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Albus Severus Potter sapeva come divertirsi.
Alle feste reggeva il passo di suo fratello James, e quando il maggiore dei Potter finiva per vomitare bestemmiando Salazar, Albus era sempre ancora in piedi a ridere di lui.
Quella sera però, fu diversa.
Lo aveva capito appena messo piede nella Stanza Delle Necessità, prima ancora che la festa raggiungesse il suo culmine.
Albus non era in vena di festeggiare, per qualche assurda ragione che non riusciva a spiegarsi.
Quindi gli restavano due opzioni.
La prima, quella meno vantaggiosa, era bere fino a quando non avrebbe più capito dove si trovava.
La seconda era restare ad ascoltare un po' di musica per poi andarsene nel bel mezzo della festa.
E siccome non aveva voglia di ridursi a uno straccio, scelse la seconda opzione.
Mentre sedeva su una poltrona di pelle nera sorseggiando un po' di Acquaviola, notò che Scorpius era del suo medesimo umore.
Il biondo sedeva sul divanetto con Pamela Bulstrode, che gli stava attaccata addosso peggio di un Avviccino, tant'è che ad un certo punto la fece spostare non molto gentilmente, e la ragazza si alzò andandosene offesa e ancheggiando nel suo striminzito vestito dorato.
Albus sorrise alzando gli occhi al cielo, e casualmente notò qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di vedere.
Suo fratello stava trascinando Alice Paciock tra la stanza tenendola per mano.
La ragazza indossava un candido vestiro azzurro cielo, e rideva radiosa mentre i capelli neri come la notte le rimbalzavano sulle spalle.
Era particolarmente bella quella sera, e stranamente in compagnia di suo fratello.
La cosa non lo convinceva, Albus sapeva bene che Alice non era affatto interessata a James e ne restava sempre ben lontana.
Eppure era insieme a lui e al resto della squadra di Quiddich di Grifondoro, a ridere e scherzare come non l'aveva mai vista fare prima.
Per un istante il suo ultimo ricordo di Alice tornò a colpirlo con violenza.
Gli aveva gridato addosso di averle rubato il primo bacio, ed era corsa via in lacrime mentre Albus era rimasto nella serra a guardare il vuoto e sentirsi un idiota.
Aveva provato a parlare, dopo quell'episodio, ma la Paciock in qualche modo era sempre riuscita a evitarlo come la peste.
Albus sapeva di aver sbagliato a rubarle un bacio, ma non avrebbe mai potuto immaginare che fosse il suo primo.
Decise di smettere di pensare a lei, e di alzarsi dalla poltrona per riempirsi di nuovo il bicchiere.
Optò per del punch alla ciliegia e mentre lo versava percepì la sua presenza accanto a sé.
Voltò la testa e vide che Alice era apparsa di fianco a lui, e faceva un cenno a James in lontananza.
Si allungò sul tavolo per prendere una bottiglia di tequila, e Albus cercò di non soffermarsi sul modo in cui il vestito le si era alzato mettendole in mostra le gambe.
Alice si voltò trovandosi faccia a faccia con Albus, e il sorriso le morì sulle labbra.
Il ragazzo vide la scintilla di felicità abbandonare i suoi occhi verdi, mentre stringeva tra le mani la bottiglia e indietreggiava di un passo.
-Hey...- provò a dire Albus, ma Alice si era già voltata.
Corse verso James e la squadra di Quiddich alzando la bottiglia al cielo come fosse un boccino, e James rise prendendogliela di mano e aprendola per riempire una dozzina di bicchierini messi in fila su un tavolino.
Albus strinse le labbra tornando verso la sua poltrona.
Si sentiva frustrato dal modo in cui la pensava, in cui percepiva la sua presenza e la seguiva con lo sguardo.
Non poteva permettersi di lasciarsi condizionare in quel modo da lei... non gli avrebbe fatto bene.
-Hey Al- disse una vocetta squillante, riscuotendolo dai suoi pensieri, e il ragazzo notò Pamela Bulstrode sedersi sul braciolo della sua poltrona e sporgersi verso Albus mettendo in mostra la generosa scollatura del vestito.
-Non ti stai divertendo molto, mi sembra. Nemmeno io, sai? Potremmo divertirci insieme altrove...- la sua voce assunse un tono soave mentre la ragazza prendeva a giocherellare con i suoi capelli.
Albus inarcò un sopracciglio trattenendo un sorriso.
Sarebbe stato facile andare via con Pamela, e far prendere alla sua serata una piega diversa... smettere di pensare ai suoi problemi e lasciarsi andare con una ragazza di cui non gli importava assolutamente niente.
Quando aprì la bocca per rispondere, tuttavia, gli uscì un sonoro "No".
Sapeva che Pamela si era diretta da lui perché Scorpius l'aveva scaricata, e preferiva passare la serata a deprimersi su una poltrona piuttosto che raccattare gli avanzi del biondo.
Pamela si alzò di scatto come se avesse preso la scossa, e gli riservò uno sguardo tagliente prima di voltarsi e dirigersi in mezzo alla pista da ballo.
-L'Inferno non conosce furia peggiore di una donna respinta- commentò Edward Zabini, e Albus rise prendendo un altro sorso di punch dal proprio bicchiere.
Chiacchierò con Jade Parkinson, il portiere della sua squadra di quiddich, delle possibili strategie da adottare contro Grifondoro, finché la sua attenzione non venne di nuovo catturata da suo fratello.
James, Alice e la squadra stavano gridando con le braccia alzate facendo quella che ad Albus parve una Hola molto storta.
Alice barcollava senza riuscire a stare in piedi e rideva incontrollabilmente appoggiandosi a James, che la teneva per fianchi ridendo a sua volta.
Bevettero un altro shot di tequila, la bruna rischiò di cadere all'indietro mentre mandava giù l'alcolico.
-Sembra che tuo fratello ti abbia già rimpiazzato. Non avrei mai pensato che la Paciock fosse una festaiola- disse Jade ridacchiando mentre fissava a sua volta il gruppetto.
-A me sembra più ubriaca di James- rispose Albus, guardando Alice che si reggeva con una mano al tavolino e ci  rovesciava la tequila sopra, mancando di parecchi centimetri il suo bicchiere, scoppiando poi a ridere insieme agli altri ragazzi.
-Mi sa che la vedremo per terra nell'arco di cinque minuti. Sarà divertente, potrei chiedere a Canon la sua macchina fotografica e...- Albus non sentì più cosa disse Jade, perché si alzò dirigendosi verso il gruppo.
Alice era così ubriaca da non accorgersi nemmeno della sua presenza, e rideva insieme a Lysander Scamander per un motivo a lui ignoto.
-Hey- disse Albus prendendo James per un braccio e allontanandolo dal gruppo.
Il moro barcollò rischiando di cadere addosso ad Albus; aveva il viso arrossato e gli occhi lucidi, e un sorriso ebete stampato in faccia.
-Fratello!- James gli diede una pacca sulla spalla, come riconoscendolo a scoppio ritardato, e Albus alzò gli occhi al cielo.
-Fratello, dovreste darci un taglio... siete uno più ubriaco dell'altro...-
-E tu dovresti essere ubriaco con noi!- esclamò James interrompendolo, e poi ridendo di nuovo.
-Smettila di far bere Alice- sbottò arrivando dritto al punto.
-Perché?- James sgranò gli occhi verdi guardando il fratello con stupore.
-Perché è sbronza più di te! Di questo passo la mandi in coma etilico!- esclamò Albus alzando le braccia al cielo.
-Che significa etimico?- chiese James confuso, biascicando e guardando il vuoto in stato confusionale.
-Senti dammi il mantello dell'invisibilità, così riaccompagno Alice in Sala Comune. Poi torno qua e ti porto un vaso da notte in cui vomitare, okay?-
James scosse la testa -No- disse barcollando sul posto -Non lo so dov'è il mantello. Credo di averlo dato a... come si chiamava... beh hai capito chi, vero?- chiese James gesticolando con le mani, e guardandolo come se avesse davvero fatto un discorso sensato.
Albus sospirò, e superò il fratello dirigendosi verso Alice che parlava euforica con Lysander.
-Perché gli Asticelli, sì quelli verdi... mangiano le foglie degli alberi di ulivo, e poi sono sballati come le pigne!- esclamò lei ridendo -Andiamo a cercare un ulivo, voglio assaggiarlo anche io!- aggiunse poi spalancando gli occhi, come se avesse avuto una brillante illuminazione.
-Niente ulivi per te stasera- disse Albus mettendole una mano sulla spalla.
-La riporto in Sala Comune, cosa che tu avresti dovuto fare parecchi bicchieri fa- disse a Lysander, che non parve nemmeno sentirlo dato che era piegato in due dalle risate.
-Uh! Per questo in Italia usano l'olio di oliva... sono tutti fattoni!- esclamò Alice guardando un punto davanti a sé e reggendosi al fianco di Albus mentre camminavano.
-Se lo dici tu- Albus sorrise tenendola stretta, e fu quando ormai erano vicini al portone della Stanza Delle Necessità che Alice si accorse di lui.
-Tu!- disse spalancando gli occhi, e rischiando di inciampare nei tacchi.
Albus la sorresse tenendola per i fianchi e Alice si aggrappò alle sue  spalle.
-Sì, io. Ti porto via- disse lui aprendo la porta della stanza e accompagnando Alice fuori.
La ragazza scoppiò a ridere, come se Albus avesse detto la cosa più divertente del mondo.
Albus le fece segno di fare silenzio, ma lei non parve nemmeno sentirlo -E dove mi porti?- chiese ridendo ancora, e barcollando così tanto che Albus rischiò di cadere con lei.
-Merlino, non arriveremo vivi alla torre di Grifondoro- borbottò lui guardandosi attorno, e sperando che Gazza non si trovasse proprio al settimo piano.
Alice nel frattempo stava canticchiando una filostracca strana, che parlava di una gatta e una macchia nera sul muso.
Albus cercò di farla camminare più svelta, ma la ragazza non riusciva proprio a seguire una linea retta.
Al che Albus sospirò, e le mise una mano sulla schiena e l'altra sotto alle ginocchia, prendendola in braccio.
-Se mi vomiti addosso ti smollo qui, sappilo- le sussurrò mentre camminava svelto per il corridoio illuminato solo dai raggi della luna.
Alice gli circondò il collo con le braccia e gli prese una ciocca di capelli tra le dita.
-Mi sembra di volare, stiamo volando?- chiese lei con una risatina.
-Merlino, no. Volare è molto meno faticoso- Albus aveva le braccia doloranti per lo sforzo, e tirò un sospiro di sollievo quando vide l'entrata dell'aula di Divinazione.
-Dove siamo?- chiese Alice mentre Albus richiudeva la porta alle loro spalle con un piede.
-Aula di Divinazione-
-E perché mi hai portata qui?-
-Perché stai facendo più casino di una band punk rock di Troll, e non abbiamo possibilità di raggiungere la torre di Grifondoro senza essere beccati- le spiegò Albus facendola scendere.
Alice barcollò rischiando di cadere all'indietro, e Albus la prese al volo mentre la ragazza agganciava le braccia alle sue spalle.
Albus la vide tirarsi su, avvicinarsi al suo collo e inspirare -Hai un profumo fantastico- sussurrò lei, e il suo fiato gli solleticò l'orecchio facendogli provare un brivido di piacere.
Albus strinse i denti e prese Alice per le spalle allontanandola delicatamente da  lui.
La mora aveva le guance arrossate che spiccavano sulla sua pelle di porcellana facendola sembrare una bambola, gli occhi erano lucidi e lo guardavano in un modo che gli fece contorcere lo stomaco.
-Vieni, siediti qui- disse Albus distogliendo lo sguardo e portando la ragazza sopra un grosso cuscino sul pavimento.
La sostenne mentre si sedeva, e si mise a gambe incrociate vicino a lei.
Alice poggiò la schiena contro al muro, e abbassò lo sguardo sul cuscino giocherellando con le frange rossicce che correvano sui suoi bordi.
-Se devi vomitare avvisami-
-No, no- rispose Alice -Io non sono ubriaca- alzò la testa guardandolo offesa, e Albus scoppiò a ridere.
-Ah no?-
-No! Sono solo un po' brilla- la mora riprese a giocare con le frange del cuscino, guardandole con interesse.
