70. Esplosione.

12.7K 373 47
                                    


Caleb's pov.

Ciò che accadde in quelle trentasei ore non sarei mai riuscito a spiegarlo.

Il dolore si era insediato nel mio corpo, e lo aveva percorso per intero, risucchiando ogni cosa che si era contrapposta tra lui e il suo ininterrotto cammino.
Sì cazzo, il dolore mi aveva prosciugato il cuore, e lo aveva abbandonato quando non vi era rimasto altro che il vuoto.
Ed era esattamente così che mi sentivo, vuoto.

Non riuscivo a respirare.
Non riuscivo a pensare.
Non riuscivo a dormire.
Non riuscivo a mangiare.

Giacevo su quel divano da ore, fissando la porta d'entrata con la stupida speranza che Kylie la varcasse il prima possibile.
Eppure i minuti passavano, e quella fottuta porta restava chiusa, lasciandomi a rabbrividire in quella gelida atmosfera formatasi all'interno della casa.

Ero sul punto di agire, di lasciarmi alle spalle quelle pareti che impedivano all'aria di confluire nei miei polmoni.
Sarei salito sulla mia moto, ed avrei perlustrato la città da cima a fondo.
Avrei fatto qualsiasi cosa per trovarla, ma prima che potessi muovermi di un solo passo, il mio cellulare prese a squillare nella tasca dei jeans.

Lo estrassi con il respiro ridotto a brevi ansiti. Numero sconosciuto.
"Caleb" Porca puttana.

Riconobbi quella voce all'istante: Aron.

Dio, sperai così tanto che la situazione non fosse realmente quella che pensavo.
Lo sperai davvero, perché in caso contrario non sarei riuscito a perdonarmi. Lo sperai, perché in caso contrario, avrei rimpianto di non averlo ucciso prima, quando i suoi occhi avevano osato posarsi su di lei, in quel palazzo malridotto, che chiamavo casa.

"Cosa cazzo vuoi?" Sputai, stringendo con forza il telefono nella mia mano.
"Oh andiamo, sei più intelligente di quanto vuoi far sembrare in questo momento" sghignazzò.
Dieci secondi di chiamata, avevano già alimentato il mio istinto omicida.

Quello psicopatico l'aveva rapita.
Quello psicopatico l'aveva toccata.
La mia vista era appannata dalla rabbia che tali considerazioni mi procuravano.

"Figlio di puttana, questo non è un gioco, dimmi dove cazzo è lei" ringhiai.
"Be' se pensi che stavolta sarà così facile ti sbagli di grosso, ragazzo"
Quell'uomo era pazzo, ed il sol pensiero che la donna che avevo scoperto di amare fosse nelle sue mani mi uccideva.
"Tu devi lasciarla stare! Lei non c'entra un cazzo con quello che c'è tra noi"

Lo sentii sbuffare.
"Ci sono molte cose di cui ancora non sei a conoscenza. Sai, la piccola Kylie non sembra passarsela bene, dopo che ha scoperto che gran bastardo è il padre"
mi zittii. Merda.
Le aveva detto tutto, e potevo solo immaginare quanto si sentisse a pezzi.

"Sì, ragazzina, perfino lui lo sapeva, ma ha preferito tenertelo nascosto" disse, rivolgendosi, stavolta, a qualcuno situato dall'altro capo del telefono.
Quello stronzo pensava di poterla manipolare, gettando merda su di me?

"Chiudi quella fogna" gridai, in preda ad un nervosismo a dir poco pericoloso.
"Vista la situazione, dovresti portare un po' più di rispetto, che dici?"
strinsi i capelli in un pugno.
Non ero mai stato un tipo paziente e non lo sarei stato in un momento come quello.

"Se le hai torto anche solo un capello, io..."
"Tu cosa?" Mi interruppe, arrogante.
"Forse ancora non ti è chiaro, ma stavolta sono io a dirigere il gioco. Ti conviene abituartici se davvero non vuoi che la tocchi" scaraventai a terra, la prima cosa che trovai sotto tiro. Stavo impazzendo.

La schermata del cellulare si illuminò, e sullo sfondo apparve l'immagine del volto di Aron.
Sorrideva, sorrideva in modo subdolo. "Bryan, inquadra la principessa. Ricordiamo al ragazzo quale è la posta in gioco" persi un battito.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora