Capitolo IV

173 19 3
                                    

«Sono tornataaa!» faccio cadere sul pavinento della mia camera la borsa e mi butto sul letto a-volo-d'angelo. Mia madre fa irruzione nella stanza. «Emma, tesoro com'è andata la festa?»
«L-la festa? C-cioé, tu sapevi?» sono sconvolta
«Certo che lo sapevo, » ridacchia «chi avrebbe aiutato Anna, altrimenti?»
«Oddio, non immaginavo. Grazie...» ci abbracciamo. In questi momenti sembra capirmi. Arriva anche mio padre «Emma! Divertita ieri sera?» faccio cenno con la testa, lui si fa bastare questa risposta, poi si rivolge a mia madre «Zoe, se non ti ricordi oggi è 21...» «21... Oddio 21! Grazie Cole! Andiamo dai! Cosa farei senza di te?»
«Dove andiamo?» mi intrometto io
Mia madre mi guarda e dice «Dove andiamo noi. Io e tuo padre. Tu fai i compiti.»
«Perché non posso venire con voi?»
Interviene mio padre dicendo «Emma, a scuola sei pessima, quindi stai a casa e studi. Se avessi avuto voti migliori saresti potuta venire»
«Venire dove?»
«Non sono affari tuoi.»
«Ma papà!»
«Emma, non decidi tu qui, ma io e tua madre.» guardo mia madre con aria implorante.
«Mamma, perché ogni 21 del mese andate da una parte e non mi portate con voi! Lo so che non mi portate per i voti perché d'estate che la scuola è chiusa avete altre scuse! Voi mi considerate troppo stupida!»
Mi madre è alterata dopo queste parole e come se avesse qualcosa di amaro in bocca dice «Non dire sciocchezze Emma. Tu sei intelligente, ma scansafatiche, per questo vai male a scuola.»
«Io vado male a scuola per attirare la vostra attenzione, cazzo!» Forse non avrei dovuto dirlo, me ne sono già pentita! Che idiota...
«Okay allora si, sei stupida» urlò mia madre.
«Emma noi dobbiamo andare. Quando sei tornata in te avvisaci, eh.» dice mio padre uscendo dalla stanza.
«Vieni Zoe. Andiamo.»
Mentre stanno per chiudere la porta di casa dico: «Tanto lo so che andate in quel manicomio. Allora sapete che c'è?! Fatevi rinchiudere!»
Forse avevo esagerato. Ma questa volta non mi sarei fatta prendere in giro. Sono intelligente. Mio padre è un detective, allora per una volta nella mia vita indagherò sul
caso più complesso per me: i miei genitori.
Accendo il mio computer e mi metto su iCloud. Entro sull'iPhone di mia madre e lo localizzo. Ora so dove sono. Cioé ovvio, sono al manicomio ma ora so la via, persino la strada che devo fare da casa mia. Andrò domani, se ci vado oggi mi scoprirebbero subito. Stampo l'itinerario e lo infilo nella tasca della felpa nera che metterò domani.
Mi metto a fare i compiti ma mi è difficile: le equazioni di matematica, gli autori di italiano non reggono il confronto con le idee che mi passano per la testa. Non mi riesco a concentrare. Dopo due ore mi metto a mangiare qualcosa per cena, i miei tornano mentre sto consumando il secondo. Ho preparato anche per loro e si siedono con me a tavola. Siamo tutti molto silenziosi. Appena finito mi alzo e dico «Vado a letto, sono molto stanca. Zoe, ti dispiace se fai tu i piatti?»
«Vai pure a riposarti.»
Cammino verso la mia stanza e sento
«Emma? Una cosa.»
«Si?» rispondo, magari vuole parlare di oggi pomeriggio.
«Non chiamarmi Zoe, sono tua madre.»
Sapevo che le aveva dato fastidio. Ero riuscita nel mio intento, come sempre.

Chi è Emma?Where stories live. Discover now