-Come ti è venuto in mente di ubriacarti in questo modo?- Albus sospirò, e la ragazza alzò la testa appoggiandola sul muro.
-Shhh, non urlare- bisbigliò Alice, sebbene Albus avesse parlato con un tono di voce assolutamente normale.
-Dico davvero! E se qualcuno si fosse approfittato di te?-
-Ci sono già passata- rispose Alice facendo spallucce.
Albus trattenne il fiato guardandola stupito, e Alice aprì gli occhi semi chiusi ricambiando il suo sguardo.
-Cosa hai detto?- chiese lui mentre una sensazione di disagio gli stringeva la bocca dello stomaco.
-Cosa ho detto?-
-Hai detto che ci sei già passata. Che vuoi dire?-
-Non lo so, Potter! Sono ubriaca, non so nemmeno cosa sto dicendo. Dove siamo, a proposito?- chiese guardandosi dubbiosa attorno.
Albus le si avvicinò, scostandole una ciocca di capelli che le si era incollata alla fronte, e portandogliela dietro a un orecchio.
Alice sgranò gli occhi verdi e gli afferrò la mano, intrecciando le dita alle sue.
-Hai le mani fredde. Come se avessi giocato con la neve... è piacevole-
Albus guardò le loro mani, e come le dita magre e bianche di Alice spiccassero in contrasto con la sua carnagione più abbronzata.
-Perché mi tratti sempre male?- chiese lei in un sussurro, spostando gli occhi verdi verso il suo viso.
Albus sorrise, e pensò che probabilmente Alice non si sarebbe ricordata nulla di quella serata.
Tanto valeva essere sincero.
-Perché se non lo facessi, tu non mi vedresti nemmeno- 
Alice ne sembrò sopresa, e schiuse leggermente le labbra trattenendo il fiato.
-Io ti vedo invece- rispose lei piano, spostando lo sguardo sulle sue labbra.
Albus sgranò gli occhi vedendo la ragazza avvicinarglisi piano, e infilare  una mano nei suoi capelli.
-Aspetta- disse Albus prendendola per le spalle, la aveva così vicina che le punte dei loro nasi si sfioravano.
-Alice, che stai facendo?-
La ragazza si tirò un poco indietro, guardandolo con un'espressione ferita e gli occhi lucidi.
-Non vuoi baciarmi?- chiese lei triste, facendo scivolare le dita dai capelli al collo di Albus.
Il ragazzo chiuse gli occhi fermando la sua mano, e fece appello a tutta la sua forza di volontà per non slanciarsi in avanti e baciarla come lei stessa chiedeva.
-Non stasera- disse Albus dopo aver preso un profondo respiro.
Alice si allontanò guardando altrove, e Albus vide due grosse lacrime caderle sulle guance quando sbattè le palpebre.
-Alice...-
-Voglio tornare in Sala Comune- disse lei cercando di alzarsi da terra, ma barcollò e ricadde sulle ginocchia.
-Vieni, ti aiuto io- Albus la prese per le braccia rimettendola in piedi, e Alice si scostò senza guardarlo.
Riusciva a stare in piedi meglio di prima, tuttavia barcollava ancora reggendosi al muro mentre camminavano per i corridoi del castello.
Albus aveva provato più volte a sostenerla, ma Alice si era sempre allontanata come se non potesse sopportare che il ragazzo la toccasse.
Quando arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa Alice disse la parola d'ordine, Ippogrifo, ed esitò prima di entrare.
-Buonanotte, Albus- mormorò senza voltarsi.
Mentre il ritratto si richiudeva dietro alle sue spalle, restò a fissare la cascata di capelli neri che le scendeva sulla schiena.
Successivamente, camminando per i sotterranei, Albus si pentì di aver fatto il cavaliere e di non averla baciata.
Sarebbe stato tutto molto più semplice.


Angolo Autore
È un capitolo interamente Albice, lo so, ma volevo scrivere la festa dal punto di vista di entrambe le ship e solo la scorose mi ha aveva preso un capitolo intero senza lasciare spazio alla Albice, a cui ho dovuto poi dedicare un altro capitolo intero haha. Spero vi piaccia, anche se non c'è scorose (che ci sarà nel prossimo capitolo ovviamente hahah)

MarkedWhere stories live. Discover now