Skinny Love

By OwlChannel

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"Era un amore fragile il nostro ed a un certo punto si è spezzato. Forse, se fossi stata diversa, sarei riusc... More

Prologo
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
Capitolo XI
Capitolo XII
Capitolo XIII
Capitolo XIV
Capitolo XV
Capitolo XVI
Capitolo XVII
Capitolo XVIII
Capitolo XIX
Capitolo XX
Capitolo XXI
Capitolo XXII
Capitolo XXIII
Capitolo XXIV
Capitolo XXV
Capitolo XXVI
Capitolo XXVII
Capitolo XXVIII
Capitolo XXIX
Capitolo XXX
Capitolo XXXI
Capitolo XXXIII
Capitolo XXXIV
Capitolo XXXV
Capitolo XXXVI
Capitolo XXXVII
Ringraziamenti

Capitolo XXXII

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By OwlChannel

Josh mise le mani sulle spalle di Jade, allontanandola.

"Sei impazzita?!"

"Dimmi che se n'è andato, ti prego ti prego ti prego... " - sussurrò lei, tenendo gli occhi chiusi.

"Ma andato chi?!"

L'attrice aprì gli occhi, guardando fuori dal parabrezza. Sospirò, sprofondando nel suo sedile. Si passò la manica sulla bocca facendo una smorfia.

"Mi spieghi che diavolo ti è preso?"

Non rispose, stringendo tra le dita il tessuto nero del maglioncino, portandolo oltre le nocche arrossate. Il sapore delle labbra di Beck era definitivamente andato adesso, del loro ultimo bacio non era rimasto più niente, se non il ricordo.

I ricordi si dimenticano, però.

Così come aveva dimenticato la voce di suo padre, avrebbe dimenticato anche quello.

"Mi hai detto di essere egoista..." - iniziò, parlando con un fil di voce e gli occhi, adesso di un azzurro tenebroso, fissi a guardare l'andirivieni delle automobili sulla strada trafficata. - "È quello che ho fatto. Avevo bisogno di un mezzo e un occasione per confermare ciò che ho detto, tu eri quello più vicino."

"Dio, Jade!" - sbuffò l'uomo, sbattendo il palmo della mano destra sul volante. - "Ma non pensi mai alle conseguenze? Se qualche paparazzo ci avesse visti? Cosa dirai ai giornalisti, mh?"

"Era necessario. Beck ha bisogno di avere la verità sbattuta in faccia per realizzarla." - insistette lei, stringendo i pugni.

"Dovevo immaginarlo..." - Josh si passò una mano tra i capelli brizzolati, guardando la ragazza seduta lì accanto. - "Scusami, ma io non capisco il senso di quello che stai facendo."

Jade attese qualche minuto prima di rispondere.

"Non ho bisogno che tu capisca, infatti."

"Non lo capisci nemmeno tu."

Lei sbuffò, mettendo la mano sulla maniglia dello sportello, aprendo uno spiraglio.

"Non ho intenzione di sentire un'altra volta la tua stupida ramanzina." - sbottò mettendo un piede fuori dalla macchina per uscire.

"Stai scappando dalla verità... quando imparerai ad affrontarla?" - domandò esausto l'agente, cercando di farla ragionare.

Lei non disse niente, ignorò l'accusa e si limitò ad uscire dall'auto sbattendo la portiera.

~°~°~°~°~°~°~

La musica a volume alto gli rimbombava violentemente nella testa, offuscando insieme all'alcol i pensieri che vi ronzavano dentro. Ad André quei posti non piacevano per niente e di solito nemmeno a lui, ma quella sera aveva insistito per andarci. In quel piccolo quartiere dalle palazzine grige con l'intonaco scorticato e vicoli poco raccomandabili, illuminato solo dalle luci vivaci delle insegne dei pub, nessuno avrebbe potuto riconoscerli. Potevano fare ciò che volevano, senza pensare alle conseguenze. Posò l'ennesimo bicchiere sul bancone nero, dietro al quale un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi così chiari da sembrare fatti di vetro glielo riempì nuovamente con un liquido quasi trasparente, torturando con gli incisivi superiori l'anellino di metallo che aveva al labbro inferiore. Lo riafferrò alla cieca, osservando con la coda dell'occhio l'amico che gli stava accanto, sorprendendolo a tapparsi con un mano l'orecchio destro, facendo una smorfia. Fermò lo sguardo su una ragazza di fronte a lui, guardando senza attenzione il modo in cui faceva ondeggiare i capelli biondi, del colore della paglia, a ritmo della musica.

Bella, pensò. Sì bella, ma non abbastanza. Pensò anche che aveva lo sguardo su quella ragazza da troppo tempo, distogliendolo. Se fosse stata lì, Jade l'avrebbe ucciso.

Sì ma Jade non c'era, a lei non importava.

"Beck!" - girò la testa sentendosi chiamare da André che urlava per sovrastare la musica. -"È tardi, andiamocene. Facciamo un giro per la città e poi torniamo a casa."

"Vai, io voglio stare ancora un po' qui." - rispose Beck, passandosi una mano tra i capelli.

Il ragazzo fece per obiettare ma rinunciò prima di cominciare. Diede una pacca sulla spalla all'amico, salutandolo prima di sgattaiolare fuori dal locale. L'attore scorse la ragazza che prima aveva notato avvicinarsi al bancone. Sorrise.

Anche se quel sorriso non era da Beck, lui sorrise.

"Posso offrirti qualcosa?"

~°~°~°~°~°~°~

Si guardava intorno spaesata, una sensazione spiacevole - non sapeva distinguere se fosse timore o fastidio-le attanagliava la bocca dello stomaco. Non sapeva nemmeno come ci era finita in quel quartiere malfamato eppure eccola lì, tutta vestita di nero che a momenti nemmeno si distingueva nel buio. Dopo essere scappata via dall'ennesimo probabile litigio con Josh si era ritrovata a vagare senza una meta precisa, contando i propri passi, gli occhi fissi sul marciapiede. Adesso era notte fonda, e lei era finita in uno dei posti con la fama peggiore di Hollywood, un luogo che intorno ai quattordici anni aveva frequentato spesso. Sarà che i suoi piedi l'avevano condotta lì involontariamente, forse perché aveva percorso quella strada troppe volte. Abbandonò quel posto per Beck, quando avevano iniziato a frequentarsi. Non ci era tornata più, era una delle poche promesse che aveva mantenuto. Voleva andare a casa, ma le sue gambe continuavano a muoversi contrariamente a ciò che aveva in mente. Alzò lo sguardo dal marciapiede, passando in rassegna ogni saracinesca, ciascuna crepa che segnava come una cicatrice la superficie dei muri grigi. Fu però guardando attraverso il grande finestrone di un vecchio pub che qualcosa, o meglio qualcuno, catturò la sua scarsa attenzione. Una massa informe di capelli castani, stretti tra i pugni di una ragazza. Mani troppo grandi per stringere le sue, ma che avrebbe potuto riconoscere in qualunque momento, ferme a tenere vicino il viso di qualcuno che non era lei.

Era questo quello che volevi, no?

Beck stava baciando un'altra ragazza, più bella, più magra, perfetta. E lei lì, bloccata sotto l'alone di luce gialla di un lampione un po' storto, sentiva tutti i pezzi che aveva incollato tra di loro costruendo una piccola felicità di carta cadere nuovamente a terra. Sorrise.

Anche se quel sorriso non era da Jade lei sorrise.

E pianse, ancora una volta sentì quelle stupide lacrime scavare solchi sulle sue guance di ceramica. Erano così pesanti quelle piccole gocce, che le sembrò il segno sarebbe rimasto per sempre, così da ricordarle ogni volta che si sarebbe specchiata uno per uno tutti i suoi difetti, errori...

Rimase là fuori, ferma a fissare la vernice scorticata, gli occhi asciutti per le lacrime che si erano esaurite quasi subito e le guance bagnate. Quando si decise a tornare sui suoi passi le sembrava essere passata un eternità, mentre in realtà erano trascorsi solamente pochi minuti. Non aveva senso piangere in quel momento, non dopo tutto quello che aveva fatto. Passò con rabbia la manica destra sulle guance, rifugiandosi nel vicoletto buio qualche metro dopo il pub, cercando di ricomporsi. Respirò profondamente, convincendosi del lato buono della cosa... infondo il suo piano aveva funzionato. Doveva concentrarsi su questo. Beck stava cercando di togliersela dalla testa, di dimenticarla e andava bene così.

"Scappi? "

Sussultò. Quel sussurro roco nel silenzio della notte faceva paura e, per quanto lei paura non ne avesse, ancora più timore incuteva il fatto che quella voce fosse il risultato della deformazione di un'altra.
Doveva essersi fermata un po' troppo davanti a quel finestrone per poter passare in osservata.

"Ma fammi il piacere. " - rispose, forse un po' troppo aggressiva.

Evitò lo sguardo del ragazzo davanti a lei, tentando di sgattaiolare via.

"Sì, stai scappando." - affermò invece lui, una sagoma nel buio, illuminata dalla luna. Troppi capelli e una solita camicia.

"Perché invece di preoccuparti della mia eventuale fuga non torni a farti quella biondina al pub? " - le parole erano scivolate via dalle sue labbra senza che Jade potesse controllarle, sentiva le sue guance bruciare e le mani tremare per il nervoso.

Aveva l'impressione di poter esplodere da un momento all'altro, d'improvviso non era più così brava a nascondere le emozioni. Scivolò di lato, facendo qualche passo fuori dal vicolo prima di essere afferrata per un polso. Alzò gli occhi al cielo, mentre il calore di quella mano che la stava stringendo si irradiava man mano su per tutta la lunghezza del suo braccio.

"Mollami."

"Non ti capisco, adesso. Perché scappi e sei arrabbiata?" - borbottando, il ragazzo le afferrò anche l'altro polso avvicinandola di più a sé.

"Non sono arrabbiata! Te l'ho detto io di lasciarmi in pace e farti una vita! Io, capito?!" - sbraitò Jade, cercando di spingerlo via.

Per tutta risposta, l'attore strinse la presa su di lei, i lineamenti del viso improvvisamente tesi, nascosti nel buio della piccola stradina deserta.

La ragazza gemette quando la sua schiena sbattè violentemente contro il muro di mattoni che recintava il vicolo cieco, sotto la spinta delle braccia forti di Beck. Le sue mani affusolate erano ancora avvolte intorno ai suoi polsi magri.

"Beck..." - cercò di mantenere la voce ferma, ma ciò che ne uscì somigliava più a un rantolo.

L'odore dell'alcool pizzicava le sue narici. Sentiva il cuore battere così forte che aveva paura lui potesse sentirlo.

"Sai che c'è? C'è che non me ne fotte niente. Io sono ancora innamorato di te, nonostante tutto quello che mi hai detto."

"Sei ubriaco Beck..."

Beck avvicinò ancora di più il viso a quello di Jade, sfiorandole le labbra con le sue. Lei trattenne il respiro, cercando di autoconvincersi che il ragazzo non le avrebbe mai fatto del male.

"Già. Perciò sto dicendo la verità."

"Lasciami." - la sua voce era un soffio, ma il suo tono non ammetteva repliche.

"Forse me lo merito..."

L'attrice strinse le palpebre. Vederlo in quello stato era orribile, non era quello che aveva programmato.

"Beck... lasciami."

Lui non accennò ad un movimento. Solo, d'improvviso, in preda alla tosse, voltò la testa di lato. Allentò la presa sui polsi della ragazza che ne approfittò per liberarsi. Beck si coprì la bocca con il braccio, continuando a tossire, piegandosi leggermente su se stesso.

"Beck...?" - sussurrò, corrugando la fronte preoccupata, avvicinandosigli con cautela. Portò il dorso della mano sulla fronte del ragazzo, sentendola scottare.

"Beck scotti... devi tornare a casa..."

Lui scosse la testa tossendo.

"Sì, sì invece." - ordinò Jade, sostenendolo con un braccio, mentre con la mano libera cercava nelle tasche dei jeans stretti di Beck le chiavi della sua auto.

"Dove hai messo la macchina, Beck?" - cercò di domandare con tono gentile.

Il canadese rimase in silenzio, tirando su col naso.

"Me lo dici, per favore?" - chiese Jade, piegandosi fino a puntare i suoi occhi chiari in quelli scuri di lui che tossicchiò un altro po', chiudendo le palpebre tentando di concentrarsi.

"Michigan avenue..." - biascicò dopo qualche minuto.

"Bene..." - la ragazza strinse tra le dita le chiavi della macchina che era riuscita a trovare, mise un braccio attorno alla vita di Beck, sospirando. -"Adesso ti porto a casa, mh?"

Una ventina di minuti dopo erano già sul pianerottolo dell'appartamento di Beck. Jade armeggiò con le chiavi che era riuscita a farsi consegnare aprendo la piccola porta di legno scuro.

"Ecco..."

Accompagnò il ragazzo fino alla camera da letto, facendolo stendere sotto le coperte. Lui mormorò qualcosa, continuando a tossire. Gli accarezzò piano i capelli, posando il palmo della mano sulla sua fronte.

"Dio..."- sussurrò mordicchiandosi il labbro inferiore.

Si allontanò, aprendo a caso gli sportelli dell'armadio per riuscire a trovare qualche coperta. Riuscita nella sua impresa solo per metà, visto che l'unica cosa di utile che aveva trovato era stato un plaid rovinato, tornò verso il letto. Gli mise addosso la piccola coperta di un rosso scolorito, sedendosi sul bordo del letto.

"Hai freddo...?"

Beck annuì, rannicchiandosi. L'attrice sospirò, torturandosi le mani, indecisa sul da farsi.

"Ti preparo qualcosa di caldo, tu non muoverti da qui, chiaro?"

Senza aspettare risposta si avviò verso la cucina, riportando alla mente tutti i passaggi utili per preparare un piatto di brodo caldo senza far saltare in aria la cucina. Armeggiò con fornelli, ingredienti e pentolini per un po', combattendo allo stesso tempo la nausea che si era fatta più forte. Doveva smetterla di mangiare così tanto e poi innervosirsi allo stesso modo, se non maggiormente. Tornò in camera da letto con in mano un piatto fumante, posandolo sul comodino. Beck dormiva, le coperte tirate fin sopra le orecchie e il respiro pesante. Pensò in fretta, alzandosi e frugando nelle tasche della giacca del ragazzo, tirandone fuori il suo cellulare. Aprì la rubrica, cercando velocemente tra i contatti, mentre si avviava verso il bagno con la speranza di recuperare un termometro. Trovato il numero di cui aveva bisogno chiamò, appoggiando il cellulare all'orecchio destro e cercando nel mobiletto che aveva di fronte con la mano sinistra. La risposta dall'altra parte arrivò poco dopo. Sospirò.

"Celine, sono Jade. Ho bisogno che tu venga qui."




















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Lo so fa pena, ma è il meglio che sia riuscita a buttare giù per ora... spero lo possiate apprezzare comunque.
Fatemi sapere se vi è piaciuto e cosa ne pensate mettendo una stellina e commentando se vi va.
Grazie per i piccoli traguardi che state facendo raggiungere a questa piccola storia, spero di aggiornare prima possibile con qualcosa di migliore, a presto ♡

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