Capitolo XVIII

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Zoe's pov
Sono già quattro giorni che mia figlia è scomparsa. Quel giorno di quattro giorni fa era stato normalissimo. La mia sveglia era impostata alle 6:30 come sempre, mi alzai, mi preparai e alle 7:10 svegliai Emma per andare a scuola. Tutto normale. Poi quando alle 7:20 Emma stava facendo colazione e io stavo uscendo, andai da lei e le diedi un bacio sulla guancia per salutarla.
«Ciao Emma!»
«Ciao mamma! Ci vediamo per l'ora di pranzo!»
Ovviamente lei non è mai tornata a casa e io sono una madre distrutta. Quel pomeriggio chiamai tutte le sue amiche, chiamai Anna, chiamai Daniele, suo cugino Stefano e lui mi disse che si era fidanzata con Andrea per cui chiamai anche Andrea. Ma lei non era con nessuno. Quando alle 4 tornò Colin gli spiegai la situazione.
«Ciao Zoe. Ho provato a chiamare ma era sempre occupato. Ho provato una decina di volte all'ora di pranzo! Zoe oddio perché quella faccia? Che è successo?»
«Colin... Sono disperata! Emma non è tornata a casa! Ho chiamato tutti i suoi amici, Stefano, ma nulla! Non è neanche a casa dei miei!»
«È uno scherzo, vero?» Colin mi oltrepassò,salì le scale e cercò ovunque per casa cercandola, e urlando il suo nome.
«COLIN! Colin!» gli urlai
«Non è uno scherzo...»
«Vorrei che lo fosse.»
«Secondo te è scappata?» mi chiese
«Sarebbe da lei» gli risposi
«Tuttavia se non è con nessuno, perché dovrebbe essere scappata da sola?»
«Questo infatti non mi torna, Cole...»
«Dobbiamo andare dalla polizia e denunciare la scomparsa di Emma.»
«Non avrei mai pensato che sarebbe successo.» lo abbracciai, affondai il viso sul suo petto e cominciai a piangere come una bambina, le lacrime uscivano senza sosta come un fiume in piena. E subito alla mente, velocemente, mi arrivò l'immagine della bara di Emma Lerti, e la foto con il suo viso sorridente.
«Sono molto simili.» dissi
«Chi?» mi chiese Colin
«Emma Lerti e nostra figlia.»
«Forse hanno gli stessi capelli, lo stesso comportamento cocciuto e ribelle, la stessa ingenuità ma, Zoe, la nostra Emma ha qualcsa di molto importante che Emma Lerti non aveva...»
«E cioè?»
«Noi due! È ora di tornare a fare quello che abbiamo fatto anni fa, collaborare e unire le forze e le menti per risolvere il caso. Anche se questa volta in ballo c'è la vita di nostra figlia. Ma sono sicuro che questo ci motiverà di più a dare il massimo.»
Era ancora lui, il mio detective dallo sguardo ammaliante, dagli occhi freddi ma amichevoli, dal comportamento burbero ma bonario. Era ancora lui e io lo amavo ancora come all'inizio. Certo ora non avevo più 19 anni, ora ho finito l'università, ora sono un avvocato, sono mamma e sono moglie, ma dentro di me c'è ancora quella ragazza sveglia ma non troppo, che ha voglia di amare e essere amata e che ama le avventure.
Eravamo ancora abbracciati, Colin mi prese il viso tra le mani «Ce la faremo» mi disse e mi baciò.
Andammo a fare la denuncia per la scomparsa, cosa che un genitore non vorrebbe mai fare. In cuor nostro speravamo che se la stava spassando da qualche parte con amici di cui non ci aveva parlato.
Finita la denuncia decidemmo di metterci a lavoro anche noi. Mi venne un'intuizione.
«Cerchiamo sulla cronologia del suo computer, da li dovremmo trovare anche Facebook aperto, non credo lo chiuda visto che il computer è solo suo. Vediamo se ha parlato di recente con gente a noi sconosciuta.»
«Mi sembra un'ottima idea.»
Apro il computer, e il mio entusiasmo si arresta subito appena vede "inserire la password"
«Cavolo! C'è la password!»
«Digita delle cose a caso finchè non ti compare il suggerimento»
Eseguii e uscì il suggerimento, come previsto da Colin: "la città dei miei sogni"
«Colin, dov'è che lei vorrebbe andare?»
«Ma qui non penso si tratti di città da visitare, penso dove le piacerebbe vivere.»
«E chi ne ha mai parlato di queste cose...»
«Proviamo le città più belle e famose.»
«Okay»
Provammo Dubai, New York, Los Angeles, Las Vegas, Parigi, Roma, San Francisco, Mosca, Tokyo, tutte sbagliate, e quando ci venne in mente l'ultima, che ci eravamo dimenticati, ci sentimmo degli idioti.
«LONDRA!»
Entrammo, era la prima volta che "smanettavo" con qualche apparecchio digutale di Emma (mai toccato ne telefono, ne ipod, ne computer), era la prima volta.
Mi accorsi solo ora che scriveva, non lo sapevo. Io e Colin capimmo di non conoscerla abbastanza, ma questo era solo colpa nostra. Aprimmo la cronologia e tra le ultime cose c'era "Biglietti aerei per Londra a basso costo".
«E se davvero è scappata? Se è andata a Londra?»
«In tal caso avrebbe avuto bisogno di soldi per pagarsi il biglietto e i soldi più a portata di mano sono quelli nella cassa forte.»
«Vediamo se li ha presi»
Mentre Colin apriva la cassaforte io continuavo a guardare la cronologia e una ricerca mi fece gelare il sangue e mentre io cliccavo su "Alice Cassini" Colin urlò «ZOE! Corri!»
«Che succede?»
«Il diario! È sparito!»
«Che significa è sparito?!»
«Al suo posto nella scatola ci sta questo foglietto»
Colin alzò il foglietto bianco, c'era una grande scritta in nero "bugiardi"
«Ciò spiegherebbe anche il fatto che ha cercato Alice Cassini su internet...»
«Lei cosa?!»
«Già... Quello che dico però è come faceva a sapere il suo cognome visto che sul diario c'è scritto solo il nome.»
«Bella domanda.»
«Vediamo che altro ha cercato.»
«A parte notizie su Emma Lerti e Alice Cassini nulla.»
«Siamo ad un punto morto.»
«Aspetta! Lei aveva appena scoperto di Alice Cassini, e se è andata al manicomio di nascosto?»
«Andiamo al manicomio.»
Durante il tragitto non ci fu un fiato, io guardavo fuori da finestrino, e ad ogni ragazza che vedevo, mi soffermavo, speravo che fosse mia figlia.
«Siamo arrivati.»
La signora all'ingresso ci accolse come sempre «Com'è questa visita eccezionale?»
«È scomparsa nostra figlia.»
La donna sembrava scossa.
«Davvero? Mi dispiace tantissimo... Spero la troviate al più presto.»
«È mai venuta qui?»
«Sentite, la ragazza a suo tempo mi aveva chiesto di tacere ma pagerei oro per abbracciare mio figlio ancora una volta per cui vi dico che è stata qui, e ha parlato con la signora Cassini. Vostra figlia rimase anche parecchio scossa visto che la signora la scambiò per un'amica di vecchia data.»
«Grazie dell'informazione, e non perda la speranza magari anche suo figlio tornerà un giorno.»
«Sa, ne dubito, l'ho abbandonato quando era in fasce perché ero troppo giovane e non avevo una famiglia ad aiutarmi, anche se sapesse chi sono, non vorrebbe conoscermi.»
«Mi dispiace...»
«Non si dispiaccia, sono scelte che si fanno, e poi se ne pagano le conseguenze, nel bene e nel male. Ora andate e trovate la piccola Emma.»
Avevo gli occhi lucidi, la salutammo e andammo via.
«Okay Emma è stata qui, ha scoperto tutto ma ció non ci dice nulla su dove sia ora. Sono disperata Colin. Non so che fare. Spero che o noi o la polizia la troviamo o che torni a casa e basta.»
«Lo so, Zoe, lo so, tutto questo finirà presto.»
Da quel momento sono passati quattro giorni, di cui tre notti insonni. Non mangio più, non ho forza di lavorare, non parlo più, non vivo più. Penso solo costantemente a dove potrebbe essere, è il mio chiodo fisso.
A volte provo anche a chiamare sul suo cellulare, con l'idea che magari squilli e lei mi risponda, ma questo purtoppo non accade.
E voglio solo che stia bene, voglio solo riabbracciarla. Se tra mamma e figlia esistesse un collegamento telepatico lei sentirebbe sempre e costantemente: Emma, amore di mamma, ti prego torna a casa. Ti vogliamo bene.

Chi è Emma?Where stories live. Discover now