73. Andrà tutto bene.

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"Caleb" il suo nome uscì tremolante dalle mie labbra. Non riuscivo a credere che lui fosse lì, inginocchiato davanti a me.

"Cal" ripetei, lasciando che le mie palpebre abbandonassero quelle lacrime che avevano da tempo trattenuto.

Alzò lo sguardo, e mi guardò come se si fosse appena risvegliato da un brutto incubo.
Sollevò le mani vacillanti e le avvolse attorno al mio viso, incendiando le mie guance. Il suo tocco era pura magia.

"Ky" Si avventò sulle mie labbra, possedendole con dolcezza e la realtà divenne d'improvviso sfocata.

Scordai di essere stata rapita, scordai di aver scoperto chi era davvero mio padre, e scordai i colpi di pistola che avevo udito. Dimenticai tutto, perché tutto ciò che volevo ricordare era il suo sapore.

"Sono qui" sussurrò contro la mia bocca.
"Sono qui, non ti lascio. Capito?"
Annuii, con il cuore che martellava nel petto. Si allontanò all'improvviso.

"Dobbiamo andarcene" affermò, slegandomi i polsi rapidamente.
I suoi lineamenti si erano visibilmente irrigiditi.

"Un messaggio di Bret: ha iniziato a sparare contro la mia auto. Cazzo mi dispiace, sono dovuto scappare" strabuzzai gli occhi, scossa e impaurita.

"Come faremo ad uscire da qui?" Domandai, alzandomi.
"Non lo so" intrecciò le sue dita con le mie.
"Hai paura?" scossi la testa, accennando un sorriso.
"Con te non c'è niente di cui io
abbia paura" mi fissò intensamente, prima di iniziare a correre verso le scale, senza lasciare la presa sulla mia mano.

"Figlio di puttana" sobbalzai, quando la voce di Aron giunse alle mie orecchie.
Caleb si immobilizzò, parandomisi davanti.
"È il momento di farla finita con questa pazzia" asserì.
Aron ci raggiunse nel seminterrato.
La sua bocca si lasciò sfuggire una risata agghiacciante.
"Per voi non ci sarà nessun lieto fine, se è questo che intendi" mi strinsi attorno al braccio di Caleb.

"Non ne uscirai vincitore, Aron. Il tuo piano è fallito, hai tutto da perdere"
dissi, nel tentativo di farlo ragionare.
"Perché non tieni chiusa quella bocca?" strillò, facendomi trasalire.

La mano di Caleb lasciò la mia, e si diresse verso la pistola, nascosta nel retro dei jeans neri.

"Non ci provare" Grugnì Aron, puntando la sua pistola verso di noi.
"Fallo e le faccio saltare in aria la testa"
lo minacciò, indicandomi con lo sguardo.
Cal allontanò la mano dalla pistola.

"Bravo. Adesso spostati" continuò Aron.
"Voglio stare vicino alla ragazza" mi morsi l'interno guancia per non gridare. Quell'uomo era mentalmente malato.
Cal lo incenerì con lo sguardo, ma ciò non bastò a fermarlo.

Si avvicinò e mi afferrò per il braccio, costringendomi a sedermi di nuovo sulla sedia di legno al centro della stanza. "Getta la pistola a terra"
"Non lo farò se continui a toccarla!" urlò Cal a sua volta.

"Puoi ripetere?" la pistola di Aron stavolta si andò a posare sulla mia tempia, facendomi rabbrividire.

Avevo scoperto cosa si provasse in punto di morte, quando quel metallo gelido era entrato in contatto con la mia pelle.

Il mio uomo strinse i pugni, ma alla fine abbandonò la sua pistola sul pavimento.
"Resta lì" mi intimò Aron, mentre con un gesto rapido afferrava l'arma da terra, portandosela in tasca.
"Bene. Questo è per aver voluto fare l'eroe" disse il rapitore, lasciandomi confusa.

Qualche secondo dopo la sua mano impattò violentemente sul mio viso.
"Ma che cazzo hai fatto?"
Gridò Caleb, cercando di avvicinarmisi. Aveva gli occhi iniettati di sangue.
"Non ti muovere" ordinò Aron.
"Non ho finito" sorrise perfido.
"Questo è per essere in parte colpevole di ciò che è successo a mia moglie" lo schiaffo non tardò ad arrivare.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora