Capitolo 20

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All’ora di spacco Jamie mi chiamò in ufficio. 

  «Ciao Sel, stiamo andando al parco, a fumarci una sigaretta,vieni?»
Mi penetrò con quel suo sguardo grigio, inchiodandomi al suolo.
  “Oh merda.” Quest’uomo era davvero attraente. E qualcosa dentro di mi fece accettare. «Okay.» Mormorai. «Anche se non fumo, vengo lo stesso.» Aggiunsi, lui rise.
  «Okay, posa il grembiule.» Ordinò, uscendo dall’ufficio.

  “Merda, Justin!”
   Lo chiamai velocemente, mentre aspettavo Ros e Taylor uscire dal locale. Taylor era il fratello di Jamie, anche se non si assomigliavano per niente. Justin rispose subito.
  «Sel, ti vengo a prendere?» Chiese subito.
 «Oh, Jò scusami ma qui vanno tutti al parco a fumarsi una sigaretta, non posso non accettare. Mi farò perdonare, vienimi a prendere stasera quando esco da lavoro.» Dissi.
  Lui sbuffò, «Va bene, piccola. Fai attenzione, a stasera.»

Presi un panino dalla cucina del risto-pub prima di andare al parco, e lo mangiai strada facendo. Arrivammo tutti al parco, Ros non smetteva di togliere gli occhi da dosso a Jamie, e Taylor invece sembrava un asociale del cazzo.
  Ci sedemmo su una panchina tutti quanti, tutti a fumare. Tranne me. «Ti piace il locale?» Chiese Jamie, interrompendo il silenzio.
  Annuii, sentendomi un po’ imbarazzata.
  «E lo staff?» Chiese di nuovo.
  «Siete tutti gentili con me.» Sorrisi, lui mi lanciò una lunga occhiata. Come se volesse comunicarmi qualcosa.
  «Ros, tu da quanto tempo lavori qui?» Chiesi per rompere il ghiaccio. «Mmh, un paio di anni.» Rispose gettando a terra la sigaretta finita. «Io vado a bere alla fontana..» si alzò Ros.
  «Mi fai compagnia Sel?» Chiese.

  «Ho paura che Jamie sia attratto da te.» Sputò lei con un po’ di amarezza, dopo aver bevuto. Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. «Cosa? Ma che stai dicendo!» Esclamai, lei alzò le mani per farmi abbassare la voce. Ma la ignorai.
  «Jamie non è attratto proprio da nessuno, ne tanto meno da me. Ho 18 anni cazzo, mi sembra un po’ improbabile.» Dissi, lei mi guardò per un po’. «Beh lo spero, sono anni che ci sto dietro, non permetterò che una novellina me lo rubi.»
  «Ma ti ascolti quando parli?» Chiesi, «Una novellina? A me?»
  «Io lo amo.» Disse per difendersi.
  «Beh sono problemi tuoi, dovresti provarci invece di sbavarci dietro, no? Non puoi nemmeno accusare me per una cosa non vera.»
Lei sembrò riprendere la ragione.
  «Scusami..» Sussurrò. «Solo che sono gelosissima, lo amo davvero tanto ed è terribilmente frustrante il fatto che lui non se ne accorge nemmeno.» La capii all’istante. Anche a me è capitato con Justin. Io l’amavo e lui non se ne accorgeva nemmeno.
  «Tranquilla.» Le accarezzai una spalla. «Fa niente.»

 Ritornammo a lavoro, e incominciai a prendere le ordinazioni ai tavoli. Improvvisamente entrò Ariana con un ragazzo, lei mi strizzò l’occhio. Mi avvicinai al loro tavolo, porgendogli il menù.
  «Ma che bella cameriera che abbiamo qui.» Scherzò lei, ridendo.
  «Ciao Ari.» La salutai il ragazzo ci guardava. «Sel, lui è Jack. Jack lei è Selena, la mia coinquilina.» Mi salutò con un cenno del capo.
  «Okay, volete ordinare?»

Ariana sembrava davvero presa da quel ragazzo, e anche lui di lei. Già mi piacevano. Gli portai le ordinazioni e poi ritornai a gli altri tavoli. Dopo il lavoro, alle 20.30 chiamai Justin, per farmi venire a prendere. Alle 21 chiudemmo il risto-pub, e aspettai fuori Justin.
  «Vuoi un passaggio?» Jamie, gentile venne vicino a me.
  «No, tranquillo. Grazie lo stesso.» Risposi, Ros ci lanciò una rapida occhiata ma poi si diresse verso la sua macchina.
  «Insisto, ti do un passaggio.» Jamie ripeté gentile di nuovo, in quel momento venne Justin. E appena vide Jamie scese dall’auto.
  «Amore.» Venne vicino e mi baciò la tempia per fare possessivo. Facendomi scivolare un braccio dietro la schiena, accarezzandomi dolcemente il fianco. Jamie ritornò serio.
  «Justin ti presento, Jamie. Il mio capo.» Dissi, si strinsero la mano, poi Justin strinse di più la presa attorno alla mia vita, attirandomi di più a sé. “Ma che..?”
  «Okay, allora a giovedì.» Disse serio Jamie, salutando me e poi Justin. Salimmo un macchina.
  «Perché mi è sembrato una gara a chi fa pipì più lontano?» Chiesi sarcastica, notando l’odio istantaneo appena Jamie e Justin si erano guardati. «Mmh. Davvero?»
  «Justin hai fatto il possessivo.» Dissi,
  «Non posso?» Chiese, sbuffai. Odio la gelosia inutile.
  «Andiamo piccola, non arrabbiarti solo perché ho mostrato a quell’uomo che sei mia.» Disse, e questo mi diede ancora più sui nervi, a volte mi faceva sentire come se fossi un oggetto.
  «Domani niente lavoro eh?» Chiese, annuii.
 «Bene, vieni da me?» Annuii di nuovo.
  «Hai intenzione di non parlare?» Annui nuovamente, lui sorrise.
  «Bene. Allora quando arriveremo a casa, faremo l’amore?» Sorrisi, per il modo dolce in cui lo disse. Annuii di nuovo.
  «Oh, piccola mia.» Mi accarezzò il volto.
  «Allora a casa mi farò perdonare.»

Ero sfinita. Appena arrivati a casa, avevamo mangiato, avevamo fatto l’amore nella doccia e adesso che ero beatamente nel letto accanto a Justin sentivo la stanchezza nelle ossa proprio.
  «Stanca?» Chiese dolce lui, annuii. Lui sorrise, mi strinsi a lui che mi stava dolcemente accarezzando i capelli. E questo mi fece addormentare in un attimo. «Ti amo, piccola.» Sussurrò Justin.
  “Anch’io.” Avrei voluto rispondere, ma il sonno prese il sopravvento.

  Occhi grigi, occhi grigi mi fissavano. Mentre non riuscivo a muovermi. Ero nell’ufficio del capo, ero dell’ufficio di Jamie.
Ero nuda. Con le spalle a muro. Occhi gridi mi fissano. Le sue mani mi tenevano stretta con le spalle al muro, mi sentivo piena, piena di lui. Mi sentivo eccitata. Jamie continuava a spingere, molto lentamente. Ed io non mi muovevo, non reagivo. Quei occhi erano penetranti, profondi, grigi.
  «Adoro il tuo essere piccola. Fragile.» Mormorò lui a denti stretti, mentre continuava a spingere, stavolta aumentando il ritmo.
   «Ti adoro.» Aggiunse. Arrivando con un grido.

Ed io mi svegliai.
Ero nel letto di Justin. Era tarda mattinata.
Justin non c’era.
  “Oddio ho appena sognato Jamie.
Ho appena sognato che facevo sesso con il mio capo!!”
Mi percorse un brivido lungo la schiena.
  “E se Ros avesse ragione?” Mi domandai, alzandomi dal letto.
“No. Non penso. Diamine lavoro lì solamente da due giorni! E anche se fosse io ho Justin.” Pensai. Scesi le scale. C’era anche Pattie.
   «Buongiorno tesoro.» Mi salutò mentre preparava qualcosa ai fornelli. «’giorno Pattie, dov’è Justin?» Chiesi,
  «Eccomi.» Justin sbucò dal salone, venne vicino e mi baciò. Io mi paralizzai. “Pattie?”
  «Lo sa. Gliel’ho detto.» Sussurrò. Mi addolcii.
   «Ho deciso che ogni mercoledì non andrò a lavoro, per stare con te.» Disse lui felice. Dio, era bellissimo. Aveva il ciuffo abbassato una canotta bianca e i pantaloni della tuta.
   «Non sei costretto a farlo.» Risposi, lui fece il finto broncio.
  «Non sei felice?» Chiese scherzando.
  Io risi: «Ma certo!» mi prese in braccio e mi portò sopra nella stanza del pianoforte.

Ritornai a casa. Ariana era ancora a letto e a giudicare dalla scia di abiti lungo il tragitto nella sua camera, non era sola.
  Incominciai a preparare qualcosa da mangiare a pranzo.
  «Justin cosa ti piacerebbe mangiare?» Chiesi, lui sorrise.
  «Te!» Scherzò,
  «Sul serio!» Lo rimproverai, scherzando.
  «Pasta al formaggio?» Propose. 

Il ragazzo che aspettavo.Where stories live. Discover now