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Scorpiuse le prese il viso tra le mani, così stranamente fredde da farle venire la pelle d'oca, e abbassò gli occhi color tempesta sulle sue labbra.
-Quindi scusami, Rose, scusami davvero- mormorò lui, con un tono basso e vibrante.
Dopodiché si chinò sul suo viso, facendo scontrare le loro labbra e baciandola.
Rose sentì il cuore imploderle nel petto, aveva sognato così tante volte quel momento da non riuscire a credere che stesse accadendo davvero.
Annullò la distanza che li separava, facendo combaciare i loro corpi mentre Scorpius la baciava, e allacciò le braccia dietro al suo collo per attirarlo di più a sé.
Si ricordò solo in quel momento di avere ancora il bicchiere in mano, quando il whisky si versò e li bagnò entrambi, ma Rose lo ignorò e così fece anche Scorpius.
La baciava con così tanta passione e fame di lei, da farle girare testa.
La rossa gli si strinse contro, sentendo la familiarità del suo corpo che combaciava con il proprio, e il profumo di Scorpius misto a quello del whisky che la avvolgeva.
Le loro labbra si muovevano insieme con urgenza, disperate dal desiderio di appartenersi, e Rose gli passò una mano sulla nuca prendendogli i capelli tra le dita e stringendoli con forza.
Scorpius emise un verso basso e gutturale, stringendola con forza per i fianchi, e facendole scappare un sospirò di piacere mentre sentiva lo stomaco arricciarsi.
Il biondo spostò le mani dalla sua vita sul suo viso, scostandosi con il respiro affannato e gli occhi ancora chiusi.
Rose non capiva perché si fosse fermato. Voleva solo continuare a baciarlo, sempre di più, voleva lui.
Restò a un centimetro dalla sue labbra, godendosi il suo respiro che si mischiava col proprio, e aspettando che Scorpius la baciasse ancora.
-Scorpius...- disse Rose sentendo la voce tremarle dal desiderio e il cuore batterle come un tamburo nelle orecchie.
Il biondo aprì gli occhi grigi, guardandola, e Rose impietrì.
Quello non era lo sguardo che amava, lo sguardo che il ragazzo aveva sempre avuto dopo averla baciata.
Erano gli occhi di un estraneo, freddi come l'acciaio e impersonali.
-Dimenticati di questo, perché non succederà mai più- disse Scorpius duramente.
Rose spalancò la bocca, sentendo lo stomaco accartocciarsi su se stesso, e restò immobile mentre Scorpius si scostava tirandosi indietro.
Il biondo le diede le spalle, lasciando Rose immobile a guardarlo, e se ne andò sparendo tra la folla.
La rossa sentì la stanza girare, e barcollò all'indietro reggendosi al bracciolo di un divano per non cadere.
Vi si lasciò cadere sopra, guardando il vuoto incredula.
Si sentiva ancora le labbra roventi e gonfie per i suoi baci, eppure la frenesia che si era impadronita di lei era sparita, lasciandola svuotata e confusa.
Riusciva a vedere davanti agli occhi solo lo sguardo estraneo e distante di Scorpius, che non aveva riconosciuto.
Le sembrò di tornare indietro di settimane, alla sera in cui scoprì che Scorpius aveva perso la memoria.
Sentiva lo stesso identico forte dolore, solo che stavolta era più reale e concreto.
Perché Rose aveva visto con i suoi occhi che non era più lui, e si era sentita aprire il terreno sotto i piedi.
Si portò le gambe al petto, poggiando i talloni sul bordo del divano, e posò la fronte sulle ginocchia.
-Querida, va tutto bene?- chiese una voce vicino a lei.
Alzò la testa, sentendola leggera come un palloncino per via dell'alcool, e vide Julian davanti a sé.
Il brasiliano aggrottò le sopracciglia, e le si sedette accanto sul divano.
-Perché stai piangendo?-
Rose sussultò -Non è vero, non sto...- si portò le mani al viso, interrompendosi, e sentendole bagnate.
-Che ci fai qui?- chiese poi scuotendo la testa e asciugandosi frettolosamente le guance -Non ti stavi strusciando... volevo dire, ballando, con Dominique?-
Julian appoggiò la schiena contro il divano e ruotò la testa verso di lei.
-Te l'ho detto, le bionde non mi piacciono- mormorò lui con un sorriso -Era solo un esperimento... una cosa stupida, in realtà-
-Ti posso chiedere un favore?- chiese Rose appoggiando una tempia sulle ginocchia e guardando Julian.
-Certo, querida, tutto quello che vuoi- le rispose lui.
-Andresti... a prendermi qualcosa da bere? Ci andrei io ma... non penso di riuscire ad alzarmi da qui- mormorò lei, stringendo le labbra.
Era vero, sentiva che non aveva le forze di camminare e dirigersi verso il tavolo, e che riusciva solo a restare immobile ad abbracciarsi le gambe.
Julian la guardò sorpreso, ma annuì alzandosi e sparendo dalla sua vista.
Rose restò a guardare il punto in cui era stato seduto, finché il ragazzo non tornò, con una bottiglia di whisky incendiario in una mano e due bicchieri vuoti nell'altra.
Gliene riempì uno, e Rose tornò a sedersi composta abbassando le gambe e poggiandosi allo schienale del divano.
-Adesso me lo dici cos'hai?- chiese lui, portandosi il bicchiere alle labbra mentre Rose faceva altrettanto.
-Non ho ancora bevuto abbastanza per questo- mormorò lei, svuotando il proprio bicchiere e porgendolo al ragazzo, che esitò prima di riempirglielo di nuovo.
Appena Rose si sentì la mente sufficientemente annebbiata, si voltò verso Julian sedendosi in ginocchio sul divano, con la gambe sotto di sé.
Riuscì a sorridere, mentre si reggeva con un braccio allo schienale per non cadere.
-Ecco come stanno le cose- disse lei prendendo un altro sorso di whisky incendiario -Io sono un'imbecille-.
E, detto ciò, scoppiò a ridere sentendosi oscillare in avanti, e reggendosi a una spalla di Julian per rimettersi dritta.
Il ragazzo le strappò il bicchiere di mano, appoggiandolo sul pavimento e guardandola severamente.
-Basta bere- disse lui -Che è successo?-
Rose sospirò, abbassando lo sguardo e giocherellando con il bordo del proprio vestito.
-Scorpius mi ha baciata- disse lei abbozzando un sorriso, e risollevando lo sguardo -Un bacio con la B maiuscola, sai? E io ne ero così felice, perché lo aspettavo da così tanto tempo, ma poi lui...- Rose si interruppe, sentendosi chiudere la gola, e strinse tra i pugni il bordo del vestito rossiccio.
-Lui cosa?- insisté Julian, non sentendo una risposta da parte sua.
Rose scosse la testa -Sono una stupida, sono una stupida- disse lei piano, tirando su con il naso -Voglio bere ancora...-
Julian le afferrò il braccio che si stava allungando per riprendere il bicchiere, e Rose lo guardò come se l'avesse tradita.
-Hai bevuto abbastanza, fin troppo- disse lui sedendosele più vicino, e mettendole una mano sulle spalle per attirarla a sé.
-No- disse lei scuotendo la testa, e mettendogli una mano sul petto.
Avrebbe voluto spingerlo via ma si sentiva senza forze, e la testa le martellava a ritmo della musica trance.
-Non mi usare anche tu- sussurrò lei scuotendo la testa.
-Rose, che stai dicendo?- chiese Julian guardandola preoccupato.
Rose non riuscì a trattenere un singhiozzo -Sono una stupida, ho lasciato che mi baciasse, avrei dovuto sapere... avrei dovuto sapere....- singhiozzò ancora, poggiando la testa sulla spalla di Julian.
-Mi ha detto di dimenticarmene, che non succederà mai più. Perché farlo, allora? Perché? Perché sono stata così stupida da lasciarglielo fare?-
Julian la strinse a sé, passandole una mano sulla schiena e poggiando il mento sulla sua testa.
-Va tutto bene, querida, calmati- mormorò lui -Non è colpa tua-
-Sì invece, è colpa mia...- obbiettò lei -...e  ti sto bagnando la camicia di lacrime, scusami- disse lei tirando la testa indietro.
-Vieni, cerchiamo Elvira e torniamo in sala comune, okay?- le chiese Julian abbassando il viso verso il suo, e passandole i palmi delle mani sulle guance per asciugarle le lacrime, mentre la guardava fisso negli occhi.
Rose annuì. Provò ad alzarsi dal divano ma la stanza girò pericolosamente attorno a lei.
Sentì Julian prenderla per un braccio, e farla appoggiare a sé per reggersi in piedi.
Le luci stroboscopiche le facevano venire la nausea, e Rose strinse gli occhi affondando il viso nella camicia di Julian.
-Elvira!- gridò lui, e Rose si portò le mani alle orecchie sentendo una fitta alla testa.
-¡Gracias a Dios! Vieni, ce ne andiamo- disse Julian, con un tono di voce sollevato.
Rose aprì leggermente le palpebre, vedendo Elvira davanti a loro.
-Che è successo? Rosa? Stai bene?- chiese la brasiliana abbassando il viso verso il suo.
-L'hai conquistata?- chiese Rose a fatica, sentendo la bocca asciutta.
Elvira aggrottò le sopracciglia -Di che stai parlando?-
-La ragazza, Jade...- mormorò Rose, abbozzando un sorriso.
-Ma di che parla?- chiese Julian confuso.
Elvira sorrise, scuotendo la testa -Ce la fa a camminare?- chiese, scostandole i capelli dal viso.
-Non credo, non si regge in piedi- rispose Julian.
Rose sbuffò, e si scostò da lui raddrizzando la schiena, per dimostrargli che si sbagliava.
Tuttavia si sentì le ginocchia cedere, e Julian la afferrò di nuovo prima che toccasse terra.
Stavolta, invece di farla poggiare a lui, la prese direttamente in braccio, come il giorno in cui si erano conosciuti e Rose si era ferita al ginocchio.
Posò la testa sulla sua spalla e alzò il viso nell'incavo del suo collo, prendendo un gran respiro del suo profumo tropicale e speziato.
-Erica Skeeter si sbagliava- mormorò lei, con un sorrisetto -Sei tu il cavaliere dell'armatura lucente. La tua camicia è troppo bianca, così tanto che brilla- disse lei prendendogli con due dita il colletto e stringendo gli occhi mentre lo guardava.
-Ma di che sta parlando?- chiese Elvira confusa.
-Non l'ascoltare, è ubriaca fradicia- rispose Julian, e Rose si sentì sobbalzare tra le sue braccia appena il ragazzo prese a camminare.
-Le scarpe di Nique, le ho perse...- mormorò Rose, senza ottenere risposta.
-Hey, tu!- esclamò una voce terribilmente familiare.
Rose si sentì gelare, e percepì Julian smettere di camminare e gonfiare il petto prendendo un grosso respiro.
Rose si sforzò di aprire gli occhi, e vide che non si era sbagliata: Scorpius Malfoy era davanti a loro, e guardava duramente Julian.
Rose emise un lieve sospiro guardando il modo in cui la camicia nera di Scorpius gli fasciava il petto, e si maledì per starselo immaginando nudo invece di odiarlo.
-Dove la stai portando?- chiese Scorpius incrociando le braccia al petto.
-Via da qui- rispose duramente Julian.
Rose, essendo tra le sue braccia, non poté vederlo in faccia, ma immaginò che il brasiliano stesse guardando Scorpius con astio.
-Non puoi- disse subito Scorpius. Abbassò per un istante gli occhi grigi su Rose, e la ragazza si sentì arrossire.
-Nel caso non lo sapessi, tu sei il nemico. Sei di Castelobruxo, potresti benissimo farle del male o approfittarti di lei- disse poi Scorpius indicando Rose con una mano, e la ragazza desiderò che la terra si aprisse e la ingoiasse, tanto era in imbarazzo.
Sentì le mani di Julian, sotto le sue ginocchia e sotto la sua schiena, stringere la presa con più forza.
Gli sentì fare un paio di passi verso Scorpius, trovandosi a un palmo dal suo naso, e quando Julian parlò, la sua voce fremette di rabbia.
-Farle del male o approfittarmi di lei? Spiacente, Malfoy, ma qui l'unico che ha fatto entrambe le cose sei tu- sibilò Julian con odio.
Rose si sentì gelare, e chiuse la mano a pugno sul suo petto, sentendo il cuore del ragazzo battere con forza attraverso la camicia.
-E...- aggiunse Julian, a voce bassa e minacciosa -...sappi che se non ti sto rompendo la faccia di pugni, è solo perché Rose sta male e ha bisogno di me. Mi hai capito, stronzo?-
Rose avrebbe voluto indietreggiare sentendo il tono di Julian, e cercò di farsi piccola tra le sue braccia.
Non osò sollevare lo sguardo su Scorpius, sia per vergogna che per paura di vedere la sua reazione, e restò a fissare caparbiamente un bottone della bianca camicia di Julian.
Passarono un paio di secondi di silenzio, durante i quali immaginò che i due ragazzi si stessero squadrando; dopodiché Rose vide con la coda dell'occhio Scorpius voltarsi, e andarsene.
Non sapeva se esserne felice o triste.
Una parte di lei ne sentiva già la mancanza, l'altra ce l'aveva a morte con lui per averla solo illusa con quel bacio.
Si sentì di nuovo sobbalzare, segno che Julian aveva ripreso a camminare, e ben presto la musica della Stanza delle Necessità sparì.
Il silenzio del corridoio del settimo piano le parve innaturale, mentre Julian la teneva tra le braccia camminando con lei e con Elvira al suo fianco.
-Pallini acidi- disse Elvira, al ritratto della Signora Grassa.
Rose sentì la donna nel quadro mugugnare, e rigirarsi nel ritratto, mentre apriva la porta della sala comune.
Julian salì la scalinata che portava ai dormitori, e Rose si sentì improvvisamente svuotata.
Di ogni rabbia, di ogni tristezza, di ogni emozione.
Si sentiva stranamente calma tra le braccia di Julian, respirando il suo dolce profumo, che sembrava allontanare tutti i problemi che aveva avuto quella sera.
-È quello il suo letto- disse poi Elvira.
Julian la adagiò tra le lenzuola, e Rose nella semioscurità osservò i suoi capelli scurirsi tanto da sembrare neri, e la sua camicia brillare ancora come un faro.
Julian incrociò il suo sguardo, mentre la sistemava sotto le coperte, e si bloccò restando a guardarla per qualche secondo.
Le sorrise, ma Rose era troppo stanca per sforzarsi di ricambiare quel sorriso.
Julian fece per tirarsi su, e andarsene, ma Rose lo afferrò per un polso prima che potesse farlo.
Il ragazzo si voltò verso di lei, sorpreso, guardando la sua mano che gli stringeva il braccio,  con le sopracciglia aggrottate.
-Resteresti con me?- chiese Rose piano, con la voce roca dal troppo pianto.
Julian spostò gli occhi nei suoi, e Rose lo guardò con fermezza.
Aveva ancora bisogno di lui; si sentiva come se, con la mancanza del suo calore, lei potesse cadere in pezzi.
Come se la solitudine potesse soffocarla, e i ricordi della serata tornare a tormentarla.
Vide con la coda dell'occhio Elvira uscire dalla stanza e richiudere la porta dietro di lei.
Dopodiché Julian fece il giro del letto, togliendosi le scarpe, e Rose si fece più in là per fargli spazio.
Quando il ragazzo si sdraiò accanto a lei, adagiando la testa sul cuscino con il viso vicino al suo, Rose riuscì a sorridere.
Gli si avvicinò, posando la testa sul suo petto, e Julian la circondò con le braccia stringendola a sé.
La ragazza chiuse gli occhi, beandosi del suo calore e del suo profumo.
-Non te ne andare- sussurrò lei piano, così piano che pensò che Julian non l'avesse sentita.
-Non vado da nessuna parte, querida- rispose invece lui, stringendola a sé.
Rose, con l'orecchio poggiato sul suo torace, riusciva a sentire il battito calmo e regolare del suo cuore.
Lo ascoltò, come una ninna nanna, e si sentì le palpebre sempre più pesanti, riuscendo finalmente a cadere in un sonno senza sogni.

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