10. I primi sbalzi d'umore.

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Quella mattina giunsi a scuola più ansiosa del solito. Ciò che la sera prima avevo visto mi aveva scossa notevolmente.
Perfino durante la notte, le immagini del ragazzo sanguinante avevano continuato a scorrere nella mia mente.

Vidi Chloe in lontananza, in un angolo del cortile, e la raggiunsi.
"Eccoti qua, Dylan oggi non verrà, la sua classe è via l'intera giornata per un progetto. Su dimmi come è andata!" Esclamò entusiasta.
"La serata è andata bene, mi sono divertita, ed alla fine ci siamo anche baciati, nel vero senso della parola"
La informai con tono piatto.

"Ma?" Mi interruppe prontamente lei.
"Ma non ho provato ciò che mi aspettavo di provare" Confessai, faceva male dover ammettere ad alta voce la verità.
La vidi sospirare.
"Però è ancora presto per decidere, voglio comunque aspettare" mi affrettai ad aggiungere, quasi imbarazzata.

"D'accordo, ma non esagerare.
Come partenza è pessima" Mi fece notare. Aveva ragione, ma non volevo buttare al vento mesi di conoscenza per una serata. "Dai, andiamo"

***

La pausa pranzo, tanto desiderata, era finalmente arrivata. Ero stanca, troppo. Mi voltai verso il banco dietro.
Chloe era scomparsa chissà dove, e ne capii il motivo solo qualche secondo dopo, quando vidi la squadra di basket accerchiata da un gruppo di ragazze.

Decisa a raggiungere la mensa in solitudine, percorsi il corridoio quasi vuoto, ma prima che potessi giungere a destinazione, qualcuno afferrò il mio polso, tappò la mia bocca con una mano fredda, e trascinò il mio corpo all'indietro.

Mi voltai di scatto, era buio, probabilmente si trattava dello sgabuzzino del bidello situato lungo il corridoio.

Sentii un respiro profondo abbattersi sul mio collo, riempiendo di brividi la mia pelle. La luce si accese, e mi ritrovai con le spalle al muro.

Lui, era lì.

Caleb, teneva le mani ai lati della mia testa, appoggiate al muro.
Il mio respiro iniziò a farsi pesante, irregolare.

"Che cosa cazzo ti è saltato in mente?"
Ringhiò, a pochi centimetri dal mio viso.
"I-io ero lì p-per c-caso" Balbettai.
"Davvero? Eri dietro l'angolo di una strada di merda per caso?"
"Avevo finito di cenare nella paninoteca vicino. Poi h-ho sentito dei r-rumori, delle u-urla" Cercai di giustificarmi.

"E hai pensato bene di farti i cazzi di tre criminali" Sbottò, infuriato.
"S-scusa io non volevo, mi sono lasciata trascinare dalla curiosità" Ammisi.
In parte aveva ragione, era stato un gesto irresponsabile da parte mia.
Avrei potuto trovare chiunque oltre l'angolo di quella strada.

"Che cosa ci facevi lì da sola?"
"Non credo di essere tenuta a risponderti"
Replicai, con tono quasi deciso.
"Infatti credi male"
Mi lanciò un'occhiata torva.

"Può bastare così grazie. Se non ti dispiace, vorrei passare" Gli feci notare infastidita. A quel punto, lui si allontanò e con un gesto teatrale mi indicò lo spazio che mi aveva lasciato per il passaggio.

"Kylie" Mi bloccai. Non aveva mai pronunciato il mio nome e quando quella volta lo fece, le mie orecchie accolsero quel suono come la più bella delle melodie.

"Non voglio vederti mai più immischiarti in situazioni simili, ok?" Annuii, afferrando il concetto.

Uscii dal piccolo sgabuzzino, ancora scossa, e mi diressi verso la mensa.
Chloe probabilmente mi stava cercando. Mi guardai intorno, nella speranza di scorgere la sua chioma bionda.
Riuscii ad individuarla. Era seduta con due ragazze che avevo visto un paio di volte.

"Oh, Eccoti Kylie"
Mi invitò a sedere al suo fianco.
Cercai di ricordare i nomi delle ragazze, ma senza ottenere grandi risultati.

"Sono Emily, lei Madison, ma puoi chiamarla Maddie" Mi informò la rossa di fronte a me. La ragazza al suo fianco accennò un sorriso che ricambiai. Sembravano simpatiche, forse mi avrebbe fatto bene farmi qualche amica.

"Praticano il corso di teatro con me!" Intervenne Chloe entusiasta.
Mi ero completamente scordata delle attività pomeridiane.
Avrei avuto la prima lezione di fotografia in poche ore ed io lo avevo già rimosso dalla mente.

"Non ti ho mai vista in giro" Affermò Maddie, giocherellando con una ciocca dei capelli neri.
"Sono qui da meno di un anno, e tendo a passare inosservata" le risposi francamente.
"Capisco. Bè, non tutte sono come lei" Lanciò un'occhiata quasi schifata a Jenna, appena passata di fianco al nostro tavolo.

Aveva i capelli in disordine, piuttosto strano per una come lei, ma quando vidi comparire Caleb, dietro quest'ultima, non mi fu difficile capirne la motivazione. Probabilmente il misterioso moro non si era neanche accorto della macchia di rossetto sulla sua felpa grigia.

Deglutii a fatica quando me ne accorsi, e scostai lo sguardo con ribrezzo.
Entrambi si accomodarono ad un tavolo poco distante dal nostro, insieme a Bret ed una ragazza, probabilmente amica di Jenna.

I suoi occhi si posarono sui miei.

Abbassò lo sguardo, e quando si accorse dell'indumento sporco, incurvò le labbra ammiccanti in un sorriso sghembo.

Era passato da urlarmi contro a beffarsi di me.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora