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Rose si portò le ginocchia al petto, cercando di tirare più giù l'orlo della gonna per scaldarsi, ma non ne voleva sapere di scendere ancora.
Era quasi il tramonto e nella foresta che circondava Hogsmeade faceva incredibilmente freddo.
Rose, stringendosi le braccia al petto, pensò che era stato stupido da parte sua non prendersi un giubbotto; l'aria gelida le trapassava la camicia come se fosse fatta di carta velina, e i brividi di freddo le scuotevano tutto il corpo.
L'ultimo raggio di sole scomparve dietro la chioma degli alberi, e Rose abbassò lo sguardo sulle colonne in cristallo che si estendevano a vista d'occhio sul prato davanti a lei.
Il rumore di un dolce campanellio pervase l'aria, e le colonne si illuminarono facendo spuntare piccole fate azzurrognole dal loro interno.
Rose, d'istinto si voltò, come sperando di trovare Scorpius seduto accanto a lei sull'erba.
Ricordava ancora il modo in cui le luci dei cristalli gli bagnavano di colore i capelli biondi, e gli occhi grigi che seguivano le fate mentre volteggiavano attorno a loro.
Rose aggrottò le sopracciglia e abbassò la testa, stringendo i pugni e infilando le unghie nei palmi fino a farsi male.
Un singhiozzo la scosse, e le fate che avevano preso a volarle vicino si allontanarono di scatto.
Rose strinse con forza gli occhi, e diede libero sfogo al dolore, lieta che nessuno potesse sentirla.
Pianse per Thomas, pianse per Scorpius, pianse per Julian e per se stessa.
Si chiese se ci fosse un limite alle disgrazie che potevano capitare nella vita, perché lei sentiva come d'averlo già raggiunto.
Aveva detto a Scorpius, in quella radura, che lei l'avrebbe aspettato per sempre... ma se Scorpius rischiava di non svegliarsi più...
La consapevolezza di essere stata ad un passo dal riavere la sua felicità con lui, e che poi le era stata di nuovo strappata via, le procurò un'ondata di dolore al petto.
Ben presto si rese conto che il rumore angelico delle fate era scomparso, e che erano rimasti solo i suoi singhiozzi a rompere il silenzio della radura.
Sapeva di dover tornare al castello, ora che si era fatto buio, ma non ne aveva la forza.
Non aveva la forza di vedere il dolore sul viso di Julian, la delusione su quello di Elvira, la compassione su quello delle sue cugine e soprattutto non riusciva a tornare per la paura di sentirsi dire che Scorpius non ce l'aveva fatta.
Preferiva restare raggomitolata sull'erba, sola e tremante dal freddo nel bosco.
La sua mente pensò di passare la notte lì, ignorando qualsiasi pericolo potesse esserci nella foresta o il fatto che non riuscisse a muovere le dita dal freddo.
Era stanca di lottare.
-Rose-
"Fantastico" pensò Rose "Ora ho anche le allucinazioni"
Perché quella le sembrava proprio la voce di Scorpius.
-Per Salazar, possibile che hai entrambi i miei giubbotti e non ne usi nemmeno uno?-
Rose sussultò, per un istante i brividi di freddo smisero di scuoterle il corpo; il fiato le si bloccò in gola, la rossa spalancò gli occhi e staccò la fronte dalle ginocchia.
Quella era decisamente troppo reale per essere un'allucinazione.
Alzò la testa di scatto, e vide quello che le parve quasi un miraggio.
C'era Scorpius in piedi accanto a lei, che la guardava dall'alto con un sorriso e uno sguardo dolce. Il Lumos della sua bacchetta gli proiettava sulle sopracciglia chiare l'ombra nera delle ciglia, e gli occhi grigi scintillavano come due gemme.
Rose era rimasta imbambolata a fissarlo, e il biondo si piegò sulle ginocchia per essere alla sua altezza.
-Sapevo che ti avrei trovata qui... l'ultima volta che siamo stati in questa radura hai detto che mi avresti aspettato qui...- mormorò Scorpius.
Il biondo allungò una mano e le scostò un ricciolo dal viso, portandoglielo dietro a un orecchio.
-Sei reale?- chiese Rose in un sussurro, guardandolo a occhi spalancati.
-Rose sono io. Sono di nuovo io, e ho di nuovo i miei ricordi... a quanto pare bastava una forte botta in testa contro una cupola magica per riaverli...- Scorpius ridacchiò e abbassando lo sguardo; quando lo rialzò nel suo, si fece improvvisamente serio.
La guardò in modo così intenso che Rose si sentì torcere lo stomaco. Scorpius allungò una mano e con le dita le accarezzò uno zigomo scendendo fino al mento.
-Mi sei mancata così tanto- mormorò lui.
Rose si coprì la bocca con una mano, e i singhiozzi tornarono a scuoterla di nuovo mentre la vista le si appannava dalle lacrime.
Non riusciva a dare un nome al groviglio di emozioni che provava: le sembrava che il cuore potessere esploderle nel petto.
Si alzò in ginocchio e si buttò tra le braccia di Scorpius, aggrappandosi a lui mentre i singhiozzi, stavolta di felicità, la scuotevano.
Respirava il suo profumo d'inverno e mare e piangeva, senza poter credere di starlo stringendo di nuovo tra le braccia.
Continuava a ripetere il suo nome, mentre il biondo le passava una mano sulla schiena sussurrandole all'orecchio che andava tutto bene.
-Torna con me al castello, sei gelata- le disse Scorpius, appena i singhiozzi di Rose si placarono.
La rossa, ancora tremante, si scostò dal suo abbraccio e si mise in ginocchio di fronte a lui, guardando ogni dettaglio del suo viso con stupore e meraviglia.
-Con te andrei ovunque, anche a salutare la Morte- mormorò Rose. Le tornò in mente come effettivamente ci era andata vicina, seguendo Hizaki con le sembianze di Scorpius nella Foresta Proibita.
Il biondo aggrottò le sopracciglia -Non dire assurdità, non so cosa farei se ti perdessi...-
-Ma io ti ho perso, per così tanto tempo...- mormorò Rose.
Un lampo di dolore e consapevolezza deformò i lineamenti di Scorpius.
Il biondo le prese il viso tra le mani e si avvicinò guardandola fisso negli occhi.
-Ascoltami bene, Rosalie Minerva Weasley...- mormorò Scorpius -...non mi hai mai perso davvero, perché il mio cuore è sempre stato tuo, anche quando non volevo ammetterlo. Ti ho amato così tanto tanto che, quando hanno cancellato il tuo ricordo, io mi sono innamorato di nuovo di te. Perché ci apparteniamo, perché ti amo come non ho mai amato nessuno, e ti amerò per sempre, finché il mio cuore batterà ancora... e batterà per te, sempre e per sempre-
Quelle parole le fecero provare un'intensa sensazione di calore al petto, così intensa che i brividi di freddo smisero di scuoterle le spalle.
Scorpius spostò le mani dal suo viso, e le portò nei capelli di Rose, avvicinandosele pian piano come se temesse un rifiuto.
Rose colmò la distanza che li separava e lo baciò. E fu ancora meglio di come lo ricordava; fu un bacio dolce, lento, vero.
Portò le mani sulle sue spalle, e Scorpius la prese per la vita avvicinandola a sé, mentre muoveva le labbra sulle sue in una dolce danza.
E Rose, dopo tantissimo tempo, si sentì di nuovo a casa.
Quando Scorpius si tirò indietro, poggiò la fronte sulla sua e rimase ad occhi chiusi; Rose invece li tenne ben aperti, per paura che quello fosse solo un bel sogno.
-Dobbiamo tornare al castello- le ricordò il biondo.
Rose annuì, con un sospiro, e Scorpius riaprì gli occhi piantandoli nei suoi.
Dopodiché si alzò, prendendola per mano e portandola con sé.
Le fece un cenno con la testa, stringendole con forza le mani, dopodiché si smaterializzò.
Fu più facile. Rose si ritrovò a barcollare una volta che toccò di nuovo il suolo, ma stavolta la nausea non tornò.
-Dovremmo andare in Sala Grande, sono tutti a fare cena...- iniziò il biondo, mentre si fermava davanti alle grosse porte chiuse di quest'ultima.
Rose lo guardò e scosse la testa. Gli si avvicinò di un altro passo, finché le punte delle loro scarpe non si toccarono, e infilò una mano nei suoi riccioli dorati.
-E se ti dicessi che... che ti voglio tutto per me, ancora per un po'?- chiese Rose osservando la curva delle sue labbra carnose, per poi rialzare lo sguardo nel suo.
Vide Scorpius sbattere in fretta le palpebre, e deglutire -Ehm... certo, in fondo non ho così tanta fame e... ma dove andiamo?-
Il biondo la guardò con sospetto appena Rose lo prese per mano, guidandolo per i corridoi e risalendo i vari piani.
La rossa si voltò appena, per fargli un mezzo sorriso, ma non rispose.
Scorpius non glielo richiese, e, quando arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa, non fece domande.
Rose trovò la Sala Comune deserta, come si era aspettata, e guidò Scorpius per la scalinata che portava ai dormitori.
-Rose...- mormorò lui piano, appena arrivarono in cima.
La rossa spalancò la porta del Dormitorio, e si immobilizzò sull'uscio insieme a Scorpius.
-Oh Godric!- esclamò Dominique alzandosi di scatto dal letto, e sistemandosi freneticamente la camicia spiegazzata.
Rose però l'aveva già vista eccome, stesa insieme a Elvira e baciandola.
-Non è come sembra... io...-
La faccia della bionda era diventata di varie tonalità di rosso. Rose vide Elvira alzarsi a sedere sul letto e guardarla con un mezzo sorriso, mentre si passava le mani tra gli arruffati capelli castano rossicci.
Rose colmò la distanza che la separava da Dominique, e la strinse in un forte abbraccio.
-Finalmente! Era ora! Non immagini da quanto tempo vi stavo shippando!- esclamò Rose con un sorriso.
Elvira si alzò e affiancò Dominique, la quale guardava Rose a bocca spalancata e con gli occhi neri sgranati.
-Scorpius- la brasiliana salutò il ragazzo, ancora sull'uscio della porta, con un cenno del capo.
Dominique parve riscuotersi e lo salutò a sua volta, in stato confusionale.
-Vieni Nique, lasciamogli un po' di privacy- disse Elvira prendendo per mano Dominique, e trascinandola fuori dal dormitorio.
Richiusero la porta con un tonfo, e Scorpius si voltò guardando Rose con sorpresa.
La rossa, con un mezzo sorriso, gli si avvicinò piano, dato che Scorpius non sembrava intenzionato a smuoversi da davanti alla porta.
-Vuoi parlare, vero? Lo so, abbiamo tante cose da dirci ora che ho riavuto i ricordi e...- Scorpius s'interruppe, abbassando gli occhi grigi sulla bacchetta di Rose, appena la rossa la tirò fuori.
Il biondo aggrottò le sopracciglia dalla confusione, e Rose puntò la bacchetta dietro di lui.
-Colloportus-
Dopodiché posò la bacchetta su un mobile vicino alla porta, e rialzò lo sguardo su quello di Scorpius.
-Non voglio parlare- mormorò Rose avvicinandoglisi sempre di più, fino a far sfiorare i loro nasi.
Dopodiché si sollevò sulle punte e lo prese per le spalle, facendo scontrare le loro labbra, in un bacio molto più intenso e urgente di quello nella foresta.
Scorpius la ricambiò con la stessa passione, e Rose gli si avvicinò ancora, facendo combaciare i loro corpi.
Voleva di più, voleva sentirlo più vicino, più di quanto fossero mai stati.
Le mani di Rose abbandonarono le sue spalle, e scesero sul suo petto per poi fermarsi sui bottoni della camicia.
Scorpius si tirò indietro, andando a sbattere contro la porta del dormitorio, e guardò Rose con sorpresa e con le guance arrossate.
-Rose, che stai facendo?-
La rossa abbozzò un sorriso -Non è evidente?-
Le sue dita giocherellarono con un altro bottone della camicia di Scorpius, e il biondo si morse un labbro guardando quel gesto.
Scorpius, dopo un profondo respiro, prese tra le sue la mano di Rose -Sto usando tutto il mio autocontrollo per dire questo ma... non possiamo farlo-
La rossa indietreggiò di un passo, aggrottando le sopracciglia e sentendosi come un palloncino che era appena stato bucato.
-Non capisco... credevo che tu lo volessi... hai detto che mi ami...-
Scorpius staccò le spalle dalla porta, e le si mise di fronte posandole le mani sulle spalle e abbassando il viso verso il suo.
-Certo che lo voglio, e certo che ti amo. Ma tu non sei ancora in te... te lo leggo negli occhi, tu hai paura di perdermi di nuovo. E non voglio fare l'amore con te per la prima volta per questo motivo. Non pensare che non avremo altre occasioni...-
-Ma non posso saperlo!- esclamò Rose scuotendo la testa e indietreggiando ancora.
Di colpo sentì la voragine nel petto riaprirsi, e gli occhi riempirsi di lacrime senza che potesse impedirglielo -Potrei perderti di nuovo, in qualsiasi momento... tu non immagini com'è stato senza di te e... se succedesse ancora io...- Rose abbassò la testa, e strinse gli occhi sentendo le lacrime solleticarle le guance.
Il fiato le si ruppe in un singhiozzo, e Scorpius la affiancò in un secondo prendendola tra le braccia.
Rose strinse le mani al suo busto e posò la fronte sul suo petto mentre piangeva.
-Va tutto bene- mormorò Scorpius accarezzandole la schiena -Sono qui, siamo di nuovo insieme e niente ci dividerà di nuovo-
Era esattamente ciò che Rose aveva bisogno di sentirsi dire da lui.
Scorpius la guidò verso il letto, senza smettere di abbracciarla, e si sedettero sul bordo di esso
Rose prese un profondo respiro tremolante, e alzò gli occhi verso il viso di Scorpius.
Il biondo sorrise, e con una mano le accarezzò una guancia asciugandole l'ultima lacrima -Sei bellissima anche quando piangi, lo sapevi?-
Rose rise, scuotendo la testa, e l'espressione di Scorpius si addolcì ancora di più mentre la guardava.
Il biondo posò la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi, e Rose li chiuse a sua volta.
-Sai cosa ho sempre pensato?- chiese Scorpius scostandosi, e tornando a guardarla tirandosi un po' indietro -Non arrabbiarti ma... ho sempre pensato che tra noi due, ti amassi di più io. Non dico che tu non mi amassi, no, ma che non potessi amarmi quanto io amavo te. Che fosse impossibile...- Scorpius sorrise abbassando lo sguardo, e quando lo riportò nel suo, Rose vide i suoi occhi brillare -Ma nonostante tutto ciò che ti è successo in queste settimane, nonostante non potesse esserci alcuna garanzia che io avrei riavuto i ricordi... tu hai continuato ad amarmi. Nonostante tutto questo tempo, nonostante quell'idiota di Julian che ti stava addosso come un'ombra, nonostante il modo in cui ti ho trattata... tu mi ami ancora-
Rose sussultò e, appena Scorpius lo nominò, i suoi pensieri le rievocarono in mente l'espressione ferita di Julian. Scacciò subito quel pensiero e tornò a concentrarsi su Scorpius.
-Certo che ti amo- mormorò Rose piano, confusa.
-Ma non ho mai pensato che potessi amarmi quanto ti amavo io. E invece mi hai dimostrato che mi sbagliavo... non puoi capire quanto la cosa mi renda felice- concluse Scorpius prendendole le mani tra le sue e guardandola con gli occhi grigi, così pieni di amore e ammirazione che Rose si sentì stringere il cuore nel petto.
Si sentiva così felice che le sembrò di poter scoppiare a piangere di nuovo, stavolta di gioia.

-Secondo te cosa staranno facendo, lì sopra?- chiese Dominique, portandosi le ginocchia al petto e abbracciandole.
Lei ed Elvira erano sedute in Sala Comune, davanti al caminetto acceso.
Elvira sorrise, voltandosi verso la bionda -Ci staranno dando dentro, Nique. È ovvio-
Dominique non sollevò lo sguardo dal caminetto, ed Elvira si spostò a disagio sul divano.
Da quando erano scese in Sala Comune, la bionda aveva detto sì e no due parole e il suo sguardo triste e distante non prometteva nulla di buono.
Elvira non era mai stata così in ansia di sentirla parlare, di sapere che stava bene e che non l'odiava per essere state scoperte da Rose.
Cadde un altro silenzio di tomba. Elvira tamburellò le dita sui jeans, guardando con la coda dell'occhio Dominique. Ben presto si spazientì, stancandosi di aspettare -Nique, di' qualcosa, ti prego-
La bionda voltò la testa verso di lei, con un'espressione così vuota e indecifrabile che Elvira fu tentata di indietreggiare sul divano.
-E cosa dovrei dire?-
Elvira strinse le mani a pugno -Una cosa qualunque! Dimmi almeno che non ce l'hai con me... è stata mia l'idea di stare nel dormitorio mentre gli altri erano a cena- mormorò lei.
Dominique sospirò -Non ce l'ho con te- rispose piano -Ce l'ho con me. Per essere stata così stupida da cedere e... e da voler stare con te-
Elvira strinse le labbra. Era esattamente ciò che temeva: Dominique si era pentita.
La brasiliana era rimasta stupita quel giorno, quando Dominique l'aveva baciata; ancora più stupita quando le aveva proposto di vedersi di nascosto.
-È solo Rose, Nique, ed è felice per noi. Tu non puoi esserlo?- chiese Elvira incrociando le braccia al petto e guardando a sua volta il camino, con un broncio.
-Sto sbagliando tutto... non avrei dovuto...-
-Dominique Gabrielle Weasley!- sbottò Elvira voltandosi di scatto verso di lei -Io non ti capisco! Ci ha viste solo Rose, che non lo dirà a nessuno. Ho accettato di vederci di nascosto, nonostante io meriti di meglio di una relazione segreta, solo perché me lo hai chiesto tu! E c'è ancora qualcosa che non va... che cosa? Che cosa vuoi di più da me?- chiese Elvira contenendo a stento la rabbia, e sentendo gli occhi pizzicarle per le lacrime di frustrazione.
Dominique voltò la testa verso di lei, ed Elvira si aspettò di vederla arrabbiata, ma la bionda la guardava con un sorriso triste.
-Forse il problema è proprio che voglio te- mormorò Dominique.
Posò la nuca sullo schienale del divanetto, continuando a guardarla, ed Elvira socchiuse le labbra inspirando l'aria di colpo.
-Mi stai insultando o...?-
-Il problema è che tu mi piaci più di quanto mi sia mai piaciuto chiunque- continuò Dominique -Ed è un gran casino-
-È un casino perché sono una ragazza?-
-No- disse Dominique piano, dopodiché chiuse gli occhi e strinse le labbra in una linea dritta -È un casino perché non puoi restare. Siete rimasti solo tu e Julian nel Torneo, contro Rose e Scorpius. E dopo che avrete giocato la finale ve ne andrete... tornerete in Brasile e io non ti vedrò più. Avrei dovuto starti lontana, per evitare di dovermi sentire come mi sento adesso... ma non ci sono riuscita. Ho sbagliato tutto...- Dominique strinse gli occhi, e girò la testa.
Elvira allungò una mano, e spostò dalla tempia della ragazza una ciocca chiara come l'oro bianco e liscia come la seta.
-Ti farebbe sentire meglio se ti dicessi che anche tu mi piaci più di chiunque altro?- chiese Elvira piano.
Dominique riaprì gli occhi neri come due pozze di petrolio, e guardò dritto davanti a sé con un'espressione tesa e dura.
-Mi fa sentire ancora peggio- rispose la bionda, senza guardarla.
Ad Elvira parve di vedere il suo labbro carnoso tremolare, come se fosse sul punto di scoppiare a piangere, ma non lo seppe mai.
Prima che potesse vederla bene, Dominique si alzò dal divano e le diede le spalle, attraversando la Sala Comune e uscendo dal ritratto della Signora Grassa.

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