Capitolo XXI

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«Prossima fermata?»
«Dimmelo tu! Pensaci.»
«Il mare?» gli chiedo dando un calcio ad un sassolino mentre camminiamo
«Già.»
E se mi fa affogare? Non so mai cosa aspettarmi quando si tratta di Lorenzo. Cerco di non pensare al peggio.
Arriviamo sulla spiaggia, mi tolgo le scarpe, la sabbia è calda ma è un caldo piacevole, quello di fine Settembre. E il mare scroscia impetuoso sugli scogli enormi che si trovano davanti a noi.
«Andiamo a sederci sugli scogli.» mi dice.
Mi arrampico su quelle enormi pietre, scivolose perché bagnate dagli schizzi del mare, e mi ci metto seduta.
Osservo il mare. Vedo questa distesa che sembra infinita di un colore indefinito, che a tratti è blu, a tratti grigio, a tratti verde-azzurro. Intanto le onde si infrangono sugli scogli dove siamo noi, e gli schizzi salati del mare ci investono, la spuma crea per pochi secondi una nuvola bianca che poi finisce per cadere come pioggia su di noi. Sarebbe tutto perfetto se al posto di Lorenzo ci fosse Daniele. No. Non Daniele, Andrea. Volevo dire: sarebbe tutto perfetto se al posto di Lorenzo ci fosse Andrea. Mi manca, come tutti e tanto.
«A che pensi?» mi chiede Lorenzo
«Al fatto che mi mancano i miei genitori.»
«Mi dispiace Emma.»
«E i tuoi di genitori?» gli chiedo, forse sono stata troppo sfacciata
«Sono cresciuto in un orfanotrofio, non so se i miei genitori sono morti oppure vivi ma mi hanno abbandonato.»
«E tu cosa pensi a riguardo?»
«Io penso che siano vivi e intendo rintracciarli,»
«Io centro qualcosa con questa storia?»
«Spero di scoprirlo. Intanto chi mi ha lasciato all'orfanotrofio mi ha dato solo il libricino con la storia di Emma.»
«Il libro l'ha scritto Alice, magari è lei tua madre!»
«Forse si!»
«Perché non la troviamo e ci parliamo? I miei genitori ti potrebbero aiutare.»
«Basta Emma. So quello che devo fare. Tempo al tempo.»
«Volevo solo essere d'aiuto...» detto questo lo abbraccio. Lo abbraccio non solo perché credo di essere affetta dalla Sindrome di Stoccolma ormai, ma anche perché voglio che lui si fidi di me. Solo in tal caso il mio piano andrebbe a buon fine e io potrei riabbracciare la mia famiglia.
Lorenzo però mi guarda confuso
«Perché?»
«Perché cosa?»
«Perché mi hai abbracciato?»
«Perché so che tu mi capisci, e io capisco te.» bugia, ma forse non fino in fondo.
«Guarda,» dice «è qui che Emma aveva capito come avrebbe voluto vivere, ma soprattutto che voleva semplicemente vivere. E come biasimarla. Guardati attorno: è tutto così pacifico e impetuoso allo stesso tempo, colori che giocano a mischiarsi e a dividersi, il suono delle onde che si infrangono su questi scogli. Lo senti? Potrei viverci qui. Ma forse se poi ci vivessi a lungo andare non mi accorgerei più di tutta questa poesia. Mi abituerei. E la cosa più brutta è abituarsi alle cose belle.» si gira verso di me e mi sorride. Ricambio. Ha detto tutto quello che ho pensato. È vero poi in fin dei conti che mi capisce perfettamente. Ma non è così che voglio vivere. Non è così che avrei voluto approfondire la conoscenza di Lorenzo. È tutto sbagliato e voglio solo tornare a casa.

Chi è Emma?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora