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-Che fai, dormi?- chiese Rose.
Scorpius sussultò e alzò la testa di scatto, inarcando un sopracciglio biondo.
La rossa, camminando davanti a lui, si era voltata con le mani infilate nelle tasche del cappotto bordeaux.
La sua frase aveva un tono severo, ma sulle labbra le aleggiava un lieve sorriso.
-James mi uccide se salto gli allenamenti pre-partita, cammina più svelto- disse lei facendogli un cenno con la testa, e rimettendosi in marcia.
Scorpius accelerò il passo.
La partita.
Quasi non riusciva a credere che il tempo fosse passato così in fretta, e che la finale fosse prorpio il giorno seguente.
Per di più contro Grifondoro!
La rivalità tra Albus e suo fratello James, entrambi Cercatori e capitani, era nata sin dal loro secondo anno.
Albus era stato col fiato sul collo di Scorpius per tutta la settimana, ricordandogli schemi e strategie dei Grifondoro, e, ancora di più, ripetendogli che doveva buttare giù Rose dalla scopa.
Scorpius non aveva idea di quanto la rossa fosse brava nel volo, del resto non aveva ricordi di lei, ma Albus aveva continuato a ripetergli che per vincere dovevano farla fuori, ed era compito di Scorpius, in quanto Battitore, spedirle un bolide contro e disarcionarla dalla scopa.
Quell'immagine gli fece stringere le mani a pugno nelle tasche del cappotto.
Non gli piaceva l'idea di colpire una ragazza, per di più, non lei.
Perché Scorpius era consapevole che la feriva ogni giorno, e procurarle anche del dolore fisico gli sembrò crudele.
-Ci siamo- disse Rose, facendolo riscuotere dai suoi pensieri.
Scorpius si guardò attorno, e notò che erano semplicemente usciti dal cancello in ferro nero che circondava il perimetro del castello.
-Ora possiamo smaterializzarci- spiegò lei, forse notando la sua espressione confusa.
-Ma è quasi il tramonto...-mormorò Scorpius confuso.
Dove accidenti voleva portarlo, a quell'ora?
-Esatto, dobbiamo muoverci- disse Rose avvicinandoglisi di colpo.
Scorpius abbassò la testa per guardarla, trattenendo istintivamente il fiato.
Aveva capito da tempo che era attratto da Rose, e, sebbene cercasse di combattere quella sensazione, avendola così vicina non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe stato baciarla ancora.
Le sue labbra sarebbero state fredde per il vento gelido? Altrettanto morbide come lo erano state nella Stanza delle Necessità? Il suo profumo sarebbe stato altrettanto buono?
-Beh?- chiese lei inarcando un sopracciglio -Mi dai le mani o devo prenderti a braccetto?-
Scorpius vide i suoi zigomi tingersi di rosa, ed ebbe una gran sensazione di dejavù. Come se vederla arrossire gli fosse familiare e allo stesso tempo estraneo.
Sbattè le palpebre, imponendosi di darsi un contegno, e tolse le mani dalle tasche del cappotto stringendo quelle di Rose.
Erano fredde, piccole, ma dalla presa molto salda.
-Reggiti- disse guardandolo con fermezza, dopodiché fece una piccola piroetta su se stessa.
Scorpius sentì la terra mancargli sotto i piedi, e il suo corpo tirare come una molla mentre lo spazio gli vorticava attorno in un tunnel fatto di luce abbagliante e colori sgargianti, che gli diedero la nausea.
Chiuse gli occhi, combattendola, e li riaprì solo quando sentì di nuovo la solidità del terreno sotto i piedi.
Notò che Rose aveva lasciato le sue mani, e le aveva portate sulle proprie ginocchia piegandosi in avanti e stringendo gli occhi con una smorfia.
-Stai bene?- chiese subito Scorpius, vedendola sbiancare così tanto da perdere anche il colorito roseo delle labbra.
-Sì... non sono mai stata brava in queste cose- mormorò lei tirandosi su, e prendendo un gran respiro. Aprì gli occhi, così grandi e blu, e li puntò in quelli di Scorpius -L'ultima volta che ci siamo smaterializzati è stato per andare via da qui, e io ho vomitato in un cespuglio- disse con un sorriso.
-Molto romantico- commentò Scorpius sarcastico, decidendosi a spostare lo sguardo dal suo.
Riconobbe subito, con un po' di sorpresa, il posto in cui si erano smaterializzati.
Era una radura circolare e priva di alberi, nella foresta che contornava Hogsmeade.
Dall'ampio prato che si stagliava davanti a lui emergevano grandi blocchi di quarzo, dai colori perlacei e traslucidi, disseminati a una certa distanza gli uni dagli altri.
-Pensavo di essere l'unico a conoscere questo posto- mormorò Scorpius avanzando di un paio di passi, e sedendosi su un grosso masso che spuntava dal terreno.
Aveva scoperto quel nido di fate mentre cercava un Asticello blu, incredibile ma vero, e non aveva mai parlato a nessuno di quel luogo incantato.
Rose si sedette su un bordo della roccia, accanto a lui, e Scorpius provò l'istinto di farsi più in là per lasciarle spazio.
Non capiva come il suo inesistente cavallerismo spuntasse fuori in presenza di Rose Weasley, e la cosa lo turbava molto.
-Sei l'unico a conoscerlo infatti- disse lei guardando i blocchi di cristallo davanti a loro -Mi hai portata tu qui, per il nostro primo... uhm... appuntamento- disse lei affondando il mento nella sciarpa dei Grifondoro, e arrossendo di nuovo.
Scorpius si ritrovò a sorridere -Faccio i complimenti al me stesso che non ricordo, allora- disse lui -È decisamente il posto perfetto per fare colpo su qualcuno-
Rose sorrise, guardandolo, e sbuffò divertita -Hai ragione, ma del resto non avevi bisogno di fare colpo su di me- disse lei abbassando la testa, e portandosi dietro alle orecchie i riccioli che le erano scivolati sul viso.
-Perché sono bellissimo?- scherzò Scorpius incarcando un sopracciglio, e Rose scoppiò a ridere.
Il biondo però era serio: non aveva mai avuto bisogno di fare qualcosa per impressionare le ragazze; il suo bell'aspetto era sempre bastato.
Desiderò più che mai sapere perché aveva portato lì Rose Weasley. Perché impegnarsi per fare colpo su di lei? Cosa poteva averlo mai spinto?
-Ci siamo- disse lei rialzando il viso e guardando davanti a sé con una scintilla di gioia negli occhi blu.
Scorpius seguì il suo sguardo e vide le colonne di cristallo illuminarsi dall'interno, e brillare come grossi lampioni; tanti minuscoli corpi vi apparvero dentro, e uscirono fuori dal cristallo attraversandolo come fosse acqua.
Decide e decine di fate azzurrine presero a volare tra i blocchi di cristallo. Scorpius le vide riunirsi tra loro e bisbigliare in una lingua incomprensibile, ma melodica quanto il tintinnio di un campanello d'argento.
Dopodiché i piccoli esseri volarono verso di loro, guardandoli con gli occhi a mandorla e completamente neri.
Scorpius vide che, stavolta, invece di circondare solo lui, le fate stavano andando quasi tutte verso Rose.
Le volevano attorno alla testa, mentre la ragazza si girava per osservarle con un sorriso, e le toccavano i riccioli rossi sollevandoli per ammirarli tra le loro piccole mani blu.
Scorpius non ne fu sorpreso; sapeva che le fate amavano la bellezza, ed era innegabile che Rose fosse bella.
Una parte di lui, che teneva caparbiamente sepolta dentro se stesso, sapeva che Rose era la ragazza più bella che avesse mai visto.
E Scorpius ne aveva viste tante, ne aveva avute tante, eppure nessuna di loro riusciva a superarla.
