9. Maledetta curiosità.

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"Questo è il miglior posto dove mangiare panini a Chicago!"
Esclamò Dylan entusiasta.
"Non c'ero mai stata"
"Allora è la volta buona per assaggiare una delle meraviglie di quel vecchio" Disse indicando un anziano signore dietro il bancone della cucina.

Ci accomodammo ad uno dei tavoli liberi. Il locale era piccolo, ma molto accogliente. Una cameriera prese le ordinazioni, e dopo una decina di minuti posò sul nostro tavolo, due panini dalle dimensioni di un carro armato.

"Credo che avrei dovuto prenderne metà"
Affermai incredula.
"Non preoccuparti, al massimo ci penso io"

Una ventina di minuti dopo, ero riuscita a mangiare quasi metà del panino, ed il mio stomaco era sul punto di esplodere. Ammirai invece il ragazzo di fronte, che dopo aver finito il suo, aveva appena addentato la metà rimasta nel mio piatto.

"Sai, mi dispiace per Jenna"
Esordì tra un boccone e l'altro.
"Non dovrei permetterle di trattarti in questo modo. Giuro che se non fosse stata una ragazza le avrei già messo le mani addosso"

"Non preoccuparti, va tutto bene" Mentii, cercando di rassicurarlo.
"È per questo che sei salita sulla terrazza?" Domandò con tono più calmo.
"Si, ma sono rimasta da sola per poco"
Mi morsi la lingua, ma ormai le parole erano scivolate via dalla mia bocca.

"Che significa?"
"C'era anche Caleb" Scosse la testa, un sorriso amaro era stampato sul suo volto.
Quanto avrei voluto saper mentire.
"Caleb, immaginavo."
Era teso come una corda di violino.

"Perché non me lo hai detto?" domandò.
"Non lo so, solo che non mi sembrava che voi due foste molto amici, non volevo crearti altri problemi, e poi mi era completamente passato di mente"

"Kylie, te lo ho già detto ieri sera, qualsiasi cosa, devi rivolgerti a me." Annuii flebilmente, non credevo che una sciocchezza simile potesse creare tale scompiglio.

"Ti ha dato fastidio?"
"N-no, tranquillo"
I muscoli tesi si rilassarono ed i lineamenti si addolcirono.
Avevo capito che quello Dylan-Caleb, era un tasto che non andava toccato, ma qualcosa mi diceva che io invece lo avrei toccato eccome, anche a costo di scottarmi.

"Possiamo andare" Mi informò avviandosi verso la cassa. Lo seguii e tirai fuori il mio portafoglio.
"Tranquilla. Ci penso io" Mi intimò posando una mano sul mio braccio.
"Non è giusto che tu paghi anche per me, facciamo almeno a metà"
"Non se ne parla Kylie, è il minimo che io possa fare per la mia principessa"
Sorrisi, era davvero molto dolce.

Pagò e cinse un braccio intorno alle mie spalle, ma si bloccò all'improvviso, una volta giunto davanti all'auto parcheggiata qualche metro più in là rispetto al locale.
"Cavolo, ho scordato la giacca dentro"

"Va pure, ti aspetto qui" assicurai.
"D'accordo,ci metto un secondo"
Mi appoggiai su un lato della macchina.
L'aria era fredda ed il vento continuava a scompigliare i miei capelli scuri.

Trasalii, quando sentii delle voci oltre l'angolo della strada buia che avevo difronte. Qualcuno stava urlando.
Iniziai a tremare, impaurita.
Mi avvicinai e nascosi il mio piccolo corpo dietro lo spigolo del muro dell'edificio che faceva angolo con la strada.

Avrei dovuto scappare altrove, tornare alla macchina, ma la mia implacabile curiosità ebbe ancora la meglio.
Sporsi leggermente la testa, quanto bastava per avere una visuale completa su quello che stava accadendo sull'asfalto di quella strada.

Ed allora lo vidi.

Caleb stava tirando calci e pugni contro un corpo malconcio accasciato per terra. Non era solo, c'erano altri due ragazzi insieme a lui.
Il sangue mi si gelò nelle vene.
Le nocche rosse, gli occhi furiosi.
"Hai sfidato la persona sbagliata"

Quanto era davvero capace di andare oltre?

"Tu! Che cazzo fai ragazzina?"
Mi morsi un labbro quasi fino a farmi male. Uno dei ragazzi mi aveva scoperto. Indietreggiai rapidamente scossa dai brividi, ma lui fu più veloce a raggiungermi ed afferrarmi per un braccio.

Caleb si voltò verso di noi.
Le pupille si dilatarono, la mascella si serrò ulteriormente.
"Kylie" Fu la voce di Dylan a pronunciare il mio nome.
"Kylie dove sei?" Urlò ancora quest'ultimo.

"Allora stronzetta? Parlo con te" mi aggredì il ragazzo, ignorando le grida.
"Lasciala stare Jacob. Ci penso io"
Fu allora che udii la voce di Caleb.

"Vattene, ora" mi ordinò, trucidandomi con lo sguardo.
Non ci pensai troppo, corsi via.

"O mio Dio, Kylie. Dove diavolo eri?"
Mi assalì Dylan, non appena mi vide.
"Mi ero allontanata solo di qualche metro, volvevo guardarmi intorno, conosco poco e niente di questa città"
Risposi mentendo, ancora scioccata.

"Dovevi dirmelo, mi hai fatto prendere uno spavento, è pericoloso, non è una bella zona" Mi accarezzò una guancia. "Dai, andiamo"

Salimmo in macchina, e dopo non molto arrivammo difronte casa mia.
Il tragitto era stato silenzioso nessuno dei due aveva parlato, e forse era stato meglio così.
"Mi dispiace Dylan, rovino sempre tutto..." Ammisi quasi più a me stessa che a lui.
"Non dirlo nemmeno per scherzo. Non hai nessuna colpa" Mi sorrise dolcemente.

Si avvicinò al mio viso, e l'attimo dopo posò le labbra sulle mie.
Capii che era il momento, quella volta avrei ascoltato con attenzione la reazione del mio cuore.

Schiusi la bocca, lasciandolo approfondire il bacio. Era strano, una sensazione nuova per me. Ero impacciata, non sapevo cosa fare, come agire, così decisi di allontanarmi lentamente.

Il cuore nel frattempo, non si era smosso di un millimetro, ma forse era meglio non trarre conclusioni affrettate.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora