Il Fiore e l'Artiglio + Versi...

By CactusdiFuoco

4.9K 815 694

[STORIA COMPLETA] Mark McWoodland è un giovane contadino che per sbarcare il lunario aiuta l'impresario di po... More

Prologo: 1968
PARTE PRIMA
1. 1980 - Città
2. 1980 - Campagna
3. Parlando di cani
4. La maledizione dell'ultimogenito
5. Passi di topo
6. Il mangiacalzini
7. Per noia
8. "Vendrá a ver al hombre muerto"
9. Con i morti e con i tuoi pensieri
10. L'inizio della guerra
11. Con la testa in mano al boss
12. Te ne sei accorto, ragazzo?
13. Il rospo equivoco
14. Scambio epistolare (parte prima)
15. Scambio epistolare (parte seconda)
16. Summer Spring
17. Burubullone
PARTE SECONDA
19. Scambio epistolare (parte terza)
20. Una lettera mai spedita
21. Il ritorno
22. Che razza di sogni, bambina mia
23. Denti
24. Una piccola rivelazione
25. Istruzioni per contrabbandare droga
26. La scoperta del boss
27. Le aquile
28. Guardare in faccia i problemi
29. Al lavoro in fattoria!
30. Un pericoloso ospite inatteso
31. Mark contro tutti
32. Catturato
33. La tortura
34. Salvataggio
35. Un solo bacio
36. La telefonata
37. Giocare al gioco
38. La notte e l'Italia
39. Le parole dei poliziotti
40. Andrà tutto bene
41. Un accordo oscuro
PARTE TERZA
42. Golden killer
43. Odori
44. Scambio epistolare (parte terza)
45. Lingua ruvida
46. L'ultima lettera
47. Ultimi attimi prima della libertà
48. Belle sorprese
Epilogo
Dove acquistare il libro de "Il Fiore e l'Artiglio"

18. La forza di una sanguisuga

96 17 17
By CactusdiFuoco

Gli edifici si sollevavano grigi e mesti come condomini di tombe, sfregiati di scritte oscene nelle parti più basse. I marciapiedi, graffiati e sporchi, erano costellati di cartacce.

Sara diede un colpetto con la punta della scarpa ad un bossolo e quello rotolò giù per una rampa di scale.

«Perché siamo venuti in questo posto?» Domandò, pragmatica

«Sarà il tuo battesimo del fuoco, piccola» rispose Richard, infilandosi le mani in tasca

«Credevo che il mio battesimo del fuoco fosse stato quando ho sparato a quel tale, Will Clarke, che aveva rubato per sé una parte dei prodotti che dovevi contrabbandare»

«Quello è stato importante, piccola... ma non l'hai ucciso»

«Devo uccidere qualcuno?» Sara sollevò le sopracciglia «Qui?»

«Sì» Richard scoprì i denti in un ringhio-sorriso «Devo sapere se puoi farcela. Dopo diventerai ufficialmente l'artiglio dei Maverick»

«Lei diventerà l'artiglio?» si lamentò l'uomo dietro di loro «E io allora che sono?»

«Un sicario, Lennart. Un sicario. E anche il mio braccio sinistro» lo rassicurò Richard.

Lennart Niellson continuò a seguirli, borbottando sottovoce in svedese. Era un uomo di media altezza e media corporatura, con una faccia abbastanza dimenticabile, e sarebbe stato completamente anonimo se non avesse avuto la testa completamente e accuratamente rasata, tranne che per una corta striscia di capelli nel mezzo, e una maglietta bianca a righine azzurre che sarebbe stata bene su una scolaretta, ma che faceva a pugni con quel taglio di capelli.

«Tranquillo, Lenny» Disse Sara «Quando Richard morirà mi fidanzerò con te e diventerai il boss»

«Ma io non morirò» scandì Maverick «Non prima di voi due. E ora state zitti».

Entrarono in un edificio che puzzava di muffa e presero a salire una scalinata che chissà come scricchiolava anche se non era di legno. Il corrimano era corroso da grosse macchie di ruggine. Due ragazzi neri con magliette lacere scendevano correndo dai piani superiori, ma si fermarono quando videro il gruppetto di tre adulti che gli veniva incontro e si fecero da parte per lasciarli passare.

«I cuccioli di gorilla sono così carini» Commentò Lennart, acido «Ma secondo me è un peccato che non li si lasci vivere nella foresta».

Maverick gli fece segno di stare zitto. Continuarono tutti a salire finché non giunsero davanti ad un portoncino color senape sulla quale erano stati scritti diversi nomi con il pennarello. Maverick bussò, poi si rimise la mano in tasca.

«Lennart, dagliela».

Il sicario obbedì e consegnò una piccola pistola a Sara, che la osservò come se fosse un gioiello. Era un'arma piccola, cromata, calda al tatto per via del contatto prolungato con il corpo di Lennart. Sembrava una cosa viva... e pericolosa.

Qualcuno aprì la porta: era un uomo dalle guance incavate, i capelli lunghi fino alle spalle che ricadevano flosci e sporchi, gli occhi scuri e tristi.

«Signor Maverick, che piacere» Quasi balbettò, inciampando sulle parole ma mostrando vera deferenza

«Ciao, Remigio. Dobbiamo discutere di affari»

«Sempre disposto, eccellenza. Ah, salve signor Niellson. E anche a... chi è questa signorina?»

«La mia ragazza. Potresti fare una cosa per lei?»

«Certo, eccellenza»

«Bravo, alza la testa. Guarda il tetto, così, bravo. E ora allarga le braccia e poggia le mani sulla cornice della porta».

Remigio obbedì come se fosse abituato a ricevere ordini strani.

«Ammazzalo, Sara» ordinò seccamente Maverick.

Sara alzò la pistola. Avrebbe potuto puntare al mento di quel poveraccio: il proiettile gli avrebbe attraversato tutta la testa, spappolandogli il cervello. Oppure avrebbe potuto farlo fuori con un singolo colpo al cuore: era così vicina che avrebbe potuto poggiargli la canna della pistola sul petto. Sarebbe stato facile, come bere un bicchier d'acqua. Per tutti gli inferni! Lei aveva già sparato a bersagli assai più difficili. Tuttavia, quando poggiò l'indice sul grilletto, esitò.

«Vostra eccellenza, no!» Esclamò Remigio, abbassando la testa, gli occhi terribilmente dilatati di paura «Non ho fatto niente! Non vi ho fatto niente!»

«Che ha fatto quest'uomo? Perché lo sto per uccidere?» ringhiò Sara, abbassando la pistola.

Si convinse che si sarebbe accontentata di una sola parola. "Tradimento", "Slealtà", "Inefficienza". Ma Maverick, con il volto disgustato di chi ha calpestato un grosso grasso verme, le rispose

«Niente. È solo feccia, spazzatura. È qui solo per morire. Ammazzalo».

Remigio tremava, respirando rumorosamente, con le narici dilatate. Non aveva fatto niente e ne era perfettamente consapevole, per questo forse non correva via, sperando ancora di poter ricevere una grazia da quella condanna a morte. O forse non voleva che gli piantassero un proiettile nella schiena mentre fuggiva come un vigliacco e questa era una cosa che Sara apprezzava.

«Non so cosa ho fatto di male» Disse Remigio, le sottili labbra in preda ai tremiti «Ma vi giuro che non lo farò mai più! Mai più! Non contrarierò mai più eccellenza! Anzi, anzi... devo essere punito! Si, si, devo essere punito!» singhiozzò, strizzando per un attimo gli occhi «Se muoio non posso essere punito bene, no? Tagliatemi una mano! U-una mano! No? Così tutti vedranno che mi avete punito».

Sara abbassò la pistola. Negli ultimi anni si era detta e ridetta centinaia di volte che non avrebbe avuto alcun problema ad uccidere, invece ne aveva uno ed era pure bello grosso.

«Grazie, signora, grazie, grazie...» Iniziò a cantilenare Remigio, pur rimanendo nella stessa posizione di prima, chiaramente troppo spaventato da Maverick per disobbedirgli.

«Fallo fuori» Ribadì Richard «O non sei donna abbastanza da premere il grilletto?».

In quel momento, Sara sentì uno strano impulso: voleva sparare. Il problema era che non voleva puntare la canna della pistola contro quel derelitto che se ne stava a braccia aperte sull'uscio del suo squallido appartamento, ma contro la bella faccia di Richard Maverick. Gli avrebbe dimostrato che avrebbe potuto premerlo eccome quel grilletto! Ma non per uccidere gli innocenti.

«Tu non vuoi che io spari» Gli disse, scoprendo di riuscire a malapena a contenere la rabbia nella propria voce.

Richard prese quella rabbia per paura.

«Tu non sarai mai l'artiglio» Disse, poi cercò di strapparle la pistola di mano. Si aspettava di riuscire a prendergliela facilmente, ma Sara fu più veloce e gli sparò su un piede. La ragazza non provò nient'altro che un'intensa soddisfazione in quel momento.

«CAPO!» Gridò Lennart, gli occhi sgranati, guardando Maverick accasciarsi urlante.

Sara si allontanò di qualche passo. Sapeva benissimo che non era stato un incidente, di aver sparato apposta, ma adesso avrebbe dovuto fingere contrizione e paura per le conseguenze del suo gesto, se voleva sopravvivere. Non si scherzava con Richard Maverick e lei lo aveva appena ferito. Ma se invece lo avesse ucciso? Se avesse ucciso entrambi, Richard e Lennart? Non avrebbe dovuto fingere niente con nessuno e forse avrebbe trovato un modo per farlo passare per un incidente...

Remigio aveva cominciato a piangere, emettendo un suono che sembrava un grido sottile e lamentoso, orribile, come se avessero colpito lui stesso.

«Stai zitto!» Gli intimò Sara, ma quello prese a piangere più forte.

Richard alzò la testa verso di lei

«Sgualdrina!» ringhiò, controllando a stento i gemiti strozzati «Perché? PERCHÈ?!».

"Ho agito d'impulso. Mi dispiace, mi dispiace!". Questo avrebbe dovuto dire e questo era quello che era convinta di stare per pronunciare, ma quando Sara aprì la bocca le parole che uscirono furono

«Perché sono donna abbastanza da premere il grilletto. E non contro un poveraccio innocuo, ma contro il boss. Non sarebbe successo se non avessi cercato di prendermi la pistola, quindi la colpa è tua».

Richard si alzò annaspando, aggrappandosi a Lennart. Estrasse una pistola da dentro la giacca e per un istante Sara pensò di dovergli sparare prima che lo facesse lui e poi di dover ammazzare anche il suo scagnozzo. Si preparò all'azione, i tendini pronti a scattare, i muscoli delle braccia tesi...

Ma lui rise.

Dapprima quella risata fu come una tosse, mozziconi di dolore sparpagliati come cicche di sigarette su un vecchio pavimento, poi iniziò a scrosciare sempre più forte, finché non si interruppe bruscamente. Richard guardò Sara dritta negli occhi

«Hai le palle, ragazzina» disse «Ma non farlo mai più».

Sara abbassò gli occhi. Sul pavimento si stava allargando una piccola pozza di sangue.

«Mi dispiace per il tuo piede» Disse «Sul serio. È sempre brutto dover rovinare le opere d'arte»

«Già. Per fortuna non è niente di grave... fa un male cane, ma almeno non era un proiettile d'argento» Richard sbuffò, poi diede la pistola a Lennart «Spero che almeno tu non sparerai a me».

Lo scagnozzo, sorreggendo il suo superiore, scosse la testa.

«No, capo. Mai, capo» Disse, con l'aria di qualcuno indignato dalla sola idea di fare del male a un Maverick

«Bravo. E adesso fai smettere questa lagna, mi sta perforando i timpani»

«No!» esclamò Sara, non appena capì.

Ma fu troppo tardi, e comunque la sua voce non avrebbe fermato Lennart. Si udì un singolo colpo di pistola e Remigio si afflosciò a terra senza vita, con la testa nel sangue di Maverick.

«È un casino» Commentò Richard, sibilando fra i denti «Lo dovrai ripulire, Lenny»

«Sì, capo».

Sara guardò la scarpa bucata del suo ragazzo, intrisa di sangue. Chiunque altro al posto suo sarebbe andato incontro ad una lunga e penosa convalescenza e non sarebbe mai tornato come prima... ma Richard era un licantropo e quasi non zoppicava già più. Era impressionante, quasi innaturale quel suo processo di guarigione. Sara si chiese se non fosse una buona idea farsi trasformare in un licantropo, anche se lui non voleva darle quello che chiamava con pomposa solennità "il dono".

«Sara! Spero che saprai scusarti degnamente...» Disse Richard, sornione «... anzi, no, sono sicuro che saprai come scusarti».

La ragazza sapeva cosa Richard si aspettava da lei e in altri tempi sarebbe stata ben felice di accontentarlo. Alzò gli occhi: il tetto grigio trasudava muffa. Persino la claustrofobica cameretta che gli era stata assegnata nel ranch dei McWoodland sembrava una meraviglia a confronto di quel posto. Erano questi i veri risultati del "lavoro" di quelli come Maverick: non le grandi ville a Santa Monica, non le automobili alla moda, ma condomini fatiscenti abitati da gente svuotata di tutto, disposta a vendere qualunque cosa per una dose di droga, disposti a mostrare la gola a gente armata di pistola, a piangere per loro, a farsi uccidere. I Maverick, e quelli come lui, erano sanguisughe.

Sara lo aveva sempre saputo, ma non le era importato, anzi, l'idea l'aveva esaltata: credeva che fossero leoni, i re della giungla, e lei voleva fare parte del branco. Invece erano meno che vigliacchi.

«Non chiedermi mai più di uccidere un innocente» Sussurrò

«Come?» quella risposta prese Richard, che si aspettava come al solito un flirt, in contropiede

«Mi hai sentito, Richard Maverick. Non chiedermi mai più di uccidere un innocente»

«Quello non era un innocente, piccola. Era un vecchio drogato, una mezza calzetta, meno di un verme. Non valeva nulla, aveva buttato la sua vita»

«Ognuno può fare quello che vuole con la sua vita. Ciò non lo rendeva meno innocente».

Richard alzò il mento.

«E va bene. Come dici tu. Ti troverò qualcuno "non innocente" da uccidere, ma sarà più difficile. Sarà più pericoloso. Tutto perché la signorina ha paura di andare all'inferno?».

Sara all'inferno non ci aveva mai pensato se non in termini positivi: doveva essere pieno di gente interessante e l'arredamento era probabilmente molto migliore di quello del paradiso. No, non aveva paura di andare all'inferno. Si chiese allora perché diavolo non avesse sparato a quel poveraccio, che tanto ora era morto comunque. Era davvero una vigliacca?

Le tornarono alla mente le conversazioni con il "cugino" Mark, il quale sosteneva che lei fosse meglio di così, che non fosse una criminale, che non fosse come tu-sai-chi. Possibile che lei non avesse ucciso Remigio solo per farlo contento? Per dimostrare a lui e a sé stessa di non essere come il boss Maverick? Era un'idea assurda, ma...

«L'inferno non mi fa paura» Sara guardò Richard direttamente negli occhi, poi gli si avvicinò per aiutarlo «L'unica cosa che mi faccia paura sono io stessa. E io non volevo ucciderlo».

Quando poi quella sera si ritrovò sdraiata nello stesso di letto di Richard, iniziò a pensare senza volerlo a quei giorni alla fattoria. Li aveva catalogati come "noiosi", ma ora che poteva guardarli da lontano, analizzarli meglio, capì che non lo erano stati poi così tanto.

Erano stati giorni terribilmente lenti, ma non noiosi, come se il tempo stesso si fosse espanso. Se tutti i giorni della sua vita fossero stati così lunghi, lei avrebbe avuto probabilmente l'impressione di vivere un milione di anni. Una vita che dura un milione di anni... questa sarebbe stata un'ottima cosa.

Con Richard le giornate volavano come aerei da caccia, in un frenetico andirivieni, una preoccupazione continua per questo o quell'altro affare, uno spostarsi da un appartamento all'altro e poi comprare il cibo nei ristoranti, andare ai nightclub la sera, fare l'amore nel tempo libero e avere l'impressione che in realtà il tempo libero non esistesse, che non ci fosse spazio per pensare, per contemplare, per riposarsi. Il cibo era gustoso, pieno di grassi e zuccheri, ma di fondo aveva tutto quello stesso strano aroma di calzino vecchio, di rancido, di corretto e innaturale. Il vino, che non mancava mai a tavola, non sembrava affatto la stessa bevanda che veniva servita a pranzo da zio Brody.

Era una vita, quella, o un suo surrogato strano creato per darle l'illusione di essere potente?

«A cosa pensi, piccola?»

«All'uomo che è morto oggi» Mentì lei «Quel tale nell'appartamento»

«Non sei una di quelle persone che si lasciano segnare» rispose Richard, mettendosi le mani dietro la testa «Lo dimenticherai in fretta. E adesso vieni qui e baciami».

Lei si voltò verso l'uomo, gli posò una mano sulla guancia e lo guardò in volto. Si chiese quanto sarebbe stata diversa la sua vita se avesse avuto così vicino Mark e non Richard. Sussultò, sorpresa dal suo pensiero. Perché? Perché mai aveva dovuto immaginare una cosa così stupida?

«Stai bene, piccola?» Domandò Richard, posandole un bacio leggerissimo sulle labbra

«No» rispose lei «Per niente. Credo di avere la febbre e mi viene da vomitare»

«Capisco. Dev'essere stato per questo che non sei riuscita a uccidere quell'uomo: stavi covando qualcosa»

«Meglio che io non te la contagi» Sara si ritrasse

«Sono d'accordo» sospirò Richard «Un piede fatto a brandelli è già abbastanza sofferenza per questo mese».

Sara guardò fuggevolmente il profilo del suo piede, perfettamente guarito, che si stagliava sotto le coperte.

«Vado a comprare delle aspirine» Disse.

La ragazza scese dal letto, si avvolse nella morbida vestaglia del suo ragazzo e si allontanò. Non stava affatto andando a comprare delle aspirine.

Continue Reading

You'll Also Like

2K 80 20
Mi stesi sul letto, ormai diventato il mio pensatoio, e cominciai a ricordare quelle belle sensazioni che avevo provato prima. Era stato stranamente...
284K 9.5K 25
⚠️Non ancora revisionata⚠️ Ogni storia è di FireofVampire. Io pubblico, correggo ed impagino. ⚠️⚠️⚠️Sono storie con scene sessuali ed un linguaggio...
EGO By Elisa

Fanfiction

26.8K 1.3K 32
Mattia e Christian si incontrano dopo un'estate trascorsa insieme anni prima. Zenzonelli Tutto ciò che ho scritto è frutto della mia fantasia e in ne...
7.3K 620 23
La storia è lo Spin-off di "Attraverso i tuoi occhi". Matt è fuggito. Per scappare da una vita di violenze, ha fatto i bagagli ed è salito sul primo...