Capitolo XIV

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«Emmaaaa! Alzatiii!»
«Mamma...» sussurro
«Forza! Devi andare a scuola!»
«Mamma...non...non sto molto bene.»
«Alzati Emma, smettila.» non fingo, sto male davvero.
«Non ce la faccio ad alzarmi mamma, dico sul serio.» mamma arriva, mi tocca la fronte
«Ommioddio Emma! Ma tu scotti!»
«Eh...» le rispondo
«Beh allora rimani a casa oggi.»
Bene. È esattamente quello che voglio.
«Em, io vado a lavoro, prenditi la medicina tra una mezzora, dopo aver fatto colazione. Mi raccomando. Io torno alle 5.»
«Ciao mamma.» mando un bacio e mi giro nel letto.
Okay, lo confesso, avevo finto di avere la febbre (ho scaldato la fronte poggiandola sul termosifone acceso) per avere il suo consenso a rimenere a casa, in compenso non avevo mentito sul fatto che sto male, perché mi sento uno schifo. Non posso credere a tutto quello che è successo. Soprattutto non so come dirlo ad Anna...
Forse non glielo dirò subito, aspetterò il giorno giusto per farlo. Ora devo chiamare un'altra persona, che so che c'è sempre per me.
«Pronto?»
«Stefanoooo!»
«ODDIO! Emma sei tuuu!»
«Si! Come stai Ste?»
«Bene cuginetta! E tu?»
«Ehm non molto bene a dire la verità. Ti volevo chiedere se oggi vai all'università...»
«No, è il tuo giorno fortunato. Mi volevi vedere?»
«Che bella notizia! Da ora è il mio giorno fortunato!»
«Em, ma tu ora non dovresti tipo essere, che so, a scuola?»
«Ma io sto male...» fingo un colpo di tosse.
«Smettila, lo sai che io non ci casco come Zoe...»
«Come vuoi» rispondo ridendo
«Vieni a trovarmi allora?»
«Tra un'ora sto da te.»
«Ti aspetto. Troverai te' e biscotti, come ti piace.»
«Attento... Potresti migliorarmi la giornata.»
«Sia mai!» ride.
Attacco il telefono, mi vesto, e esco di casa. Sento un peso alla pancia, credo sia senso di colpa. Perché mi riduco a mentire ai miei genitori sempre? Non se lo meritano...
Dopo mezz'ora sullo scooter, di puro freddo, arrivo sotto il palazzo, dove Stefano e i suoi amici hanno l'appartamento.
Salgo su e come promesso, trovo Stefano armeggiare ai fornelli con una teiera in mano.
«Allora, dimmi tutto» mi fa con atteggiamento comprensivo.
«La storia è lunga... In realtà sono successe molte cose, ti dico la più recente.
Mi sono fidanzata con un ragazzo che si chiama Andrea e-»
«Quell'Andrea?!»
«Si quello! Dai fammi continuare» sempre il solito pettegolo mio cugino...
«Stavo dicendo che stiamo insieme adesso, il problema che alla festa di Vanessa, si è dichiarato Daniele e-»
«Daniele si è dichiarato! Ce l'ha fatta!»
«POSSO?»
«Scuuusa... Continua.»
«Cooomunque. Daniele mi ha baciata. In quel momento è arrivato Andrea che lo ha pestato di botte e solo dopo essersi fermato e ricomposto ci ha riaccompagnati a casa... Ste io non è che ho dei dubbi: io amo Andrea. Però capisci, sono amici, Daniele è mio amico. Io non voglio che qualcuno soffra.»
«Capisco Emma... Dai adesso ci sono io e oggi passi una bella giornata!»
«Come siamo modesti!»
«Sempre e comunque!»
Mi giro e vedo un bellissimo gatto. È di quelli rossi con gli occhi celesti chiarissimi. È davvero bello. Mi inchino ad accarezzarlo. Ha il pelo così morbido!
«Ste avete preso un gatto?»
«No Emi è del nuovo coinquilino che sta con noi.»
