34. Vetri rotti.

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Si alzò all'improvviso, come se qualche terribile pensiero gli avesse oltrepassato la mente.

"Non va bene" Affermò d'un tratto passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Mi alzai anch'io.
"A cosa ti stai riferendo?"
Il mio viso assunse le sembianze di un enorme punto interrogativo.
"Merda" sferrò un pugno contro un muro, facendomi sobbalzare. Sembrava disperato, ed io non ne capivo il motivo.

"Fermo o ti farai del male" intervenni, posizionandomi tra lui ed il muro.
Rimasi in silenzio, scrutando ogni millimetro del suo viso, dei suoi occhi tempestosi.

"Devi smetterla!" Afferrò i polsi che avevo precedentemente poggiato sul suo petto nel tentativo di calmarlo.
"Di fare cosa?"

"Di guardarmi così, cazzo" sbraitò, senza distogliere lo sguardo dal mio.
"Così come?" Sibilai.

"Come se volessi leggermi dentro"

Mi zittii, il tono con cui emise quelle parole, mi diede la certezza definitiva. Qualcosa lo frenava, lo tratteneva ed era molto più di una banale scusa, era come legato indissolubilmente ad un macigno troppo pesante per essere allontanato.

"Perché? Perché non vuoi che qualcuno ti conosca?" Le sue mani lasciarono i miei polsi, posizionandosi ai lati della mia testa. Il respiro iniziò ad appesantirmisi.

"Perché altrimenti mando tutto a puttane" La troppa vicinanza non mi fece più ragionare.

"Fallo" una sola e semplice parola che da me pronunciata, divenne una supplica.

Un'ultima e viscerale scambiata di sguardi prima che le sue labbra si avventassero sulle mie, assaporandone ogni più minuscola parte.

Le mani mi afferrarono il viso, il cuore batteva come mai aveva fatto, il petto era sul punto di esplodere.

Come fosse la cosa più spontanea di questo mondo, la mia bocca si schiuse lasciando che la sua lingua vi entrasse, e si intrecciasse con la mia.
Entrambe iniziarono un gioco pericoloso, una sfida a rincorrersi.

Le sue mani lasciarono il mio viso scendendo sui fianchi, afferrandomi e sollevandomi da terra.

Lo ringraziai mentalmente, le gambe tremavano talmente tanto che non sarebbero riuscite a sorreggermi ancora per molto.

I suoi gesti, movimenti erano forti, passionali, come affamati di qualcosa di cui per troppo tempo erano rimasti a digiuno.

Ero un vortice di emozioni sconosciute, mai provate prima, ed era così bello, da non sembrare vero.

Le mie braccia stringevano forte le spalle per paura di cadere, la schiena sbatteva continuamente contro il muro senza che me ne importasse, mentre le labbra come ventose si univano morbide e insaziabili.

"Cazzo" si staccò da me, con un movimento brusco, posandomi a terra. Cercai di realizzare, il cervello era ancora in tilt.

"Moore" mi voltai, trovandomi di fronte la figura di un ragazzo massiccio. Caleb fece un passo verso di lui, parandomisi davanti.

"Che cazzo vuoi?" Ringhiò quest'ultimo. Continuavo a non capire, ed in più il soggetto davanti a noi mi incuteva non poca paura.

"Calma, passavo da queste parti" sul suo volto si dipinse un ghigno malefico, mentre il ragazzo che qualche istante prima avevo baciato lo scrutava in cagnesco.

"Sai non credevo che adesso portassi qui le tue puttane" senza che avessi il tempo di accorgermene i pugni di Caleb si strinsero attorno alla felpa del ragazzo. "Devi farti i cazzi tuoi, intesi? Attento a come usi quella fottuta bocca" sputò senza staccargli gli occhi di dosso.

"Caleb forse dovremmo andarcene" intervenni, preoccupata di quel che sarebbe potuto accadere.
"Tranquilla piccola, vado io"
Lo liberò dalla presa.

"Ah Moore, sono qui perché tra poco questa sarà di nuovo nostra zona di spaccio. Avverti tutti, amico!" Così dicendo se ne andò, con un sorriso diabolico sulle labbra, e lasciando Caleb di stucco al mio fianco.

Ciò che quello sconosciuto aveva detto, mi aveva lasciato l'amaro in bocca, che di ragazze ne aveva baciate, lo avevo sempre saputo, ma sentirlo, in quel momento, era un'altra cosa.

"Forse..."
"No" Mi interruppe.

"È questo quello che succede cazzo! Non dovevo ascoltarti, non dovevo seguire l'istinto" sbraitò sotto i miei occhi sbarrati.
"Perché te la stai prendendo con me?"

"Perché ti sei illusa che tutto questo fosse meno pericoloso di quanto lo fosse realmente"

"Non è successo niente di così grave" sorrise con amarezza scuotendo la testa.
"Certo! Per te va sempre tutto bene! La realtà è ben diversa dal tuo piccolo mondo di pace e bontà!" Distolsi lo sguardo, non poteva trattarmi così.

"È meglio se mi riporti a casa, invece di offrirmi cattiveria gratuita."
Mormorai con gli occhi puntati verso il basso.

"Sì forse è meglio"

La moto partì qualche istante dopo, in un silenzio che più somigliava ad una lama tagliente.
Una lama che divideva in due il mio cuore.

Da un lato gioiva per aver baciato colui che lo faceva battere e dall'altro piangeva per il modo così ingiusto con cui mi aveva trattato.

Eppure, lo sapeva bene, che quello era solo l'inizio, che mai avrebbe trovato un equilibrio, per il semplice fatto che lui gli equilibri li sconvolgeva.

Ovunque passava, lasciava solo il caos.

Lui era il caos, ed io chi avrebbe voluto mettere in ordine quei troppi pezzi sparsi, che come vetri rotti, gli tagliavano il cuore, sotto i miei stessi occhi.

Sentivo un bruciore
Nei pressi del cuore,
Dovevo fare attenzione
Maledetta attrazione,
Che le labbra accarezzano
Ma scottano,
Questione di un attimo
Perdere un battito
Occhi negli occhi
Mostri con mostri,
Ho aperto una porta,
Tu me l'hai chiusa in faccia.
Sono io la preda,
della tua dannata caccia.
Mi dici vedo il bene in ogni dove,
Io dico vedi la pioggia
anche quando non piove.
Non c'è bisogno
di dar a qualcuno la colpa
Se è troppo tempo
che entrambe le mani
tirano troppo la corda.
Io ti tiro a me,
ma tu mi vuoi lontano,
Allora lasciami stare
Non prendermi per mano,
Non mi nascondo, non ti nascondere,
sentiamo le anime fondere,
Il cuore battere,
È tutto troppo forte,
da sembrare così folle,
Ma tu sei il mare in tempesta,
Voglio ordinarti la testa.
Semini caos, sei il caos,
Voglio mettere in ordine
quegli sparsi vetri rotti
che ti tagliano il cuore,
sotto i miei stessi occhi.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora