccupassero per me. All'improvviso ebbi un flashback. Immagini di Andrew che mi portava in una casa in campagna, poi di una ragazza familiare, poi un nome: Maya. Battei le palpebre.

"Eravamo a casa di Maya." Dissi ad alta voce, ricordando qualche dettaglio."Ma non mi ricordo di essere andata a cavallo."

"Fa niente."Andrew contrasse la mascella e intrecciò le dita con le sue."L'importante è che tu stia bene."

"Sì, ti assicuro che stava dando di matto." Mi sussurrò la sorella, ma non abbastanza piano. Andrew sbuffò.

"Disse quella che flirtava con l'infermiere." La mise subito a tacere, guadagnandosi la sua aria furiosa.

"Non stavo flirtando." Si difese lei, ma la vidi arrossire per la prima volta in vita mia."Stavamo parlando in maniera cordiale."

"Ho sempre pensato che gli infermieri avessero una marcia in più." La scimmiottò, cercando di imitare la sua voce."Per quanto ne so io, potrebbe anche diventare un medico."

The bad boy's loveWhere stories live. Discover now