A quelle parole il nuovo coinquilino si materializza fuori dalla stanza di Federico.
«Oh eccolo! Buongiorno Lorenzo!»
Lorenzo fa un gesto di saluto verso Stefano, non sembra neanche notarmi. Sembra un tipo strano, di quelli tutti chiusi un loro stessi, e trecento mila complessi. Io continuo a giocare con quel bellissimo gattino, che in realtá è una gattina.
«Lorenzo, ti presento mia cugina Emma. Emma, Lorenzo»
A questo punto, Lorenzo si accorge di me, mi guarda mentre mi alzo, mi squadra. È strano davvero. Si avvicina e mi stringe la mano
«Piacere.»
Accenna un sorriso, o almeno questo è quello che credo.
«È davvero una bella gattina, è tua vero?» gli chiedo indicando la gatta che giocava ancora ai miei piedi.
«Oh, si, ti ringrazio Emma.» mi risponde «Si chiama Maya. Sai credo che tu le piaccia, non succede spesso che si faccia accarezzare dalle persone.»
«Beh la cosa è reciproca. È così dolce Maya!»
Lorenzo sembra un po' assorto nei suoi pensieri, quando parla si guarda attorno, oppure fissa i miei capelli, coglie ogni mio movimento. È un ragazzo pittoresco, mi chiedo come mio cugino riesca a viverci. Sembrano così diversi! Lorenzo è una versione amplificata di Federico. Anche Federico è un ragazzo strano, ma una volta che lo conosci sa essere davvero buono e gentile. Forse anche Lorenzo è cosí ma è più inquitante di Federico, assolutamente.
Stefano interrompe il silenzio imbarazzante finalmente. «Allora, io e Emma ci facciamo una passeggiata, vuoi unirti a noi?»
Lorenzo fa cenno di si col capo e ci segue verso l'uscita.
Mentre camminiamo chiedo a Lorenzo
«Allora, anche tu fai l'università come mio cugino?»
«No, io no.»
«Com'è? Non ti interessa prendere la laurea?»
«Non per il momento. Mi sono trasferito in città per questioni di famiglia, non per perdere tempo sui libri, senza offesa per Stefano e gli altri. Abbiamo punti di vista diversi a quanto pare.»
«Figurati.» dice Stafano sbuffando, io soffoco una risata.
«E tu Emma? Frequenti l'universitá?» mi chiede guardando sempre i miei capelli
«Io sono al terzo anno di liceo.»
«Dunque hai 16 anni, giusto?»
«Si, esatto!»
«Scusa la schiettezza, ma hai dei capelli bellissimi...»
Me ne sono accorta che ti piacciono... Stefano si irrita a quel complimento «Lorenzo, non pensi che sia troppo piccola per te mia cugina?»
«In che senso?» risponde Lorenzo guardando in alto.
«Nel senso che devi smetterla di provarci.»
«Ah intendi quello. Tranquillo non ci stavo provando, solo che i suoi capelli mi sono familiari. Niente di più.»
«Bene.» risponde Stefano
Secondo me Lorenzo diceva la verità, non ci stava provando con me. È troppo strano per provarci con una ragazza, a lui sembra non interessare niente di niente, tranne che una sola cosa. Ovviamente non so cosa essa sia.
Guardo l'orologio. Oddio! È tardissimo. Mia madre sarebbe stata a casa entro un'ora.
«Ragazzi devo scappare. Stefano ci vediamo presto. Lorenzo è stato un piacere conoscerti.»
«Ciao Emma! Saluta zio e zia!»
«Ciao Emma è stato un piacere anche per me.»
Giungo allo scooter, salgo sopra, e parto. Durante il tragitto penso al fatto che le domande di Lorenzo non fossero casuali.
Mi ha fatto domande mirate, come per scoprire se io, se io fossi... Oddio. Se io fossi Emma Lerti. No, non può essere così... Concentrati sulla strada Emma.

Chi è Emma?Onde histórias criam vida. Descubra agora