Capitolo XXIV

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"Caro Lorenzo,
Ho deciso di scriverti questa lettera per dirti che ti perdono. Al processo, dicesti poche cose, ma ciò che mi rimase più impresso fu che mi chiedevi scusa. Hai chiesto il mio perdono ma in quel momento non riuscivo proprio a concedertelo. Ero arrabbiata, ero triste, non riuscivo a togliermi dalla testa che mi avevi ridotto ad una ragazza affamata, stordita da sonniferi e non so che altro e strappata alla sua famiglia. Ma ora sono pronta. Ti perdono. È passato quasi un anno da quello che è successo. Tra sette anni riavrai la libertà e voglio che tu riesca a essere libero anche nel tuo cuore. Quando ti ho conosciuto eri oppresso dai fantasmi del tuo passato ma forse oggi riuscirò a liberartene. Ho trovato tua madre. Si, so che avrai riletto la frase precedente ancora e ancora. Non hai letto male, è proprio così. Finalmente potrai conoscerla! E non solo lei, anche tua nonna. Dopodomani verrò a trovarti, con loro due, così le incontrerai. Per me non sarà facile rivederti, ma questo non significa che io non tenga a te. Da quando sono tornata a casa sono totalmente cambiata, ma sinceramente non so se in meglio o in peggio. Comunque sono dell'idea che dobbiamo andare avanti per il bene di entrambi. Tu stai già scontando per i tuoi errori e io ho realizzato che molte cose che prima davo per scontato sono quelle più importanti. Detto questo, ti auguro tanto bene. Ci vediamo presto.
Emma"

Chiudo la lettera e la imbuco nella cassetta della posta. Sono passati dieci mesi dal processo, il processo per il mio caso di rapimento per mano di Lorenzo. Il verdetto del giudice per lui sono stati di 8 anni di reclusione. Mentirei se dicessi che non mi è dispiaciuto ma mentirei anche se dicessi che ora non sono più tranquilla. Anche se adesso ho spesso attacchi di panico se mi trovo in una stanza piccola e buia, ma anche semplicemente piccola. A volte ho la sensazione che qualcuno mi segua. Sono tremendamente paranoica ma come ho detto questa esperienza mi ha cambiato. Nel contempo adesso ho un rapporto migliore con i miei genitori, non ci sono più bugie a dividerci. Con i miei amici sono cambiate delle cose, molte a dire la verità. Pare che nella mia breve assenza Anna e Daniele si fossero fatti forza a vicenda e ora dopo numerosi tira e molla stiano ancora insieme. Non si può dire lo stesso di me e Andrea. Quando tornai a scuola tutti (al contrario di prima) mi conoscevano, conoscevano la mia storia. Quando passavo per i corridoi mi indicavano, mi fermavano per parlare. Andrea si sentiva troppo nel mirino e dopo poco ci lasciammo. Non riusciva a reggere il peso degli sguardi, dei pettegolezzi, della gente.
Mi ricordo che un giorno scoppiai in lacrime, davanti a lui.
«Pensi che per me sia stato facile tutto questo?! Ho ancora gli incubi, ogni notte! Devi capirmi!»
«Emma io non ce la faccio. Persone che mi fermano per la strada che mi chiedono se sono il ragazzo della ragazza che era stata rapita, 'la figlia del Detective'. Vorrei una relazione normale...»
«Che ci posso fare io?!»
«Nulla Emma nulla. Ma forse dovremmo prenderci una pausa.»
«Mi abbandoni quando ho più bisogno di te?!»
«Io ci sarò sempre per te Emma, ma non in quel senso.»
«E i miei sentimenti per te? Che fine faccio fare loro, Andrea?»
«Ti amo Emma.»
«Non andartene! Dobbiamo parlare.»
«Non renderlo più difficile!»
«Sei tu che rendi tutto difficile! Due persone che si amano dovrebbero stare insieme. Dovrebbero.»
Se ci ripenso ancora ci sto male. Da lui non me lo aspettavo. Mi stropiccio gli occhi umidi. Mia madre fa irruzione in camera mia.
«Andiamo?»
«Andiamo!» le rispondo con un sorriso
Il tragitto in macchina dura circa due ore, ma ne varrá la pena sicuramente.
È da mesi che voglio visitare questo posto, ma la psicologa solo tre giorni fa mi ha detto che sono pronta,finalmente. Non nascondo che ho molta ansia, mi sudano le mani, e ho una sensazione di vuoto alla pancia. Mio padre parcheggia. Quando scendo dalla macchina i piedi nudi nei sandali, si sporcano un po' della terra polverosa che c'è. Io, mia madre e mio padre camminiamo un po' in mezzo ad un boschetto e se proseguissimo si infittirebbe. Ma ci fermiamo prima davanti ad una caverna, la caverna. E quando sono all'ingresso non riesco a trattenere le lacrime.

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