"Hazel!" Dicemmo io ed Andrew contemporaneamente, lui fece giusto in tempo ad afferrarla da sotto le spalle per sollevarla. "Non si fa!" Andrew la rimproverò.

Hazel lasciò cadere anche il cono a terra, e chiuse le mani dietro la sua schiena. Osservò il padre dispiaciuta, e poi fece quello sguardo.

"Ha ha, sei un'imbranata!" Noah la derise, puntandole un dito contro. "Noah." Lo richiamai, guardandolo torva. Lui sollevò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto. Ma la gemella non gli diede peso, perché continuava ad osservare il padre con un labbro di fuori e gli occhi lucidi. "Ma io lo volevo quel gelato..." mormorò lei. Per avere solo quattro anni, era fin troppo intelligente e sapeva fin troppo bene come raggirarsi il padre. Ne avremmo passate delle belle, questo era certo.

"Andrew." Tentai, avvicinandomi a lui. "Sai già come andrà a finire." Bisbigliai al suo orecchio.

"Ma come faccio a dire di no?" Si lagnò lui, guardandomi supplichevole. "Guardala!" E la indicò poi.

"Ma quindi il monopattino?" Carter chiese di nuovo, facendomi sbuffare.

"Adesso calmiamoci tutti!" Dissi, sbracciandomi al cielo. "Tu, quando mi porterai dei voti decenti da scuola ne parleremo." Dissi, e Carter sembrò sul punto di ribattere. Aveva undici anni ma la sua lingua biforcuta cresceva con lui. "Oh andiamo!" Sbuffò. "È più probabile che che papà inizi a dire di no ad Hazel."

Incrociai le braccia al petto, facendo un passo verso mio figlio. Sapeva cosa stava per succedere quando facevo così, e infatti lo vidi chiudersi nelle spalle e tirare su un sorriso isterico. "Prova a ribattere ancora, piccoletto." Odiava quando lo chiamavo così, per questo lo facevo quando volevo infastidirlo.

"Credo di poter riuscire a prendere dei buoni voti, si." Disse infatti, quasi preoccupato da una mia possibile reazione. Ora che ero incinta, tutte le mie emozioni erano dieci volte amplificate, quindi sapeva di non poter tirare troppo la corda. Una volta, era finito in punizione solo perché aveva nascosto un giocattolo a Noah.

"Bene, ora si ragiona." Dissi, sollevando il mento. Mi voltai poi verso Andrew, che ancora fissava la piccoletta, che lo aveva in pugno ormai da quando aveva iniziato a parlare.

"Dai, ti compro un altro gelato." Borbottò sconfitto, ed io mi passai una mano sul volto. Farsi sottomettere da una bambina di quattro anni... ero sconvolta.

"Anche io lo voglio un altro gelato!" Noah ribatté, offeso per la mancanza di attenzioni anche su di lui.

"Il tuo non è caduto." Andrew disse, sollevando un sopracciglio.

"Si ma se lei ne prende un altro, ne prendo un altro anche io." Lui scrollò le spalle, con disinvoltura.

«Che manicomio»

"Li portiamo noi!" La salvatrice disse, raggiungendoci. Cher sventolò all'aria i suoi capelli castani e sorrise. Marco, al suo fianco, le stringeva la mano.

Eh già, alla fine anche Cher sembrava aver ritrovato il suo equilibrio: era ormai sposata da tre anni con Marco, ragazzo più grande di lei di qualche anno. Anche lui, proprio come Cher, aveva dovuto affrontare la perdita del suo primo vero amore, da cui aveva avuto anche un figlio, Diego, che ormai considerava Cher come una vera e propria madre, visto che aveva perso la sua quando aveva appena qualche mese. Marco e Cher si erano dati forza a vicenda, curando l'una il dolore dell'altro, e avevano trovato la loro pace. Vederla di nuovo felice ed innamorata fu un sollievo per il mio cuore. E, in più, anche lei era incinta! Non potevo credere al fatto che, nel giro di pochi mesi, avremmo dato entrambe alla luce un figlio.

Andrew la guardò, chiedendole quasi spiegazioni, e lei scrollò le spalle. "Sono incinta ed affamata." Disse, sollevando il mento con fierezza. Carter e Diego si appartarono per complottare tra loro come al solito, mentre i gemelli seguirono la mia migliore amica e suo marito fino alla gelateria.

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