La vide alzarsi dalla roccia su cui erano seduti, e guardare incantata le fate che creavano un'onda volando in gruppo.
Scorpius non seppe come, ma fu certo che nella loro melodica lingua stessero invitando Rose a unirsi a loro.
La ragazza fece un altro paio di passi, e Scorpius si decise a fermarla.
La afferrò per un polso, sentendo una piccola scarica elettrica solleticargli il palmo.
Rose sussultò e abbassò lo sguardo su di lui, voltandosi con un'espressione di risentimento.
Il biondo sorrise, e l'attirò più vicina per farla sedere di nuovo accanto a sé.
-Non seguire mai le fate- le disse, guardando l'espressione frastornata della ragazza.
Le piccole fate si dispersero volando tra gli alberi, e il dolce campanellio della loro voce si dissolse, lasciando che un silenzio assordante li avvolgesse.
-Perché potrei seguirle, e ballare sui carboni ardenti con loro per sempre, vero?- chiese Rose con un'espressione meditambola, mentre gli ultimi raggi del tramonto le illuminavano i capelli dando loro la sfumatura del sangue.
-Sì... lo sapevi già?- chiese Scorpius inarcando un sopracciglio e abbassando la testa verso di lei.
-Me lo hai detto tu- rispose Rose con un piccolo sorriso.
Scorpius esitò -È una cosa che potrei dire io, sì, ma purtroppo non ricordo di averlo fatto...-
Rose annuì, stringendo le labbra. Sembrava le costasse una certa fatica mantenere un'espressione neutrale.
Scorpius però, senza sapere come, riusciva a leggerle negli occhi ciò che le passava per la testa.
La rossa sembrava combattuta, e aveva portato una mano alla sciarpa accarezzandola distrattamente.
-C'è una cosa che vorrei dirti, e darti. E voglio sperare che possa ricordarti qualcosa, perché è la mia ultima spiaggia- ammise lei con un sorriso triste, tirandosi su in piedi e prendendo a slacciare la sciarpa dei Grifondoro, allargandola sul collo.
Scorpius si sentì stringere lo stomaco mentre si alzava a sua volta, e desiderò prendersi a schiaffi da solo per via delle immagini poco caste che gli erano apparse in mente.
Doveva darsi un contegno, di certo Rose si riferiva a qualcos'altro...
-Il giorno di Natale è stato il mio compleanno- disse lei, alzando il viso verso il suo e guardandolo con una scintilla di nostalgia negli occhi. -Eravamo a casa Weasley... ti ricordi quando mi seguisti da sonnambula nella Stanza delle Necessità? Il paesaggio innevato e la grossa quercia?-
Scorpius annuì, mentre il ricordo di Rose a piedi nudi nella neve tornava a fare capolino nella sua mente.
-Stavo sognando un ricordo. Il giorno di Natale eravamo entrambi lì, e tu...- Rose si interruppe e Scorpius le vide distogliere lo sguardo e schiudere le labbra per prendere un grosso respiro, mentre sbatteva più in fretta le palpebre, forse per scacciare le lacrime. -...tu mi hai detto che non non avresti mai potuto lasciarmi, perché mi amavi. Mi hai detto anche che non avevi mai saputo di essere vuoto, finché non ero piombata nella tua vita e te l'avevo riempita- disse lei, tossendo una risata mista a un sorriso sofferto.
La rossa si portò le mani dietro al collo, sotto la cascata di capelli -E, dopo avermelo detto, mi hai dato questa come regalo di compleanno- finì lei.
Scorpius la vide sganciare una catenina d'argento, e tirare fuori dalla sciarpa un piccolo ciondolo.
Se lo mise sul palmo di una mano, allungandolo tra loro per farglielo vedere.
Scorpius s'immobilizzò, sentendo il cuore fermarsi per un secondo e poi riprendere a battere con più forza.
Era incredulo.
Quella era la rosa di Acquamarina di sua madre, l'avrebbe riconosciuta ovunque.
Un misto di dolore e nostalgia gli pervase il petto, stringendogli la gola, e Scorpius allontanò in fretta il ricordo di quella rosa azzurrina nell'incavo del collo di sua madre; non poteva lasciarsi travolgere dal dolore.
-Mi hai detto in seguito che era appartenuta a tua madre. E io ti chiesi se eri sicuro di regalarmela, perché era una cosa davvero importante per te...- Rose sorrise dolcemente guardando la collana che reggeva nel palmo.
Osservando la rosa nella semi oscurità, Scorpius venne colpito da un forte dejavù, stavolta più reale di qualsiasi altro.
Ricordò come si era smaterializzato nel vialetto di villa Malfoy; ricordò di aver trovato suo padre dormiente e ubriaco e ricordò di aver aperto la camera di Astoria dopo anni, e di essersi diretto verso il portagioie.
Si vide prendere la collana, e si vide indugiare prima di richiudere la scatolina.
Il suo sguardo era corso all'anello nuziale di sua madre, Scorpius ricordò che l'aveva guardato soffermandocisi, ma non seppe spiegarsi il perché.
-Mi ricordo di quando l'ho presa- disse lui piano, e Rose alzò la testa di scatto verso la sua; l'espressione di speranza che lesse nei suoi occhi blu procurò a Scorpius una fitta al petto.
-Non mi ricordo però il motivo per cui la stavo prendendo, né il fatto di averla data a te...- disse lui in un soffio.
Rose richiuse le labbra, curvandone gli angoli verso il basso, e piegò le sopracciglia dalla delusione.
-Certo... sì. Dopotutto non ti hanno cancellato ogni ricordo, ma solo il mio ricordo- disse lei.
La rossa annuì, distogliendo lo sguardo, e Scorpius la vide allungare l'altro braccio e afferrargli una mano.
La aprì con il palmo all'insù, e il tocco delle sue fredde dita gli fece correre un brivido lungo la schiena.
Rose fece ricadere il ciondolo nel suo palmo, la pietra fu più fredda del ghiaccio, a contatto con la sua pelle.
-Quando me l'hai data, l'hai fatto perché ero importante per te. Ma ora... ora non lo sono più...- disse lei deglutendo, e alzando il viso verso il suo per inchiodarlo con i suoi grandi occhi -...è la collana di tua madre, e posso solo immaginare quanto conti per te... è giusto che io te la ridia, perché non sono più nessuno per portarla. Mi dispiace di non averlo fatto prima, credo di non averne avuto la forza ma...- Rose riuscì a sorridergli, tra la coltre di lacrime che le faceva brillare gli occhi; un sorriso abbinato a uno sguardo così addolorato, da colpire Scorpius come un pugno al petto, mozzandogli il respiro.
-Ma è la cosa giusta da fare- concluse lei, con la voce un po' roca dalla sofferenza. Rose chiuse le dita di Scorpius attorno al ciondolo, circondandogli la mano con la propria e continuando a guardarlo.
-Io non so più cosa fare per aiutarti a riavere i ricordi. Forse non succederà mai... ma se succedesse, tu mi troverai qui- mormorò lei lasciandogli la mano, e indietreggiando di un paio di passi - Ti aspetterò; e ti assicuro che non ballerò con le fate in eterno, perché, a tenermi ancorata alla realtà, sarà la speranza che tu un giorno possa raggiungermi qui, per dirmi che ricordi ogni cosa, per dirmi che potremo amarci ancora...- Rose continuò a indietreggiare, sorridendo con gli occhi spalancati e pieni di lacrime, che le rigavano il viso.
-Ti aspetterò, credo per sempre-
Dopodiché, lasciando finalmente che i suoi lineamenti si deformassero per il dolore che provava, la ragazza fece una piroetta su se stessa.
Scomparve, facendo echeggiare nella foresta il rumore della sua smaterializzazione, come quello di uno sparo.

MarkedHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin