Epilogo Elvinique

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Dominique sospirò, cercando di sistemarsi dietro a un orecchio una ciocca di capelli che le era sfuggita dallo chignon.
Tuttavia le era difficile, considerando i sette libri massicci che teneva in bilico tra le braccia, e le persone attorno a lei nello stretto ascensore del Ministero, che le stavano addosso più di quanto Dominique riuscisse a tollerare.
Rinunciò, lasciando che la ciocca le ballasse davanti agli occhi sopra la fronte imperlata di sudore.
Quando le grate dell'ascensore si aprirono, Dominique non ascoltò nemmeno la voce femminile che indicava a che piano si trovava, e si fiondò fuori.
Prese una grossa boccata d'aria fresca, stringendo i libri al petto, e si chiese se ogni giorno sarebbe stato caotico e frenetico come quello.
Quando suo padre le aveva proposto di iniziare uno stage al Ministero della Magia, dopo che Dominique si era presa un anno sabbatico finiti gli studi, la ragazza aveva accettato pensando che fare la bibliotecaria dell'archivio non fosse poi così difficile.
Ora, con i capelli in faccia, le braccia doloranti dallo sforzo di tenere i libri, e i tacchi che le facevano pungere la pianta dei piedi, dovette ricredersi.
-Ma che accidenti di piano è...- borbottò Dominique guardandosi attorno e poggiando il mento sui volumi che teneva tra le braccia.
Di certo era ben lontana dalla biblioteca sotterranea.
I corridoi erano cupi e neri, e faceva incredibilmente freddo. Dominique si trovò bene presto a tremare mentre percorreva quel piano, e trovò inquietante il modo in cui il rumore dei suoi tacchi rimbombava sul pavimento con un piccolo eco.
Decise di tornare indietro, verso l'ascensore, sperando che nel frattempo si fosse liberato un po'.
Tuttavia quando si voltò, Dominique vide solo il corridoio scuro allungarsi dietro di sé.
Una biscia di paura cominciò a serpeggiarle nello stomaco, e la ragazza iniziò a respirare con la bocca emettendo una piccola nuvoletta di vapore.
Che posto era mai quello? Aveva fatto solo pochi passi dell'ascensore, ne era certa!
La bionda percorse il corridoio all'indietro, ma non sembrava finire mai, così decise di aprire una porta che correvano lungo le pareti.
Con i libri ancora stretti al petto, girò un gelido pomello di ottone. Avrebbe voluto scaricare i tomi e cercare l'uscita correndo, ma sapeva che erano reperti archeologici del tardo settecento scritti dai goblin, e che suo padre l'avrebbe uccisa se li avesse persi in giro per il Ministero.
Dominique entrò nella stanza, strizzando gli occhi per la poca luce, e si maledì per aver lasciato la bacchetta nel suo ufficio. Un Lumos le avrebbe fatto prorpio comodo.
Percepì la temperatura scendere ancora, e la pelle d'oca le corse sulle braccia mentre la bionda respirava l'aria gelida dalla bocca.
Una piccola fiaccola appesa al muro si illuminò al suo passaggio, e Dominique sussultò dalla sorpresa voltandosi a guardarla.
Quando però spostò lo sguardo davanti a sé, sentì il gelo entrarle nelle ossa.
C'erano due figure incappucciate davanti a lei, coperte da una tunica nera e sgualcita, che fluttuavano a qualche centimetro da terra.
Quando allungarono le mani scheletriche verso di lei, Dominique gridò.
Gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni e si voltò per correre via.
Trovò la porta da cui era entrata ancora aperta, e si fiondò fuori nel corridoio.
Il cuore le martellava nel petto dalla paura, e Dominique percepì i due Dissennatori seguirla come un brivido lungo la schiena. Emettevano un verso acuto e spaventoso, come se avessero un solo polmone con cui respirare.
La bionda valutò di lasciar cadere i libri che aveva tra le braccia, magari lanciandoglieli addosso per rallentarli, ma non sapeva se avrebbe funzionato.
Inoltre il corridoio non finiva più, e i due Dissennatori guadagnavano terreno.
Dominique sentì un tacco della sua scarpa spezzarsi, e sbilanciarla facendola cadere dolorosamente a terra.
La bionda si mise a sedere, voltandosi di scatto, e vide i due Dissennatori incombere su di lei dall'alto.
"È finita" pensò, sentendo il terrore chiuderle la gola come una mano.
Non ne sarebbe uscita viva, di certo non senza la sua bacchetta.
Dominique non chiuse gli occhi, li tenne ben aperti, per vedere in faccia la sua fine.
-Expecto Patronum!-
Una tigre argentata affiancò Dominique, e le si fermò di fianco puntando gli artigli sul pavimento e ruggendo verso i due Dissennatori. Dopodiché spiccò un balzò, e li attaccò.
Dominique vide solo di sfuggita i mostri scomparire insieme alla luce del Patronus.
Tremava ancora dallo shock, e guardava davanti a sé incredula.
-Dominique- sussurrò una voce accanto a lei.
Lo shock venne rimpiazzato dalla sorpresa, e Dominique sgranò gli occhi appena udì quella dolce voce.
Erano anni che non la sentiva, eppure la riconobbe all'istante e le sembrò di venire catapultata indietro nel tempo in un lampo.
Ricordò una chioma folta di capelli color sciroppo d'acero, uno sguardo color mogano, e una pelle ambrata.
Si alzò di scatto in piedi, con i capelli che le ricadevano attorno al viso in una massa disordinata, e si voltò.
La ragazza che si trovò di fronte era più grande rispetto a come la ricordava, una donna ormai.
I ribelli capelli erano stati domati e stretti in una treccia a spina di pesce, che le ricadeva su una spalla. Dominique trovò che stesse bene con i capelli legati, perché evidenziavano la forma a cuore del suo viso color caramello.
Indossava una divisa viola scuro, fatta da giacca e sobri pantaloni, e sul taschino della giacca brillava una A dorata.
-Elvira- disse Dominique in un soffio, senza avere il coraggio di sbattere le palpebre mentre la guardava.
Era come se avesse paura che, chiudendo gli occhi per una frazione di secondo, la ragazza davanti a lei potesse sparire.
Elvira la guardava con un'espressione sorpresa, e le labbra carnose dischiuse. Si riscosse sbattendo in fretta le ciglia nere, e rimise nella giacca la bacchetta che stringeva in pungo.
-Cosa ci fai Nell'ufficio Misteri?- chiese Elvira avvicinandosele e passandole di fianco, per poi chinarsi a raccogliere i libri che Dominique aveva fatto cadere a terra.
La bionda sentì stringersi lo stomaco quando si accorse che Elvira profumava ancora di zucchero, api frizzole, e di tutto ciò che c'era di più dolce al mondo.
-Oh io... ehm.. dovevo andare nella biblioteca in realtà e... siamo nell'Ufficio Misteri? Ma tu cosa ci fai qui, e come fai a sapere dove siamo e...- Dominique richiuse la bocca.
Sentiva che il cervello le era andato in stand-by, e non riusciva a formulare una frase di senso compiuto mentre guardava la ragazza raccogliere i libri da terra.
Non pensava che l'avrebbe mai rivista, dal giorno in cui era salita sul treno per tornare in Brasile, e ora ce l'aveva di fronte che le porgeva una piccola pila di libri, tenendone metà tra le braccia.
Dominique li prese, riscuotendosi, ed Elvira le fece un cenno del capo iniziando a incamminarsi e continuando a guardarla.
Gli occhi le brillavano come gemme, sebbene il corridoio non fosse molto illuminato.
-Sto per diventare un Auror a tutti gli effetti, è qualche mese che mi sono trasferita qui... sai il premio del Torneo... ma non ti ho mai vista prima- Elvira si fermò guardandola confusa e Dominique affrettò il passo per raggiungerla, rendendosi conto che era rimasta impalata a fissarla.
Le era difficile camminare con un tacco rotto, ma ci fece a malapena caso in quel momento.
-Beh io... è il mio primo giorno qui, in realtà. Sono responsabile degli archivi della biblioteca-
Elvira piegò le labbra in un sorriso, e Dominique sentì una stretta al petto vedendo una fossetta formarsi sulla guancia della ragazza.
-Primo giorno e rischi già di farti mangiare dai Dissennatori? E dovevi solo portare al pian terreno dei libri...- Elvira scoppiò a ridere, scuotendo la testa.
Dominique non riuscì a trattenere un sorriso -Beh! Vorrei vedere te il tuo primo giorno qui eh...-
-Oh io ho portato una cesta gigante di Churros da dividere tra gli altri Auror, e il Ministro mi ha dato un aumento-
Dominique alzò gli occhi al cielo -Ma certo, avrei dovuto prevederlo- borbottò.
Si rese conto che erano uscite dall'Ufficio Misteri, e che erano ormai arrivate alle porte di legno massiccio della biblioteca.
Elvira le aprì appoggiandocisi con le spalle, e le due entrarono trovandosi davanti file enormi di scaffali in legno.
-Dove li metto?- chiese Elvira guardandosi attorno.
-Per di qua- disse Dominique facendole strada, e addentrandosi ancora di più nella biblioteca.
Raggiunsero l'ultimo scaffale in fondo, vicino al tavolino che Dominique usava come postazione per riordinare i polverosi archivi.
Elvira lasciò ricadere i libri sul tavolo, così come Dominique, e la bionda restò a guardarla senza avere il coraggio di prendere parola.
Elvira abbassò il viso su un libro poggiato sul tavolino, che non aveva nulla a che fare con i vecchi tomi sui goblin.
Fece correre le dita ambrate sulla copertina macchiata e rovinata.
-Piu dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo volto...- disse Elvira, citando Amleto, su cui aveva ancora ferme le dita; alzò gli occhi incontrando lo sguardo di Dominique  -...e se così fosse... mille volte vorrei nascere per mille volte ancora morire-
La bionda sentì come una piccola mano stringerle lo stomaco, e sorrise.
-Mi hai fatta appassionare tu a Shakespeare- aggiunse poi Elvira, con un mezzo sorriso.
-Y tu me hiciste amar el español- disse Dominique, ed Elvira sgranò gli occhi.
La brasiliana sbattè le palpebre, e le si avvicinò di un passo -Hai... hai imparato lo spagnolo?-
-Sì io...- Dominique s'interruppe.
Come poteva dirle che aveva imparato lo spagnolo, che aveva comprato le Api Frizzole ogni settimana, e che aveva una bottiglia di sciroppo d'acero in vetrina a casa, anche se non l'aveva mai aperta? Come poteva ammettere che aveva lottato con ogni fibra del suo essere, in quegli anni, per non dimenticarla?
-Mi sei mancata- si limitò a dire Dominique, sentendo il viso andarle a fuoco.
Si sentiva così esposta e fragile, come se Elvira avesse il potere di farla cadere a pezzi con il solo tocco di una mano.
Vide le scarpe nere di Elvira vicino alle sue, e Dominique rialzò il capo trovando la ragazza di fronte a sé.
Così vicina da sentirne il profumo dolce, così vicina da poter contare la spruzzata di lentiggini che aveva sul naso.
-Anche tu mi sei mancata, Nique. Ti ho pensata ogni giorno-
Quelle parole le fecero trattenere il fiato, e la sincerità che lesse nei suoi occhi scuri la disarmò.
-Sei qui- disse Dominique in un soffio, cercando di non far tremare la voce dall'emozione.
Elvira sorrise, e allungò una mano prendendo quella di Dominique tra le sue.
-Sono qui, e sono qui per restare... non hai mai lasciato il mio cuore, Dominique Gabrielle Weasley. Perciò... diamoci una possibilità, che ne pensi?-
Dominique sorrise, sentendo una piccola scintilla di felicità sfrigolarle nel petto.
Avrebbe voluto dirle che aveva sognato a lungo quel momento; che non aveva più amato nessuno in quegli anni, se non lei.
Eppure non riusciva a parlare, l'emozione sembrava toglierle la voce.
E pensò che avrebbe avuto tempo per dirle tutto ciò che sentiva per lei, perché nessun treno gliel'avrebbe più portata via.
Perciò Dominique annuì e si sporse in avanti posando le labbra sulle sue, che sapevano di zucchero e miele esattamente come le ricordava.

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