THE WEM

By Moon0354

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Iris sognava una vita normale, eppure dopo un tragico evento, si ritrova catapultata in un mondo del tutto di... More

Premessa
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By Moon0354

L'ennesima buca della strada mi risvegliò dal mio sonno.

Durante il viaggio mi ero addormentata, ma non del tutto.

<Dio Leo, ma chi ti ha dato la patente?> sentii Lara lamentarsi da dietro i sedili, forse disturbata dal viaggio turbolento.

<Mi dispiace che la principessina non sia a suo agio, ma per tua informazione, non sono un carpentiere, e quindi, non ho fatto io la strada!>.

Mi tappai le orecchie quando gridò l'ultima parte.

Lui se ne accorse e mi chiese scusa, io gli sorrisi soltanto, muovendo la mano come per dire "fa niente".

<Quando manca?> chiese Lara.

<Una ventina di minuti> rispose Leo, controllando il gps, che mostrava la strada.

D'un tratto sul display della macchina, apparì il logo di quella che sembrava una chiamata in arrivo.

Leo sbuffo, ma non accettò la chiamata.

<Non rispondi?> chiesi timidamente.

Si, il mio carattere era piuttosto strano. Alternavo momenti di confidenza e logorroici, ad alcuni di timidezza e chiusura.

<No è Axel. Avrà chiamato una decina di volte> ripose mentre si grattava la fronte con fare esausto.

<Capiscilo, è lontano da sua figlia è ovvio che si preoccupa> rispose Lara. Ero d'accordo con lei.

Quando Coco usciva fuori a giocare, non potevo far altro che pensare se stesse bene o meno.

Istinto materno o che so io.

Al pensiero del piccolino sentii una pesantezza nel petto.

Scossi la testa, per scacciare il ricordo. Non dovevo pensarci.

Riportai l'attenzione nella realtà, quando arrivò di nuovo la notifica della chiamata.

<Rispondi, prima che ti venga ad uccidere> consigliò Lara.

Leo, sbuffando, cliccò un pulsante ed accettò la chiamata.

<Brutto figlio di puttana, quando ti chiamo o rispondi o la prossima volta ti sparo un proiettile nel cervello!>

Sussultai vigorosamente alla forte voce di Axel.

La reazione non è stata solo da parte mia.

Vidi Leo quasi sbandare e Lara tapparsi le orecchie.

<Dimmi dove siete> ordinò il ragazzo dall'altro capo telefonico.

<Così mi vieni a farmi il culo, non se ne parla proprio!> rispose Leo, visibilmente spaventato.

Si sentì un pesante sospiro.

<Leonardo, non sto scherzando dimmi dove siete e se Arianna sta bene, non la sento> la voce con cui Axel pronunciò queste parole, mi fece drizzare i capelli sulla nuca.

Trasmetteva paura ma allo stesso tempo autorità.

Non penso Leo abbia molta scelta, se davvero tiene alla sua vita.

<Siamo quasi arrivati e non ti preoccupare, Arianna si è addormentata> dopo avergli spiegato la situazione e qualche minaccia di morte, Axel chiuse la chiamata, promettendo però che avrebbe richiamato a momenti.

Una volta ritornati nel silenzio, la mia pace non durò molto, perché qualcosa tirare i mie capelli.

Sibilai dal dolore, e con una mano raggiunsi il punto dove faceva male.

Venni a contatto con una altra mano, più piccolina però.

Mi voltai e ritrovai davanti al mio viso quello della piccola Arianna, che rideva di felicità.

<Hey, lo sai che non si tirano i capelli alle persone> la rimproverai scherzosamente.

Lei in risposta tirò più forte, iniziando a farmi veramente male.

<Arianna, fai la brava bimba> questa volta il rimprovero fu severo.

La bimba accorgendosi di essere nei guai, si imbronciò, ma presto tornò allegra, quando Lara le passò il pupazzetto, con il quale prese a giocare.

<Eccoci arrivati>.

Mi voltai in avanti quando Leo annunciò l'arrivo.

Slacciai la cintura e scesi dalla macchina.

Mi stiracchiai, ormai diventata indolenzita per essere stata seduta per tanto tempo.

Alzai lo sguardo e davanti a me si innalzava una casa, non tanto grande come la villa in cui eravamo poche ore prima, ma neppur tanto piccola.

Si vedeva che erano pieni di soldi.

<Una mano, sarebbe gradita>.

Mi voltai verso la voce di Leo, intento a scaricare le valigie.

<Devo cambiare Arianna, mi dispiace> si giustificò Lara, che con la sua scusa, riuscì a scamparla.

<Ti aiuto io> dissi a Leo e mi avvicinai. Mi ringraziò.

<Tutto bene durante il viaggio? Devi essere molto stanca dopo tutto questo casino...> cercò di spezzare il ghiaccio.

Effettivamente ero parecchio stanca.

Non capita tutti i giorni di trovarsi in una sparatoria in piena notte e gettarsi da un balcone.

Guardando l'orologio notai che erano solo le 5 del mattino, magari potevo recuperare un pochino di sonno.

<Si tranquillo. Mi sento ancora indolenzita per la caduta in piscina> risi.

<Come ti è saltato in mente?> chiese accompagnandomi nella risata. Sospirai mentre scaricavo l'ultima valigia.

Leo e T avevano ragione, Lara si era portata davvero tanta roba.

<Non so, avevo troppa paura per capire cosa stavo facendo>.

Dopo aver chiuso il portabagagli, Leo si voltò verso di me.

<Sta tranquilla, qui non può raggiungerti nessuno> mi rassicurò sorridendomi ampiamente.

Mi sentii più tranquilla, ma avrei potuto vivere sonni tranquilli solo quando tutta questa storia si fosse conclusa.

<E quindi il tuo nome completo è Leonardo?> chiesi mentre ci addentravamo nella casa.

Poggiammo le valige per terra e prendermi un attimo per osservare la casa.

Aveva un piano di sopra a giudicare dalle scale a chiocciola di marmo. Questa rispetto all'altra era meno antica, ma più elegante e sofisticata

<Si, ma preferisco Leo, è più da gangster> lo guardai incerto ma annuii lo stesso.

<Contento tu> mormorai.

<La piccola è addormentata> Lara fece la sua entrata da una stanza davanti a noi.

<Vieni Iris ti mostro la tua stanza> si offrì, mentre prendeva il mio borsone.

<Sicura che questo poco ti basti?> chiese incerta osservandolo.

<Si, non ho potuto portare molto>.

Ora che ci penso non ho nulla dei miei affetti personali.

Non so neanche più dov'è finito il vestito della cena.

Peccato mi piaceva.

Lara abbassò gli occhi dispiaciuta della mia situazione.

<Una volta che le acque si saranno calmate, ti accompagnerò a recuperare qualcosa dall'orfanotrofio>.

Mi voltai verso di lui confusa.

<Come fai a sapere che vengo da un orfanotrofio?> domandai.

Lui rise per poi rispondere in modo ovvio.

<Iris, con tutto il rispetto, ma stai parlando con i criminali più forti di tutta l'Asia. Pensi che prima di rapire le persone non controlliamo i loro file? La nostra casa non è un albergo>.

Okay, ora mi metteva ansia, e poi cosa voleva dire file? Avevano mie informazioni?

<Vuoi dire casa dei miei genitori? Tu sei solo abusivo lì dentro. Comunque domani mattina parleremo di quello che volete , ma ora penso che siamo tutti stanchi, quindi..Buonanotte>.

Mi tirò da un braccio e iniziò a trascinarmi su per le scale.

Una volta arrivati in cima, girò a destra ed entrò in una della varie porte.

<Questa è la tua stanza>.

Non era molto grande, il giusto.

Ospitava un letto matrimoniale stile principesco, con accanto due comodini con bajour ognuno.

Dall'altra parte vi era una specchiera con vari prodotti e infine un grande armadio.

<Lì c'è il bagno. Per qualsiasi cosa, sono nella stanza davanti> detto questo, uscì dalla stanza e rimasi sola.

Mi diressi verso il letto e mi ci sdraiai sopra sospirando pesantemente.

Mi guardai attorno, e dire che la stanza mi piaceva era poco.

Ci avrei passato le intere giornate, grazie anche alla vista mozzafiato che mi si proponeva.

Era un paesaggio misto tra montagna ma con alcune colline dove vi erano vari fiori di ogni colore.

Magari più tardi sarei andata a raccoglierne alcuni.

Mi alzai e mi diressi verso il bagno, anche questo grande.

Guardandomi allo specchio on potei far altro che stizzirmi schifata dal mio aspetto.

Avevo bisogno di una doccia, e solo ora mi accorsi che avevo ancora il pigiama addosso.

Arrossii imbarazzata al pensiero che mi abbiano vista col mio pigiamino violetto a cuori, ma sinceramente credo nessuno si sia preoccupato del mio vestiario in quella situazione.

Mi denudai e dopo aver aspettato che l'acqua si riscaldasse, mi infilai sotto la doccia.

L'acqua calda mi rilassò in pochi secondi.

Mi lavai bene con lo shampoo e tutti i prodotti che vi erano.

Ci misi poco, infondo avevo ancora paura che qualcuno potesse venirmi a prendere.

Ritornai in stanza per prendere dei vestiti.

Mi misi solo un pantalone di tuta e una top a maniche corte, stranamente pur essendo febbraio faceva caldo in quella casa.

Riposi i panni sporchi nel cesto in bagno e mi diressi verso la specchiera.

Picchiettai con le dita sul tavolo mentre osservavo i vari prodotti presenti. Non ero esperta della così detta "skin care", avevo iniziato ma poi era subentrata tutta questa storia.

Vi erano marche molto costose, cose che all'orfanotrofio non potevo permettermi, le toccavo con delicatezza per paura di romperle, per quanto preziose erano.

Dopo vari studi ed osservazioni, optai per una semplice crema, per il contorno occhi, visto le mie occhiaie mostruose.

Mi alzai a fatica dallo sgabello su cui ero seduta, con passi pesanti mi diressi a letto e caddi sopra con un grande tonfo.

I miei capelli bagnati poggiarono sul cuscino, ma ero troppo stanca per pensare ad asciugarli.

Difatti in pochi secondi i miei occhi divennero sempre più pesanti, fin quando non mi lasciai andare, tra le braccia di morfeo.

Mi svegliai di soprassalto.

Un altro incubo.

Dalla morte di Luis, le notti diventano sempre più disturbate e di conseguenza difficili da passare dormendo.

Guardai l'orologio appeso.

Erano le sei e mezza.

Non avevo dormito neanche un ora piena.

Mi girai supina sul letto e contemplai il soffitto.

Tra poco sarei scesa a trovare Lara o Leo.

Avevo bisogno di risposte a domande ancora sconosciute.

Mi strofinai gli occhi.

Le lacrime iniziarono ad offuscare la mia visione.

Non sapevo quanto avrei resistito, tutto sembrava solo un lungo tunnel nero, dal quale non trovavo neanche uno spiraglio di vita.

Avevo paura, ero stanca, sola, ma soprattutto tradita e delusa.

Da Babi, Arsh, tutti coloro che credevo miei amici.

Scossi la testa amareggiata.

Mi sentivo solo una stupida.

Una piccola pecorella nella gabbia di tanti lupi.

Non sapevo più a chi o cosa credere.

Chi ero non riuscivo nemmeno a spiegarlo.

Dovevo rinascere, iniziare una nuova pagina per essere più forte, vendicare Luis e dare senso a tutto questo.

Ma come potevo riuscirci? Mi sembrava impossibile.

Un bussare alla porta mi risvegliò, mi asciugai le lacrime e mormorai un flebile "avanti".

La portà si spalancò, la figura di Axel mi sorrideva furbamente.

<Buongiorno, principessa> mi salutò.

<La colazione è pronta, se vuoi scendere a mangiare altrimenti fa come vuoi non mi interessa> si girò per andarsene ma si fermò.

<Ah, e datti una sistemata, così sembri un pulcino spennacchiato>.

Non mi diede il tempo di controbattere che andò via sbattendo la porta.

<Stupido> lo insultai sottovoce.

Lentamente e ancora indolenzita, mi alzai dal letto.

Mi diressi in bagno e mi sciacquai la faccia e i denti, anche perché avevo fatto la doccia poche ore prima.

Mi cambiai solo la maglietta, in quanto avevo sudato sotto le coperte.

Mi legai i capelli, ancora umidi, in una coda bassa e mi diressi al piano di sotto.

Arrivata, notai il tavolo pieno di cornetti, vassoi di dolci, caffè, succo e altro.

Ispirai l'aria, e il dolce profumo del cibo, mi fece scappare un tenero sorriso.

<Oh, fiorellino, buongiorno. Vieni a mangiare> T mi fece segno di avvicinarsi.

Roteai gli occhi al nomignolo, ma avevo troppa fame per pensare a lui.

Mi sedetti in un posto vuoto.

Poco lontano c'era Leo, che si stava ingozzando di dolci, attirando gli sguardi disgustati di Lara, che invece si limitava a bere una spremuta di arancia.

<Scusa se ti abbiamo svegliato ma Axel voleva vedere Arianna e poi Martin voleva sapere di te, era preoccupato> mi spiegò T.

Corrucciai la fronte confusa. <Preoccupato?> chiesi mentre, allungavo la mano verso un pasticcino.

<Mh-Mh, di te. Voleva sapere se stessi bene. Nostra madre arriva tra poco> riuscii a captare poco, perché stava parlando con la bocca piena, ma avevo capito cosa volesse dire.

Annuii, visibilmente sorpresa dalla loro premura.

<So che ti sembra strano, ma tutti in questa stanza si stanno affezionando a te. Se non l'hanno già fatto> mi fece un occhiolino ammiccante, al quale io risi imbarazzata.

<Parla per te>.

La mia felicità venne spazzata via dall'arrivo di Axel.

Teneva Arianna in braccio e giocava con lei.

Lo fulminai con la sguardo, ma lui non mi calcolava minimamente.

<Lascialo perdere Iris, io ti considero già la mia sorellina> rispose Leo arruffandomi i capelli, lo guardai come se avessi davanti un serial killer, ma non potei fare a meno di sentirmi accolta da parte sua.

T e Lara risero per la mia faccia.

Il telefono di Leo, squillò.

Ora che ci penso devo controllare anche il mio.

<Dobbiamo andare> annunciò, pulendosi le mano dallo zucchero dei dolci.

<Come? Tutti è tre?> chiese Axel visibilmente confuso.

<Così ha detto Martin> rispose Leo.

<Per te è capo> scherzosamente lo rimprovera T

<E le ragazze?> chiese quest'ultimo.

<Mamma ha detto che stava arrivando> rispose Lara controllando il telefono.

I tre ragazzi, esitanti si prepararono e si avviarono alla porta.

Li seguii.

D'un tratto Axel si fermò e pose Arianna in quello che sembrava essere un materassino, con dei giochi dentro e contornato da un recinto.

Le diede un bacio sulla fronte e prima che lei potesse piangere, uscì.

Senza degnarmi di un saluto.

Mi affacciai all'uscio e li vidi entrare in un fuoristrada grigio scuro.

<Qualsiasi problema, chiamate> gridò T mentre chiudeva la portiera.

Li mostrai il pollice in su, in modo da dire che avevo capito.

Aspettai che partirono, prima di rientrare in casa.

Mi Poggiai alla porta, mentre guardavo la bimba, gattonare in tondo, per raccogliere tutti i giochi.

Mi vide e mi sorrise ampiamente, sventolando una forchetta di plastica.

<Papa?> chiese, piegando la testa di lato.

Gli sorrisi tristemente.

<Torna più tardi>.

Dalla sua faccia non fu molto contenta della risposta, ma riuscii a distrarla facendole il solletico.

<Sembri brava con i bambini> mi voltai di lato e vidi Lara avanzare verso di me.

<Si, d'estate lavoravo in un centro estivo. Poi in orfanotrofio ero una delle più grandi, quindi aiutavo sempre> conclusi.

Lara annuii, un po' dispiaciuta dalla mia situazione.

Prima che potesse parlare, il campanello di casa suonò quattro volte.

<Tranquilla, è la mamma. Ha fatto più in fretta del previsto> Lara aprì la porta e Luz fece capolinea.

Era vestita abbastanza casual, e trasportava due grandi buste.

<Eccomi qua. Sono così contenta, passeremo una serata solo donne> si avviò a passo svelto verso la cucina.

Si lamentò del disastro che vi trovò, e si mise subito all'opera per ripulire.

<Ti aiuto> Luz mi ringraziò ed io iniziai a riporre i pasticcini nelle scatole, per poi riporle nel frigo, in modo da non farli sciogliere.

