35. Far finta di niente.

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Quel lunedì, l'aria non era calda come lo era stata fino a qualche giorno prima, al contrario iniziavo a percepire la temperatura abbassarsi e l'autunno aprirsi davanti a i miei occhi e non solo.

La situazione dentro di me, non era da meno: ero in bilico tra la rabbia e l'entusiasmo, un po' come lo era  quella stagione tra estate ed inverno.

Sperai con tutto il cuore di non incontrarlo quando giunsi nel cortile della scuola; non avrei avuto idea di come comportarmi.

Mi avvicinai a Chloe, che come d'abitudine mi aspettava davanti all'entrata. Non aveva preso molto bene il rapimento escogitato da Caleb, ma essendo troppo stanca per discuterne, avevo rimandato la conversazione al lunedì successivo.

"Manca ancora un po' al suono della campanella, voglio sapere tutto, per filo e per segno!" Sbarrai gli occhi, già stanca ancor prima di cominciare.
"Facciamo a pranzo. Non è meglio parlarne a stomaco pieno?" Tentai di convincerla io, con un sorriso tirato.
"Non se ne parla, non mi freghi! Avanti parla!" Alzai le mani in segno di resa e mi schiarii la voce.

"L'ho visto mentre baciava un'altra ragazza allora mi è venuto in mente di bere. Ero già parecchio brilla ma avrei volentieri bevuto un altro bicchiere se non fosse arrivato Caleb. Me lo ha tolto di mano, e poi sei arrivata tu. Dopo te ne sei andata di nuovo, mentre lui è tornato proprio mentre ero sul punto di cadere. Mi ha trascinato fuori come un sacco di patate, e con i suoi soliti modi prepotenti mi ha portato alla piazzola vicino il boschetto. Abbiamo parlato, e poi...ecco, ci siamo b-baciati..." spalancò la bocca.

"Cosa?? Oh mio Dio! Caleb Moore ti ha baciata! Dovrei dirti tante cose ma prima voglio sapere come è stato!"
Le mie labbra sorrisero.
"In realtà è stato bellissimo, qualcosa di unico. Il cuore mi batteva a mille, non avevo mai provato niente di simile" tornai seria quando ricordai il seguito della serata.
"Ma?"

"Ma poi è tornato a comportarsi come sempre. È arrivato un ragazzo, credo uno della banda nemica, si è innervosito e se l'è presa con me" scossi la testa, sconsolata.
"Solito stronzo" Annuii vigorosamente, poi il mio sguardo cadde su colui che con passo spedito, faceva il suo ingresso nell'edificio, seguito faticosamente da Bret.

I suoi lineamenti erano tesi, sembrava davvero troppo nervoso, ma forse non quanto lo divenni io non appena passò al mio fianco, senza accennare ad un saluto, senza degnarmi di uno sguardo.

"È meglio se andiamo" Intervenne Chloe, salvandomi da quell' imbarazzante situazione. Raggiungemmo l'aula che ospitava le lezioni, il professore non era ancora arrivato, ma qualcun altro, per mia sfortuna, arrivato lo era eccome.

"Kylie, possiamo scambiare due parole?" Avevo commesso il terribile errore di scordarmi di lei, Jenna.
"Tra poco arriverà il professore forse..."
"Sarò breve" Mi interruppe, trasformando un sorriso falso, in una seria ed inquietante espressione che di buono non prometteva niente.

"Tu puoi anche levarti dai piedi" ringhiò, rivolgendosi a Chloe, la quale cercò il mio consenso con lo sguardo, prima di andare a sedersi con aria preoccupata.

"Credevo di essere stata chiara la scorsa volta ma a quanto pare non è stato così" affermò, posando le unghie affilate sulla mia spalla.
"Pensi che in mia assenza tu abbia il diritto di fare quello che vuoi? Ti hanno vista andare via con Caleb l'altra sera" aggiunse con una smorfia disgustata.

"Non credo ci sia nulla di male"
Biascicai.
"Non prendermi in giro, sappiamo che si comporta diversamente con te. Ed è per questo che per l'ultima volta ti proibisco di avvicinarti ancora. Non sottovalutarmi, piccola Kylie, so essere pericolosa anch'io" mi guardò con ribrezzo per poi girare i tacchi e andarsene.

Che diavolo avevo fatto per meritarmi tutto ciò?

***

La pausa pranzo era arrivata velocemente, ma ma quella volta mangiare era l'ultimo dei miei problemi davanti ad un guaio ben più grande.

Caleb Moore, stava elegantemente uscendo dalla mensa, ed io avevo tutte le intenzioni di fermare la sua decisa marcia.

"Si può sapere qual è il tuo problema?" Domandai, ostacolandolo.
"Devi andartene" Constatò serio, senza neanche guardarmi negli occhi.
"Sei un gran maleducato!"
Si arrestò di colpo.

"E tu? Che cosa vuoi adesso?"
"Me lo chiedi davvero? Mi tratti male dopo, dopo...quello che è successo ieri sera, stamattina non mi saluti..."
Un sorriso amaro prese spazio sul suo volto.

"È tanto difficile fare finta di niente? Non doveva succedere, è successo ed ora dimentica! È solo uno stupido bacio, dannazione"

Trattenni quella lacrima che minacciava di uscire, ma non potei impedire alla mia voce di tremare.
"Quando smetterai di fingere? Quando inizierai a fare quello che davvero senti di fare e non quello che ti dice la tua testa tanto complicata?"

Si avvicinò costringendomi ad indietreggiare. Le sue labbra erano una tentazione troppo forte per non fuggirgli.

"Quando smetterai di essere una minaccia"

Il mio sguardo vagò confuso su ogni più piccola parte del suo viso.
"Una minaccia? Ma di che stai parlando?"

"Non credi che sarebbe tutto più facile per me, far finta che la nostra conoscenza non porti solo danni?" Abbassai lo sguardo.

"Forse hai ragione" lo guardai un'ultima volta, poi me ne andai.

Ero stanca di correre dietro a qualcuno che non accennava a rallentare.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora