Capitolo XIII

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Vi è mai successo di sentirvi così giù da voler rimanere a letto tutto il giorno? E vi è mai successo che proprio quel giorno, nessuno capiva di dovervi lasciar stare?
A me succede oggi. Sono distrutta, distrutta da quel sogno che ho fatto tre giorni fa e distrutta dal fatto che dopo quel momento tutto era andato storto. Cerco di ricapitolare.
La mattina mi ero svegliata e Anna non c'era più. Acceso il telefono trovai un suo messaggio: "Scusa Emma, se non ho fatto colazione da te ma sono dovuta scappare perché avevo un impegno". Strano, pensai. Anna la sera prima me lo avrebbe detto, ma non lo aveva fatto. Comunque sorvolai sulla cosa.
Il giorno dopo a scuola mi si era avvicinata Vanessa. «Emma!» mi aveva salutato. Io avevo ricambiato il saluto.
«Tra poco è il mio compleanno, per essere precisi questo fine settimana. Sappi che mi farebbe molto piacere se venissi!»
"Ho sentito bene?" Avevo subito pensato . In realtà risposi «Non mancherò!»
Mi ci voleva solo questa festa piena di gente finta come la festeggiata, ma pensai che nonostante ciò, siccome c'erano i miei amici e il mio... e Andrea, mi sarei divertita.
Sbagliavo.
A proposito di Andrea, mi ricordai che il giorno dopo, sarei dovuta uscire con lui.
Quel sabato infatti, ci vedemmo, al parchetto, quello vicino a scuola tuttavia a distanza di sicurezza, e ci sedemmo su una coperta per fare un picnic. Vorrei precisare inoltre che convincere mio padre a lasciarmi andare fu impresa impossibile. Vi chiederete "E se era impresa impossibile, come è possibile che Emma ha fatto questo picnic?" la risposta è "Perché Emma è uscita di nascosto!"
Tornando al picnic. Eravamo io, Andrea, cinque panini assortiti, acqua e la coperta.
Era ora di pranzo ( per questo papà voleva che rimanessi a casa) e ci mettemmo a mangiare insieme. Sinceramente posso dire però che avrei preferito lasciar perdere la fame e i panini e stare accoccolata a lui.
Parlammo molto, e lui mi disse che Vanessa lo stava torturando. Ogni giorno e quasi ad ogni ora lo chiamava e gli mandava messaggi . Lui, mi disse, che cercava sempre di non essere scortese, ma allo stesso tempo non voleva illuderla. Non voleva illuderla, mi disse, perché aveva capito di amare una ragazza. Beh, quella ragazza sono io.
Mi baciò e mi chiese:«Emma, vuoi essere la mia ragazza?» e io ovviamente risposi no.
Non è vero, risposi «Certo!» e felice lo baciai.
La festa di Vanessa fu meno piacevole.
All'inizio, lo confesso, mi stavo divertendo. Vanessa aveva affittato una sala in discoteca, e si ballava a più non posso. Ad un certo punto, un ragazzo mi venne vicino, mi disse qualcosa nell'orecchio, ma io con la musica alta non riuscivo a sentirlo, così, mi tirò per un braccio fuori dalla discoteca.
Avevo un po' paura sinceramente, perché conoscevo solo di vista quel ragazzo, credo si chiamasse Tommaso.
Una volta fuori, le orecchie cominciarono a fischiarmi, sentivo male, a causa della musica troppo alta, e la luce dei lampioni mi dava fastidio agli occhi. Quando realizzai vidi Tommaso e altri ragazzi intorno ad una macchina. Ero confusa finche vidi che in mezzo al gruppo, sul cofano della macchina, sulla sua macchina per di più, c'era Daniele.
Daniele era ubriaco credo, piangeva, urlava, e gridava, gridava il mio nome?
Tommaso mi riprese per un braccio e mi face avvicinare a lui. Quando Daniele mi vide, smise di gridare, stava ancora piangendo, ma sorrise.
«Che ti è successo?» gli chiesi preoccupata.
«Ho...ho saputo» e singhiozzava.
«Che hai saputo?! Chi ti ha ridotto così?!»
«Tu.»
Avevo sentito bene?
«D-Daniele ma che dici?» chiesi stupefatta
«Ho saputo di te e Andrea.» mi disse con le lacrime che gli rigavano le guance. Gli toccai la spalla, per consolarlo. Ma non capivo quello che stesse dicendo.
«Che c'entriamo io e Andrea?»
«Guarda che è colpa tua se sto così Emma.»
E poi urlò una cosa che mi sconvolse profondamente. All'inizio pensavo di aver sentito male, ma poi realizzai, perché si mise a ripeterla tante volte.
«Io ti amo Emma! Ti amo! Ti amo!...»
«M-ma che dici... Non è possibile. Non è possibile! Siamo ami...»
E mi baciò. Con questo la mia serata era diventata assurda e orribile. Non ci potevo credere. Ma il meglio doveva ancora arrivare.
Quando io cercavo di staccarmi da Daniele e lui mi tratteneva, sentii una voce dietro di me:
«Emma?» era Andrea «Che cazzo fai Daniele! Lasciala!» prese Daniele per il bavero e lo scaraventò giù dal cofano dell'auto. Io tremavo dalla paura. Parai Daniele con il mio corpo ma non fu necessario perché Andrea lo picchiava comunque. Andrea ad un certo punto per sbaglio mi colpì. Solo in quel momento realizzó quello che stava facendo e si fermò. Continuava a ripetermi scusa e mi carezzava la guancia. Poi aiutò Daniele ad alzarsi e lo mise in macchina ai posti dietro. Io salì davanti e Andrea si mise al posto di guida.
«Vi riaccompagno a casa.» disse.
«Andrea, come è possibile che Daniele mi... Tu lo sapevi?»
«Si.» mi rispose. «Lo sapevo, ma mi disse anche che io ci tenevo di più a te per cui me lo meritavo di più. Mi disse che con te non aveva speranza e che invece di te poteva
averne altre di ragazze.»
Ero a bocca aperta. Mentre eravamo in macchina, nessuno di noi fiatò più, tantomeno Daniele.
Arrivata a casa mi buttai sul letto, e mi addormentai ancora vestita.
La mattina mi svegliò mia madre. Scesi a fare colazione. Mio padre era ancora arrabbiato per lo scherzetto del giorno prima ma a me non importava. Avevo problemi più seri a cui pensare.
«Sei in punizione.» mi disse mentre spalmava la marmellata sul pane.
«Okay.» risposi enfatizzando a più non posso l'unica parola da me pronunciata. Non potevo dire altrimenti visto che sentivo, in fondo, di meritarla la punizione.
Quando andai in camera mia, il mio telefono squillava. Notai che avevo 6 chiamate perse e tutte di Daniele. "Dio no..." fu il mio primo pensiero.
Risposi.
«Hey» mi disse con voce assonnata.
«Ciao Daniele.»
«Riguardo quello che è successo ieri sera io non ricordo nulla ma...»
«Meglio così» risposi
«... Ma me l'hanno raccontato»
NOOOOOO!
«Non ti preoccupare Daniele davvero, è tutto ok.»
«No non lo è. Volevo chiarire con te.»
«Cosa c'è da chiarire?»
«I miei sentimenti per te.»
«Non sei tenuto a farlo...»
«Ti devo una spiagazione!»
«Non la voglio Daniele, davvero!»
«Sarò breve...»
«Okay.» sarebbe stato breve davvero?
«Allora,» oh no! Quando si comincia con "Allora" è una cosa lunga!
«tu mi sei piaciuta da sempre. Poi quando Anna mi ha chiamato, per invitare il ragazzo che ti piaceva alla tua festa a sorpresa, per un attimo mi ero illuso fossi io.»
«Mi dispiace...» riuscivo a dire solo questo.
«Andrea non ti aveva mai vista come una possibile fidanzata, ma quella sera vi ho visto, scappare dalla sala e andare insieme chissà dove... Sapevo che ti aveva conquistata, e avevo perso ufficialmente ogni possibilità.»
«Dani mi dispiace, non pensavo che tu.. Io quella sera ti ho visto con una ragazza! Sembrava vi steste divertendo...»
«Se il tuo migliore amico, ti chiedesse di lasciargli una ragazza, perché ci tiene, e sa che il sentimento è corrisposto, tu cosa faresti?»
«Mi dispiace. Mi dispiace tanto per te.»
«Non dispiacerti Emma. Vorrei soltanto che potessimo tornare amici come prima.»
Che pena. E pensare che fino a pochi mesi prima mi dovetti scordare di lui, per Anna.
Passai tutto il giorno depressa, in camera mia. Buttata sul letto, a fare i compiti (ma senza avere la testa per farli bene), di nuovo buttata sul letto, con le cuffiette, senza le cuffiette, con la televisione accesa, piangendo, senza piangere, dormendo.
Fu una giornata orribile.
Come ci si può chiedere dunque perchè stamattina ho voglia di rimanere nel letto tutto il giorno?

Chi è Emma?Where stories live. Discover now