Born to be yours

By _shawnmendess__

1M 26.8K 6.9K

Cris è una ragazza a cui non piace dare a vedere tutto quello che prova: preferisce nascondersi dietro un fas... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30 - Andrew
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Informazione importante
Capitolo 50
Capitolo 51
Epilogo
Curiosità
Sono tornata!!

Capitolo 9

23.2K 642 97
By _shawnmendess__

Andrew mi guardava attentamente, con gli occhi socchiusi e la mano chiusa attorno il mento, chiaramente pensieroso. Quell'altro essere accanto a lui, invece, il suo sguardo era quello che poteva portarmi a schiaffeggiarlo. Testimone dei miei innumerevoli incubi, le sue mani ancora le percepivo sul mio corpo. Aveva tormentato me e la mia mente senza nemmeno rendersene conto; il fatto che poco dopo fosse partito per Boston non fu abbastanza da farmi scordare tutto quello che mi aveva causato.

"Sei cambiata molto." Disse Thomas, scrutandomi con interesse. Istintivamente portai le braccia attorno i miei fianchi, quasi in senso di protezione. "Mi piacerebbe dire lo stesso di te." Sussurrai, in un filo di voce. Non riuscivo a credere al fatto che improvvisamente, quasi in un battito di ciglia, si fosse ripresentato davanti ai miei occhi. E dovevo andarmene da lì il prima possibile, altrimenti il cuore sarebbe imploso nel mio petto, o avrei rischiato un infarto.

Mi voltai verso Andrew, dovevo avere davvero un aspetto pietoso dato il suo sguardo preoccupato. "Ti aspetto di sotto." Dissi solo. Sorpassai entrambi, e quando ero ormai vicina alla porta che conduceva alle scale e gli ascensori, la voce di Thomas mi richiamò. "Non mi saluti?" Disse, in lontananza.

Mi voltai verso di lui, le unghie ormai erano diventate un tutt'uno con i palmi delle mie mani. Lo incenerii con lo sguardo, gli bastò quello per farlo ammutolire. Mi girai senza guardarmi indietro, e mi precipitai nell'ascensore. Grave errore, quello spazio era dannatamente troppo piccolo ed io già non riuscivo a respirare completamente.

Fui costretta ad appoggiarmi con una spalla alla parete metallica alla mia destra, fin quando, esattamente prima che le porte si chiudessero, sentii due forti braccia stringermi la vita. Inspirai ed espirai con calma, cercando di regolarizzare il respiro e i miei battiti, mentre il profumo di Andrew quasi mi fece venire di nuovo la nausea.

Le sue braccia mi stringevano forte, quasi come se sapesse che fossero le uniche a tenermi ancora in piedi. "Sta' calma, Cris." Sussurrò al mio orecchio. "Non è successo niente, ci sono qua io."

Una lacrima silenziosa rigò il mio viso, ma mi apprestai ad asciugarla. Mille notti insonni, mille pensieri che improvvisamente erano diventati di nuovo realtà. I suoi occhi verde scuro, la cattiveria che galleggiava in essi, e il suo sorriso spaventoso. Tutto davanti ai miei occhi in meno di due minuti.

Andrew mi voltò verso di lui, afferrandomi il viso tra le mani. Il suo sguardo era quello che avevo sempre voluto evitare, quello della compassione. Non avevo bisogno della pena di nessuno, ed era anche quello che mi aveva spinta a tenere quell'esperienza, se così poteva essere chiamata, solo per me. Quell'essere mi aveva trasformata in cenere, ed ero stata io stessa a plasmare di nuovo tutta quella polvere in un corpo funzionante. Esattamente come una fenice, ero rinata dalle mie stesse ceneri. Quegli sguardi, in quel momento, non mi servivano a nulla.

"Non guardami così." Dissi, con il fiato corto. Mi poggiai una mano sul petto e serrai gli occhi, esalando un altro gran respiro. "Non voglio la tua pena."

Andrew serrò le labbra, ma non lasciò andare il mio viso. "Fa bene ogni tanto crollare, Cris." Disse lui, estremamente vicino al mio volto. "A volte devi toccare il fondo per darti la spinta giusta e risalire. Toccare il fondo, alcune volte, va bene."

E non mi diede il tempo di ribattere, dato che mi spinse contro il suo petto e mi strinse tra le sue braccia. Forse quella era la cosa più vera che qualcuno mi avesse mai detto, l'unica che poteva leggermi dentro. Perciò mi lasciai cullare dalle sue mani che mi strinsero prepotentemente a lui dalla schiena, e il mio respiro quasi all'istante iniziò ad essere regolare. Il cuore decelerò, cullato dai nostri movimenti ondulatori e lenti. Andrew, in quel momento, fu la prima persona a parte me stessa, capace di calmare uno dei miei attacchi di panico. E nemmeno io stessa sarei riuscita a fare di meglio, dato che duravano a lungo quando ero da sola. Gli era bastato un semplice abbraccio per farmi tornare a respirare di nuovo.

Le porte dell'ascensore si aprirono, io e Andrew ci dividemmo quasi istintivamente. Eravamo giunti al piano terra.

"Stai meglio?" Mi chiese, quasi preoccupato di una possibile risposta negativa.

Mi limitai ad annuire, passandomi una mano sul volto e riavviandomi una ciocca di capelli oltre la fila. "Ho ancora fame, se è quello che mi stai chiedendo."

Andrew sorrise e, probabilmente senza nemmeno essersene accorto, poggiò la mano sulla parte bassa della mia schiena, quasi a volermi guidare verso l'uscita. E camminammo tutto il tempo, fino alla pizzeria, così. Ed io non dissi una sola parola perché forse, quel contatto, riusciva a mantenermi stabile.

Quando giungemmo in pizzeria, sentii il telefono vibrare nella tasca dei miei jeans. Lo presi e notai fosse un messaggio da Cher.

Dove sei? La stanza è libera

Ora che ero riposata e tranquilla, lei mi diceva che la stanza era libera. Avrei potuto prenderla a pugni in quel preciso istante.

Sono fuori con Andrew

Bloccai il telefono, ma la suoneria fu udibile quasi all'istante.

Uh, spero non sarai tu a cacciarmi stasera

Alzai gli occhi al cielo, ma sorrisi senza nemmeno rendermene conto.

"Che ridi?" Fu Andrew a dire, quando prendemmo posto. "A quanto pare i nostri inquilini hanno finito di fare i procioni in calore, finalmente."

Andrew rise, sollevando un angolo della bocca. "Meno male, almeno non dovrò passare anche l'intera nottata con te."

Prese il menù ed iniziò a decidere quale pizza prendere. Io, semplicemente, lo guardai con un sopracciglio alzato. "Non mi sembra tu ti sia mai lamentato di vedermi mezza nuda." Lo incalzai, con un sorrisetto perfido sulle labbra.

Andrew sollevò gli occhi dal menù, scrutandomi attentamente. "Hai ragione." Disse improvvisamente, gli occhi si spalancarono. "E se facessimo trasferire tuo fratello da te? Sono disposto a dividere la mia camera con te."

Presi la prima cosa che trovai sotto le mani, un banale fermacarte, e glielo lanciai al petto, Andrew scoppiò a ridere. "Pervertito."

"Magnanimo, piuttosto." Mi corresse, sollevando un dito con superiorità. "A differenza tua, voglio che il mio amico passi dei momenti magnifici con la sua fidanzata."

"A differenza tua..." iniziai allora io, guardandolo con un falso sorriso. "-io non voglio che la mia migliore amica venga ingravidata in giovane età da niente di meno che mio fratello."

Andrew mi guardò per qualche momento, senza fiatare, e poi scoppiò in una fragorosa risata, che non potè evitare di contagiarmi. "Sarebbe carino chiuderli fuori per una notte." Disse.

"Andrebbero a rifugiarsi nella stanza dell'altro. Uno di noi ci andrebbe male in ogni caso." Gli risposi, con un sorriso sulle labbra, e lui annuì in accordo con me.

Un cameriere giunse al nostro tavolo, pronto per prendere l'ordinazione. Sorrisi quando lo vidi, e lui ricambiò all'istante. "Ma che onore."

"Ethan." Sorrisi, poggiando i gomiti al tavolo. Andrew osservava attentamente la scena senza dire una parola. "Lavori qui?"

"No, mi sto preparando per carnevale." Mi prese in giro, motivo per cui gli alzai un elegante dito medio. "Non ti ho vista più all'università, credevo avessi rinunciato."

"Non sono una che demorde." Gli risposi, scrollando le spalle. Lui mi sorrise in risposta, quando Andrew si schiarì la gola, per far notare la sua presenza. Sembrava quasi un bambino, con un cipiglio disegnato in volto e le braccia incrociate al petto. "Ho fame." Disse solo, sollevando un sopracciglio.

"Andrew." Gli dissi, serrando le labbra contrariato. Non che io fossi l'emblema della buona educazione, ma sapevo distinguere dei comportamenti corretti ad altri che lo erano meno, e in quel momento lui era stato tremendamente scortese.

"No, ha ragione." Ethan disse, sorridendo gentilmente. "Se non me lo avesse detto lui, ci avrebbe pensato il mio capo a richiamarmi."

Continuavo a guardare Andrew contrariata, mentre lui sorrise vittorioso. "Per me una margherita." Concluse, quasi fiero del suo atteggiamento scortese.

"Anche per me." Borbottai.

Ethan ci sorrise un'ultima volta, prima di prendere i menù e portarli via con sé. Una volta lontano dal tavolo, non ci pensai due volte a colpire Andrew sullo stinco, con la punta delle scarpe. "Sei impazzito, forse?" Ringhiai.

Andrew assunse un'espressione addolorata, mentre si chinò per accarezzare il suo stinco dolorante. Modestamente sapevo bene dove colpire per far male. "Se avesse continuato avremmo mangiato domani mattina." Borbottò lui, riservandomi un'occhiata arrabbiata, probabilmente per il calcio ricevuto.

"Sei stato maleducato, stava parlando." Gli dissi, poggiando le mani sul tavolo. Andrew alzò gli occhi al cielo, incrociando di nuovo le braccia al petto. "Avrebbe dovuto prendere gli ordini, invece di flirtare con una cliente."

Improvvisamente lasciai che la mia espressione corrucciata si rilassasse, e senza nemmeno che me ne accorgessi, un sorriso iniziò a farsi largo sul mio volto. "Sei per caso geloso, Evans?"

Lui spalancò gli occhi, interdetto per qualche secondo. "Sono geloso degli altri che stanno già mangiando, mentre io no? Da morire."

Sbuffai in una risata, incrociando le braccia al petto. "Farò finta di crederci, Evans."

La discussione crollò, ma tra di noi aleggiò un silenzio piacevole, che presto fu sostituito dall'odore a dir poco eccezionale della pizza. A portarla, però, non ci fu Ethan, ed io mi limitai a lanciare un'occhiata contrariata a Andrew. Lui rise, alzando le mani al cielo con innocenza. "Un cameriere ha a che fare con clienti che sono anche peggiori di me, fidati."

Non gli risposi, pensai piuttosto a divorare la pizza che fumava davanti ai miei occhi. Io e Andrew finimmo la pizza in un batter d'occhio, e sebbene non fossi sazia quanto volessi, pagammo lo stesso una volta finito, e ci dirigemmo verso il college.

"Allora..." iniziò lui, nel tragitto. Vidi la luce di un lampo in lontananza, che presto fu sostituita dal suo forte boato. Sussultai, aggrappandomi al braccio di Andrew senza nemmeno rendermene conto. Lui sembrò sorpreso in un primo momento, ma poi lo vidi aprirsi in un sorriso.

"Non dirmi che hai paura dei tuoni." Disse, ridendo sotto i baffi. Lo colpii al petto, e sentii una goccia scivolare lungo la mia guancia, poi un'altra sulla fronte. Stava iniziando a piovere e noi eravamo lontani ancora molto dal college.

"È colpa di Carter." Borbottai, appoggiando la fronte sulla sua spalla. "Quando c'era un temporale faceva finta di essere un fantasma con un lenzuolo addosso."

"Uh, il Vietnam in un flashback." Mi prese in giro. La pioggia improvvisamente divenne fitta, fummo completamente bagnati in meno di un paio di secondi. Iniziammo a camminare sotto i balconi sporgenti o le tende da sole dei negozi, aperte contro ogni senso, dato che del sole non c'era nemmeno l'ombra.

"E comunque non ho paura se siamo dentro casa." Gli dissi, sperando di migliorare l'assurda fobia che mi ritrovavo ad avere a diciotto anni. "È quando sono fuori che non amo i temporali."

"Beh, ma i fulmini sono ancora lontani." Disse, lanciando un cenno del mento all'orizzonte. "Quindi ora c'è solo la pioggia. È bella la pioggia se la vivi." Tolse il braccio dalla mia presa, solo per avvolgerlo attorno le mie spalle.

Lo guardai attentamente dal basso della mia statura, con un cipiglio in volto. "Se la vivi?" Dissi, non capendo.

Andrew non disse nulla. Semplicemente bloccò i suoi passi, e di conseguenza anche i miei. "Vuoi viverla anche tu, la pioggia?" Mi chiese, con un piccolo sorriso sul volto.

"Fammi vedere come fare." Gli risposi, quasi ipnotizzata da quella versione di Andrew che mi si era presentata davanti agli occhi. Lui incrementò il suo sorriso, e prima che me ne potessi accorgere, circondò con un braccio la mia schiena e con l'altro la parte retrostante delle ginocchia; mi sollevò, facendomi ritrovare nelle sue braccia a mo' di sposa. Diedi un urlo di sorpresa senza neanche rendermene conto, e gli circondai il collo con le braccia. "Ma che stai facendo?"

Andrew non rispose, e mi portò di nuovo nel mezzo del marciapiede, fuori da qualsiasi copertura. Ci immergemmo ancora nella pioggia, lasciando che essa ci accarezzasse il volto, le mani, i nostri pensieri. Impregnava i nostri vestiti e li appesantiva, ma al contempo alleggeriva la nostra anima.

Chiusi istintivamente gli occhi, lasciando che l'acqua mi scivolasse addosso: improvvisamente non c'era più mio padre, non c'era più Thomas. Eravamo solo io e Andrew, a spasso sotto la pioggia, in una dimensione solo nostra.

"Hai visto, Green?" Mi chiese Andrew, costringendomi ad aprire gli occhi. I suoi capelli avevano completamente attecchito al suo viso, le gocce cadevano lungo il suo volto e colavano dalle sue ciglia. "Stai vivendo la pioggia."

Sorrisi istintivamente, stringendomi ancora di più al suo petto. Lui, in risposta, aumentò la stretta attorno il mio corpo. "Voglio viverla sempre, allora."

Andrew sorrise, poi sospirò. "Sarà meglio andare, prima che ci prendiamo un accidenti."

Annuii, sul suo petto. "Ma non tornare sotto i cornicioni."

Una risata gli fece vibrare il petto, solleticandomi le guance. E non mi fece scendere fin quando non mettemmo piede al college. Solo allora mi resi conto di essere completamente gelata, e portarmi le braccia attorno la vita non serviva a molto. "Penso sia una cosa che si debba fare d'estate."

Andrew si appoggiò alle pareti dell'ascensore, incrociando le braccia al petto e liberando un risolino. "Si, forse è più adatto d'estate."

Il silenzio crollò tra noi, piacevole e dolce. L'ascensore si aprì e noi ci affrettammo a raggiungere le nostre stanze. Ci fermammo entrambi davanti la mia, dato che precedeva la sua. "Grazie, per la pizza, e la pioggia; e anche per quell'altra cosa..." Dissi, mordendomi il labbro.

Andrew non rispose, prese il mio volto tra le sue mani e mi lasciò un lungo bacio sulla fronte. "A domani, Green."

"A domani, Evans." Gli sorrisi. Aprii la porta e mi fiondai al suo interno, trovando Cher sul letto, quasi addormentata. Appena mi vide, si mise seduta e si stropicciò gli occhi. "Dove diavolo eri finita?" Chiese con voce roca, sbadigliando. "E perché sei tutta bagnata?"

Mi appoggiai alla porta del bagno, e senza nemmeno rendermene conto, sorrisi. "Andrew mi ha fatto vivere la pioggia."

Lei mi guardò come se mi fossero cresciute tre teste. "E che accidenti vorrebbe dire?"

Scossi la testa, prendendo un ricambio e aprii la porta del bagno. "Che oggi sono stata straordinariamente bene."

Lei mi guardò, un piccolo sorriso si accennò sulle sue labbra. "Non vedo l'ora di fare da damigella al vostro matrimonio."

Alzai gli occhi al cielo e le feci il dito medio. "Torna a dormire, il sonno ti fa delirare."

"A te Andrew fa delirare." Urlò, oltre la porta del bagno. "È solo pioggia."

Sorrisi, alzando gli occhi verso il soffitto. Eppure niente al mondo mi aveva accarezzato l'anima come quelle gocce d'acqua. La pioggia, in quel momento, fu la mia emozione preferita.

Continue Reading

You'll Also Like

214K 4.7K 63
(Scusate per alcuni errori grammaticali, cercherò di sistemarli al più presto ❤️) Questo libro parla di questa ragazza di nome Isabel che da quando f...
41.3K 820 63
William, Lima, Ethan e Luke sono 4 attraenti fratelli da poco usciti di galera che cercano vendetta: a causa di una donna sconosciuta, non solo hanno...
290K 6.2K 59
Jack mi blocca dal braccio e mi spinge contro di lui. dice e mi bacia. Prima delicatamente poi con un po' di foga, socchiudo le labbra in modo di fa...
969K 24.8K 65
Tamara Bianchi una ragazza sola, senza amici ma con un carattere molto forte. Mattia Ferrari il tipico playboy che pensa solo alle ragazze e a divert...