<Io vado a vedere Arianna, è troppo silenziosa non mi fido> e con questo Lara si diresse in soggiorno.

Contemplai per un attimo, ma poi mi feci coraggio e approfittai del momento.

<Luz> mi rivolse l'attenzione con un piccolo sorriso.

<Dimmi>.

Giocai con la cerniera della felpa, che avevo messo poco prima di scendere, a causa del nervosismo.

<Solo tu puoi aiutarmi. Io voglio davvero sapere tutto. Per filo e per segno, non voglio più segreti>.

Il suo sorriso si spense, si vedeva che non voleva essere lei la persona a fare questo.

In preda alla disperazione, le presi le mani delicatamente, ma abbastanza decise, per trasmetterle tutto il mio desiderio.

<Ti prego, ti scongiuro> la supplicai.

La vidi ancora insicura, ed era diventata tesa. Forse stavo esagerando, dissi in mente. Le lasciai lentamente le mani.

<Scusa io-> abbassai la testa vergognosa dal mio comportamento.

<Vieni, sediamoci>.

Mi prese per una spalla, e fece segno ad uno degli sgabelli. Mi accomodai e lei fece lo stesso.

Mi prese le mani poggiate sulle mio cosce.

<Non devi scusarti. Hai tutto il diritto di sapere>.

La guardai negli occhi.

Erano lucidi, segno che anche per lei era un tasto dolente

<Come ti ho raccontato, i tuoi genitori ti hanno protetto dallo scontro con la famiglia Axillia> annuii, ricordando.

<Dopo la loro morte, essendo noi i loro amici più fidati, hanno dato a noi le redini della WEM, e le cose andavano bene. Fino a quando, un anno fa, alla notizia che l'erede era viva, iniziarono gli attacchi>.

Fino qui era tutto okay.

Ma non era questo quello che volevo sapere.

<Babi e Javier si devono sposare?> lei fece un cenno con la testa di assenso.

<Quando Javier, mi aveva portato in quella specie di garage, alla parola d'ordine aveva detto Axillia. Possibile che appartengono a una delle due famiglie?> chiesi.

<Non sono stata sincera con te la prima volta> aggrottai la fronte confusa.

Cosa voleva dire? Le feci cenno di continuare.

<Babi fa parte della famiglia Limus. Suo fratello maggiore è in Giappone, è lui che porta avanti gli affari insieme al padre>.

Non ero arrabbiata con lei.

Mi stava dicendo la verità, era già tanto.

<Per quanto riguarda Javier, la sua famiglia è la Alias. Potente, ma mai quanto la nostra. Non è l'erede, suo cugino ha già quel posto. Ma lui essendo maschio deve parteciparvi né più e né meno. Questo matrimonio, è solo un legame economico e per aumentare la loro potenza>.

Ora la situazione era più chiara.

Alcune cose sembravano combaciare, ma c'era ancora un tassello mancante.

<Quindi Javier e Lily non sono fratelli?> chiesi un po' confusa dalla mia stessa domanda.

In tutta risposta Luz scosse la testa.

<Solo cugini> Sospira profondamente.

Era più difficile di quanto pensassi.

<Ed Arsh?> chiesi, ma me ne pentii subito.

Non volevo tanto sapere, cosa questo bastardo c'entrasse nella storia, ma ormai il danno è fatto.

<Iris, forse è meglio se ci fermiamo qui. Tutto questo potrebbe essere oppressivo per te> tentò di alzarsi, ma la fermai subito.

<No. Sono vicina a molte risposte. Devo sapere>.

Pronunciai queste parole guardandola fissa negli occhi.

Le mie emozioni erano visibili, e lei doveva studiarle, doveva capire il mio dolore.

Affranta si sedette di nuovo. Sorrisi debolmente.

Si guardò intorno con fare pensieroso.

Era qualcosa di brutto.

<Lui è della famiglia Axillia, primo ed unico erede>.

Queste furono le ultime parole che sentii. La mia mente era offuscata.

Era come se fossi sott'acqua, tutto ovattato.

E così mi aveva preso in giro tutto questo tempo.

Io mi sono davvero innamorata di uno come lui? O meglio quel poco di amore che è rimasto, ma penso che dopo questo sia del tutto svanito.

Mi presi la testa fra le mani.

La scossi violentemente in preda alla rabbia.

Stupida, stupido, stupidi. Non riesco a capire più niente. Vedevo rosso.

Dovevo ucciderli, tutti.

Uno ad uno, lo avrei fatto per Coco, Luis, per i miei genitori, ma soprattutto per me.

Per quel piccolo essere che credeva ancora nelle parole e nelle azioni di quegli schifosi.

Sentivo Luz che mi chiamava, mi scuoteva, ma non riuscivo proprio a fare niente.

Man mano sentivo la testa girare. Ero stanca, spossata.

Ecco perché voleva che andassi con lui, ecco perché di quel diversivo, quella sceneggiata di gelosia che mi ha fatto fare insieme a Lily.

Una farsa, per abindolarmi, ed io ci sono cascata.

Javier e Babi, sembravano tanto apprensivi, dalla mia parte, ma in realtà non erano niente.

Mi risvegliai, all'ennesimo tentativo di Luz. La guardai, Aveva una faccia contorta dalla preoccupazione.

Sentii un'altra persona che chiamava il mio nome. Mi voltai e vidi Lara accanto a me, che mi porgeva qualcosa. Abbassai lo sguardo e presi il bicchiere di acqua nelle sue mani.

Lo bevvi a sorsi a sorsi.

<Riesci a sentirmi?> ritentò Lara. Le risposi, con un flebile "si".

Sospirarono di sollievo.

<Mi hai fatto prendere uno spavento> con una mano al cuore, Luz cercava di riprendersi.

Risi leggermente alla scena drammatica.

Lei se ne accorse.

<Ti fa ridere la situazione? Adesso ti faccio vedere>.

Smisi di ridere, ma non feci in tempo.

Le mani di Luz trovarono spazio sui miei fianchi, dove iniziò a farmi il solletico. Iniziai a dimenarmi, quasi non caddi dalla sedia.

Dal ridere non riuscivo a parlare, e tesi una mano verso Lara in cerco di un aiuto.

Ma lei scosse la testa divertita.

D'un tratto, nella confusione, sentimmo un verso strozzato.

Ci voltammo nella direzione dalla quale proveniva il rumore.

Arianna stava gattonando vicino a noi, ridendo sguaiatamente, alla scena.

Lara la prese in braccio, prima che potesse sbattere, contro le gambe del tavolo.

<E tu da dove vieni?>

Lara le grattò il pancino, e Arianna, si contrasse, sempre col sorriso sulle labbra. Mi risistemai grazie all'aiuto di Luz.

Mi alzai, e camminai verso la bimba, e lei, appena mi vide, si protese per essere presa in braccio.

L'accontentai.

Subito iniziò a solleticarmi il collo.

Solo che il suo tocco era troppo leggero, per farmi qualcosa.

Comunque feci finta, per non renderla triste.

<Siete proprio carine insieme> commentò Luz.

<Axel, non sarebbe della stessa idea> risposi ridendo.

Loro mi seguirono.

<Hai ragione, ma non ti devi preoccupare. Dagli tempo e si aprirà con te> mi rassicurò la donna che, fino a poco tempo fa mi stava facendo il solletico.

<Chissà magari, come si dice, se son rose fioriranno> commentò Lara ridendo a bassa voce.

La guardai con gli occhi spalancati.

Non riuscivo proprio a vedere me ed Axel insieme.

Lui mi odiava.

<Ah, quasi mi dimenticavo!> gridò d'improvviso Luz.

Prese a rovistare nella borsa che aveva portato.

Dopo aver borbottato del fatto che non riusciva a trovare l'oggetto desiderato, tirò fuori due bottiglie di alcolici.

Una era rosa e una altra bianca.

<Mamma, cosa vuoi fare con quelle?> chiese intimorita Lara, nel vedere la madre cercare di aprire le due bottiglie.

Anche io lo ero sinceramente, e dopo le parole che pronunciò sua madre lo ero ancora di più.

<Una serata solo donne, non ricapita tanto facilmente, quindi, stasera ci divertiremo> finì la frase, stappando rumorosamente la bottiglia.

Arianna applaudì, mentre io e Lara ci guardammo miste tra preoccupato e divertito.

Si prospetta una lunga serata.

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