MR. POLICEMAN

By nicatroublemaker

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Lei, una semplice ragazza con la propensione a finire nei guai. Lui, un agente di polizia affascinante e fred... More

Introduzione
Dedica
Signor agente
In nome del gelato
Preferirei farmi arrestare
Tutti tranne lui
Cose da poliziotti
TREY WESTON
Colpa del caldo
Amante degli animali
Non male
Stress da lavoro
Mai una gioia
Un debole per lui
Una magra consolazione
L'abito non fa il monaco
Maledetta zip
Calma e sangue freddo
Siamo rovinate
Mr. Policeman
Non distrarmi
Mi farai impazzire
Investigatrici private
Scappo ai Caraibi
Mi piaci ma ti odio
TREY WESTON
Sette vite
Sono allergica alle rose
Non mordo mica
Ricominciamo da zero
Auguri un corno
Lasciati amare
Conosce i miei gusti
Buon sangue non mente
Bella divisa
Incantevole e diabolico
Terapia d'urto
Dei bravi ragazzi
Ho perso la chiave
Ora è tutto chiaro
Resta
Ne è valsa la pena
A gonfie vele
Tutti da curare
Cosa sono io per te
TREY WESTON
Uomini di ghiaccio
La Balboa Race
Senza speranze
TREY WESTON
Fragole, panna e champagne
Epilogo
✨RINGRAZIAMENTI✨

Gli occhi non mentono

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By nicatroublemaker


Non riesco a crederci.

Trey Weston ha una casa pazzesca!

Non è molto grande, è piccola e ben curata, con un arredamento moderno ma accogliente. Il ragazzo ha buon gusto.

Il piccolo ingresso sfocia direttamente nel salotto, in cui un divanetto color crema posizionato davanti ad un mobile con una tv al plasma sembra invitare ad accomodarsi; confinante ad esso c'è una cucina altrettanto piccola, ma da quello che sono riuscita a sbirciare davvero ben organizzata, mentre immagino che le altre porte nascondano il bagno e la camera da letto -che sfortunatamente non mi è stato concesso di vedere-.

Sto fotografando mentalmente ogni singolo dettaglio della sua abitazione, perché è come se mi avesse permesso di entrare letteralmente nel suo mondo per una volta.

Se l'interno della casa è così bello, chissà il suo letto...

Mi mordo l'interno guancia, per zittire i miei stupidi ormoni impazziti nel cervello, finché continuo il giro turistico.

« Vuoi qualcosa da bere?» la sua voce sbuca dalla cucina.

« Uhm... un tè verde?»

Segue un attimo di silenzio, in cui immagino l'agente che ride tra sé e sé.

« Mi dispiace, non abbiamo tè verde a casa Weston.»

« E' un vero peccato...» lo raggiungo in cucina.

« Dovresti rimediare, agente. Sai, nel caso in cui avessi visite più frequenti.» mi accontento di un bicchier d'acqua iniziando a sorseggiarla nel momento in cui lui viene accanto a me.

« Nessuno beve tè verde, oltre a te.»

Alzo un sopracciglio e sbatto le ciglia più volte.

« Beh, allora ti converrà fare scorte per me.»

Lui sorride -sorride!-, ed io mi butto sul mio bicchier d'acqua per non restare lì imbambolata a fissarlo come un'allocca.

Com'è possibile che un uomo così bello sia in grado di essere tanto crudele come mi hanno raccontato?

Trey Weston, sei un rompicapo che non riesco a risolvere!

Lui deve accorgersi della mia espressione, perché mi studia per un poco.

« Qualcosa mi suggerisce che non sei venuta fin qui solo per restituirmi la felpa.»

Oh, diamine, adesso scopro che è anche un detective!

Mi schiarisco la voce, appoggiando il bicchiere sul bancone in cucina.

« Ehm... colpita e affondata. Era così ovvio?»

Lui mi trapassa le pupille con uno sguardo, e per un attimo credo che riesca a leggermi anche l'anima.

« Gli occhi non mentono, Nesta. I tuoi, poi, parlano molto chiaro.»

Distolgo lo sguardo dai suoi, sentendomi improvvisamente in imbarazzo, e girandomi dall'altra parte.

Questo permette all'agente di vedere il rossore sulla mia guancia.

« Cos'hai fatto lì?» ma possibile che non gli sfugga nulla?

Tento di rigirarmi in fretta, lasciando cadere i capelli davanti.

« Oh, niente... solo, uhm... mi è arrivata una pallonata in faccia.»

Trey sposta i miei capelli dalla guancia, facendomi praticamente una radiografia con gli occhi.

« Una pallonata, eh...?»

« Già.» trattengo il respiro nel petto.

Non sei brava a mentire, Nesta. Lui lo sa, se ne accorgerà e ti farà fuori con le sue stesse mani. Almeno avrò una morte divina...

« Ed il tuo pallone aveva... le mani?» fregata.

A questo punto non so cosa rispondere, dalla mia bocca non esce alcun tipo di risposta e sento una fitta al petto.

Trey si riposiziona dritto in piedi, e solo ora mi accorgo che è nettamente più alto di me. Perciò, quando mi guarda dall'alto al basso mi mette ancora più soggezione.

« Di situazioni come queste ne vedo fin troppo spesso, Nesta.»

La sua confessione mi stringe lo stomaco.

« Perciò, facciamo così: se io riesco a soddisfare il motivo che ti ha spinta a venire fin qui, tu poi mi dirai che ti è successo.»

Annuisco, accettando la sua proposta.

« Okay, sono pronto. Chiedimi quello che vuoi.»

Coraggio, Nesta. Ora o mai più.

« E' vero che sei stato sospeso per aver quasi fatto fuori un uomo?»

Gli occhi dell'agente diventano improvvisamente di ghiaccio.

Non se l'aspettava. Sono stata troppo diretta, e ora ho rovinato tutto. Lo sapevo.

Non emette alcun suono per un po', poi si dirige verso l'ingresso della casa.

Ecco, adesso vorrà cacciarmi fuori e non lo vedrò mai più per colpa della mia stupida curiosità.

Invece fruga semplicemente in una tasca della sua giacca, ed estrae un pacchetto di sigarette.

« Seguimi.» enuncia soltanto, senza nemmeno guardarmi.

Ti seguo. Sarò la tua ombra. Finché non mi caccerai.

« Tu fumi?» mi lascio sfuggire, alla vista di lui che si porta una sigaretta tra le labbra.

Usciamo dalla cucina su una sorta di terrazza che si affaccia sul giardinetto sul retro della casa. E' meraviglioso qui!

Prende un accendino, ed accende la sigaretta, inspirando il primo tiro.

« Solo quando sono nervoso.» ammette, buttando fuori il fumo nella mia direzione.

Solo quando è nervoso... allora ho firmato la mia condanna.


***


L'attesa mi sta uccidendo.

Il mio accompagnatore se la sta prendendo con tutta la calma possibile, appoggiato con le braccia sulla ringhiera, lo sguardo puntato nel nulla e qualche boccata di fumo che esce di tanto in tanto.

Ed io che pensavo avesse raggiunto l'apice della sensualità... ma il look del bad boy gli si addice ancor di più di quello del poliziotto.

Si volta verso di me, posando gli occhi sulla mia guancia e studiandone ogni dettaglio.

« Ti lascerò condurre il tuo interrogatorio, Nesta Roberts... a patto che ci concediamo una domanda a testa.»

Annuisco entusiasta e grata per la sua proposta.

Sto per darmi in pasto ai leoni, ma con Trey Weston al mio fianco è tutta un'altra cosa.

« Okay, inizio io.» mi prendo la libertà di condurre il gioco.

« E' vero che sei stato sospeso?»

Schiude appena la bocca e butta fuori il fumo della sigaretta.

« Vero.» conferma soltanto.

Attendo che si spinga oltre, ma i suoi occhi sembrano impenetrabili.

Mi raccomando, non parliamo troppo, eh.

« Tu invece non sei stata colpita da un pallone... vero?» riporta l'attenzione su di me.

« Vero.» lo copio, giocando al suo stesso gioco.

Sono impaziente ed anche curiosa, ma so che devo andarci piano, perché non è facile ottenere informazioni dall'agente Weston.

« Quindi l'hai praticamente ucciso?»

Fate un applauso a Nesta, la presidentessa della delicatezza!

Trey mi rivolge un'occhiata che credo voglia dire "ma perché mi sono lasciato trascinare in questa cosa", poi però si decide a darmi una risposta sincera.

« Diciamo che non era ridotto per niente bene. E' un miracolo che sia sopravvissuto.»

« E perché l'hai ridotto così?»

« E' il mio turno, Roberts.» mi riprende con voce grossa.

Uff, va bene, comandante. Non lavorerò mai con lui.

« D'accordo, signor poliziotto.» lo sbeffeggio, beccandomi un incenerimento da quegli occhi severi.

« E' stato il tuo...»

« Ex.» termino la frase per lui.

« E' stato il mio ex.» ripeto, leggermente in imbarazzo.

Prende un altro tiro dalla sigaretta, e cerco di concentrarmi sulle domande che intendo fargli per non pensare a quanto sia maledettamente sexy quando fuma, mentre tortura con le labbra quella povera sigaretta.

Quanto vorrei essere piena di nicotina anch'io.

« D'accordo.» sussurra, con lo sguardo puntato altrove.

« Allora...» mi schiarisco la voce.

« Perché ti hanno sospeso? Insomma, perché sei arrivato a tanto con quel tizio?»

Il moro al mio fianco alza un sopracciglio.

« Sono due domande in una, signorina. Non sei molto onesta con gli interrogatori.»

Mi mordo la lingua, arrossendo lievemente.

Arriccia le labbra in un ghigno, consapevole di avermi colpita nel vivo.

Poi torna improvvisamente serio.

« Comunque avevamo delle questioni irrisolte. Sapevo perfettamente quello che stavo facendo, per questo non mi sono fermato.»
Spalanco la bocca per lo stupore.

« Vuol dire che l'avresti mandato al Creatore intenzionalmente?»

Ups. Sto sforando con le domande. Speriamo non se ne accorga.

Lui però sembra accorgersene benissimo, ma decide di passarci sopra.

« Gli avrei dato quello che si meritava per quello che ha fatto.»

Okay, è inquietante.

Nella mia mente si riproduce la scena di quel giorno in cui ho incontrato Trey in palestra e un brivido mi corre lungo la schiena. Come prendeva a pugni quel sacco da boxe, la rabbia che aveva dentro, gli occhi infuocati...

« Cosa può aver fatto per meritarsi di finire k.o.?»

« Nesta.» mi richiama con un tono duro.

Okay, ho esagerato. Ricevuto.

Ma tu non mi dici niente di quello che voglio sapere.

« Perché non l'hai denunciato?» è la sua domanda.

Punto lo sguardo sulle mie scarpe e dondolandomi un poco.

« E' stato uno sbaglio. Non succederà più.» rispondo, non riuscendo a contenere l'incertezza nella voce.

« Uno sbaglio...» mormora, ragionando con se stesso.

Rimaniamo così, in un silenzio carico di parole non dette e frasi lasciate in sospeso.

Lo fisso per un attimo che sembra eterno, in cui mi chiedo se quello che ho accanto io è il Trey che conosco davvero.

Che cosa ti porti dentro, agente? Che cosa nascondi? Sto sbagliando a restare qui?

Come se percepisse i miei pensieri, si volta ad osservarmi anche lui.

« Non guardarmi con quegli occhi.» dice soltanto, ed improvvisamente vedo tutte le sue barriere volatilizzarsi.

Trey Weston si porta dentro talmente tanta sofferenza, e il suo atteggiamento è solo una barriera autodifensiva.

« Che occhi?»

« Come se avessi paura di me.»
E da lì capisco tutto. Capisco che non sono io, ma è lui ad aver paura di se stesso. Del suo passato, dei suoi errori, di quello che le persone potrebbero pensare se conoscessero la verità su di lui. Ed io voglio conoscerla.

Mi avvicino a lui, appoggiando una mano sul suo braccio, e lui irrigidisce i muscoli.

« Io non ho paura di te, Trey. Non mi interessa se sei un pazzo psicopatico, un omicida o un serial killer.» devo ancora lavorare sul tatto.

« Voglio solo sapere cos'è successo.»

Lui getta il mozzicone della sigaretta nel posacenere, e si scompiglia i capelli con una mano.

Perdindirindina, mi farei gonfiare di botte anch'io da uno così. 

No, Nesta, ci vuole contegno.

« Sai, quando ti ho detto che meritava quello che gli ho fatto... non è perché sono un pazzo squilibrato. E' perché lui mi ha portato via una delle persone più importanti che avevo. E quando ti tolgono qualcuno in quel modo, fai fatica a rimanere impassibile.»
Le sue parole mi colpiscono come lame taglienti intenzionate a trafiggermi il cuore. Cerco di ricacciare indietro dei lacrimoni che mi si stanno formando negli occhi.

« Ho reagito secondo l'istinto, è vero, ma credo che chiunque l'avrebbe fatto al posto mio. Eppure la gente si ostinava a non capire.» le sue parole sono crude, faticano ad uscire dalle sue labbra, e nonostante ciò lui si sta aprendo con me.

« Mi hanno sospeso per essere andato contro il regolamento e mi hanno mandato in terapia per un po' di tempo. Da lì in poi, mi sono concentrato esclusivamente sul lavoro, anche se la gente e i miei colleghi mi rivolgevano sempre quello sguardo di odio e ripugnanza. Niente riuscirà a cancellare il ricordo di come mi guardavano tutti. Io sarei sempre stato il pazzo squilibrato, irascibile ed imprevedibile, un tipo pericoloso, da cui stare alla larga. Per questo ti dico che gli occhi non possono mentire. Ho imparato a riconoscerlo nella gente.»
Stavolta si volta nuovamente verso di me, lasciando che le sue iridi intense incontrino le mie.

Ti vedo, Trey Weston. Vedo quanto stai soffrendo.

Deglutisce, stringendo il bordo della ringhiera.

« Sei libera di andare via, ora. Anzi, forse è meglio che tu vada.» ringhia, come un animale ferito.

Ma non ci riesco.

Mi avvicino a lui, stringendolo in un abbraccio che spero possa esprimere al meglio quello che intendo comunicargli.

Lui desiste, non si lascia andare, e per un po' penso che sia fatto di pietra.

Poco dopo, però, il respiro nel suo petto torna regolare, e le sue braccia si stringono attorno a me.

« Io non voglio andarmene, Trey. E non penserò che tu sia un mostro, o un pericolo, o che dovrei aver paura di te. Perché, l'hai detto anche tu, gli occhi non mentono mai. E io ho visto i tuoi occhi.»

Stavolta è lui ad aumentare la stretta sul mio corpo, e per un attimo credo che in quell'abbraccio stia cercando una sorta di appiglio per non crollare definitivamente.

Lo sapevo che non eri fatto di pietra, agente.

« E cosa dicono...?» mi chiede, riferendosi a ciò che gli ho appena detto.

Stacco la testa dal suo petto, incontrando quelle iridi intense che mi fanno vibrare anche l'anima.

« Che non sei come gli altri credono.»

Un angolo della sua bocca si solleva leggermente, disegnando un piccolo sorriso.

« Anzi... tu sei come un caleidoscopio.»

Trey mi rivolge un'espressione sorpresa.

« Un cosa?»

« Un caleidoscopio.» ripeto.

« E' uno dei miei oggetti preferiti, e sai perché?»

L'agente scuote la testa, curioso di comprendere il mio paragone.

« Perché da fuori non si vede, ma per chi si affaccia a guardare al suo interno scopre che esiste un mondo pieno di sfumature meravigliose.»

Beh, direi che mi merito il premio Nobel in Filosofia per questo.

« Anche i tuoi occhi parlano, sai.» continua il mio gioco.

« E anche se ci provano a raccontare qualche piccola bugia, io sono molto più bravo ad interpretarli.»

Sorrido alla sua constatazione.

« E quali bugie stanno dicendo adesso?»

Gli occhi dell'agente si ancorano ai miei, ed il mio cuore inizia a battere all'impazzata nel petto.

« Non vorrebbero che ti baciassi.»

Avvicina il suo viso al mio e in un attimo annulla tutte le distanze tra di noi, premendo le sue labbra sulle mie.

Succede così, inaspettatamente.

Si stacca subito dopo, come se intendesse studiare la mia reazione al suo gesto.

Io me ne resto lì imbambolata a cercare di capire quello che è appena successo.

Mi ha baciata. Trey Weston mi ha appena baciata.

Sono talmente incredula, che schiudo appena le labbra per lo stupore.

Lui cerca i miei occhi, e quando trova la risposta al loro interno, decide di riprendere da dove si era fermato.

Con più decisione, porta una mano dietro la mia nuca, e attira le mie labbra contro le sue, incendiando ogni singola parte di me.

Porco cazzo. STO BACIANDO TREY WESTON!

Tutankhamon starà sicuramente brindando per me nel suo sarcofago.

Le sue labbra sono calde e morbide, dal sapore dolce mischiato a quello del fumo di prima, un misto di contrasti, proprio come lui.

Mi attira di più a sé, stringendomi al suo corpo, e spingendo la sua lingua dentro la mia bocca, e per un istante mi sento avvampare.

Mi spinge contro il muro, baciandomi con più foga, e lasciando uscire un lento gemito gutturale di apprezzamento che mi fa solamente andare più a fuoco.

Porto le mani dietro la sua nuca, avvinghiandomi al suo collo, e lasciandomi divorare completamente da lui.

I nostri baci sono famelici, insaziabili, più le sue labbra cercano le mie, più ne vorrei.

Non riusciamo a fermarci, e ci baciamo fino a rimanere senza fiato, mentre le sue mani stringono la mia pelle candida e delicata e il suo corpo tonico preme contro il mio, facendo ardere dentro di me il desiderio di spingermi oltre.

Ogni singola particella dentro di me si accende di un fuoco indomabile quando lui stringe la mia coscia, facendo scontrare il suo bacino con il mio.

Sto bruciando di passione.

Tempo e luogo arrivano ad annullarsi, e per quei pochi minuti esistiamo solo noi. Esistiamo noi, con le nostre bocche che si cercano e le nostre lingue che danzano, stretti l'uno all'altra.

Sono in Paradiso. Anzi, questo è anche meglio del Paradiso. Molto meglio.

Ma il mio Paradiso finisce nell'esatto momento in cui la suoneria di un cellulare interrompe la nostra intimità, scaraventandomi nella realtà.

Io e Trey ci stacchiamo, fissandoci come per riuscire a metabolizzare quello che c'è appena stato tra di noi.

Ho ancora le labbra intorpidite dai suoi baci, e ne vorrei ancora.

Il telefono però non smette di suonare, così l'agente controlla il display, mormorando un "scusa" ed allontanandosi da me, facendomi sentire improvvisamente vuota.

Maledetti cellulari, dovrebbero abolire le chiamate dopo una certa ora.

Trey risponde con qualche parola, e dal suo tono capisco che dev'essere una situazione che lo preoccupa.

Difatti, poco dopo ritorna da me, stringendo il telefono in una mano.

« Scusa, devo andare. Emergenza di lavoro.»

Proprio adesso... Non potevi scegliere di fare il mantenuto?!

Ingoio il senso di frustrazione che sento farsi largo nel mio petto, e cerco di mostrarmi comprensiva.

« Ma certo... il lavoro chiama.» sforzo un sorriso.

« Ti serve un passaggio fino a casa?» mi chiede, ma capisco che lo fa per educazione, perché sembra davvero molto di fretta.

Così scuoto la testa, ringraziando.

« Non ti preoccupare, vado da sola. Grazie.»

Trey annuisce, poi si fionda ad afferrare le sue cose e si spara fuori dalla porta, attendendo che io faccia lo stesso.

Vorrei salutarlo, pagherei qualsiasi cosa per un altro dei suoi baci ora, invece lo guardo salire sul pick-up come se quello che è appena accaduto fosse stato solo un sogno da dimenticare.

« Trey.» lo chiamo finché fa manovra, prima di partire.

« Stai attento.»

I suoi occhi incontrano i miei, e mi fa un cenno con la testa.

« Starò attento.» poi scompare in lontananza, portandosi via un pezzo del mio cuore e lasciandomi da sola, con il suo sapore sulle labbra.



Oggi vi lascio così... senza dire niente.

Spero che questo capitolo abbia parlato da sé.

Grazie per le letture, siete fantastici.

Un abbraccio.

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