38. Bisogno di andar via.

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"Signorina Bennet, la lezione sta per finire, ascolti almeno le ultime tre parole!" Sussultai, ricomponendomi imbarazzata.
"M-mi scusi professore" balbettai.

Due ore di matematica erano davvero troppo per me e per il mio cervello immerso nei vividi ricordi del giorno prima.

Tuttavia dopo qualche minuto la campanella suonò, e potei lasciare l'aula, sede di terribili lezioni.

Chloe non era presente a scuola, per via della febbre che l'aveva colpita, perciò dovetti raggiungere sola la mensa.
Posai le mie cose ad un tavolo qualsiasi,  Caleb ancora non lo avevo visto.

Mi misi in fila, per ricevere il pranzo, e tornai al tavolo, ritrovandomi di fronte l'ultima persona che avrei voluto incontrare. Mi fermai di colpo.

"D-Dylan, che ci fai qui?"
Farfugliai. Erano giorni che non si era fatto vivo, e sinceramente, per me era meglio così.
"Non arrabbiarti, per favore" scossi la testa titubantemente.
"E soprattutto non andartene"

Pensai che fosse stato stupido farlo così mi sedetti. Forse se ne sarebbe andato lui, di lì a pochi minuti.
"Volevo parlarti, una cosa breve"
Sospirai. Non avevo questa gran voglia di ascoltarlo ancora.

"Sono stato un coglione"abbassò lo sguardo. "Ho detto e fatto cose che non dovevo fare, ma mettiti nei miei panni. Io ero innamorato di te, Kylie, e quando mi hai lasciato, io non ci ho visto più. Un cuore ferito è capace di molto, credimi" incrociai i suoi occhi, erano lucidi.

"Dylan, questo lo capisco, ma ciò non giustifica tutto" Affermai.
"Lo so, diavolo, ma questa situazione mi spezza. Il saperti così lontano dopo i momenti che abbiamo passato insieme è massacrante" Distolsi lo sguardo.

"Anche se ti dessi ragione le cose tra noi non cambierebbero" dissi onestamente. "Infatti non ti ho chiesto di tornare con me, perché so che non lo faresti, ma voglio solo che tu mi dia una chance per ricostruire un secondo rapporto, d'amicizia intendo" mi risistemai sulla sedia nervosamente, la situazione mi stava agitando.

"Domani al pub vicino la scuola, vieni con me, a mangiare...un hamburger" alzò le spalle, come se fosse una cosa da niente.

Riflettei qualche istante, non c'erano cattive intenzioni nei suoi occhi, certo l'idea non mi entusiasmava, ma volevo essere buona, anche per evitare il troppo imbarazzo con Chloe, che sicuramente era a conoscenza di tutto.

"D'accordo, ma se qualcosa non va, torno a casa" sorrise a trentadue denti.
"Grazie, davvero!"

***

Poco prima di lasciare la scuola, nel cortile, estrassi dalla tasca dei jeans il cellulare, con l'intenzione di rispondere ad un messaggio che mio padre mi aveva inviato qualche istante prima:

Ho avuto un problema di lavoro, nel weekend non ci sarò, ti spiego meglio a casa.

Sospirai, non avevo alcuna voglia di restare sola in casa, la sua presenza a sento si percepiva solitamente ma era comunque qualcuno che mi avrebbe aiutato in un momento d'aiuto qualsiasi.

Mossi rapidamente le dita sulla tastiera, nel tentativo di digitare una risposta che nascondesse la mia delusione.

Non ebbi il tempo di inviare, poiché in un attimo il telefono mi venne strappato di mano.

Alzai lo sguardo solo nel momento in cui, venne brutalmente scaraventato a terra da una mano, per forza di cose, perfida come poche. 

Con la bocca spalancata e l'espressione incredula, mi voltai verso l'artefice di quel gesto.
"Jenna ma che hai fatto?" Gli schiamazzi dei ragazzi vicini iniziarono a riempire quell'aria pesante.

"Oddio scusa!" Squittì divertita.
Scossi la testa, chinandomi sul cellulare, con ormai il vetro frantumato.
Mi accertai che almeno il dispositivo funzionasse, ma il risultato fu negativo.

Rotto, completamente.

Mi alzai lentamente, mentre le mie orecchie udivano spietate parole.
"Ti avevo detto di metterti da parte, tesoro!" Sorrise falsamente scatenando in me solo ulteriore rabbia. 

Fu solo quando la sua voce mi raggiunse che riacquistai il controllo.

"Che cazzo hai fatto?"  Ringhiò alle mie spalle spegnendo le risate degli spettatori. "È stato solo un piccolo incidente, il telefono si è rotto" scrollò le spalle alzando gli occhi all'insù.

"Non me ne frega un cazzo delle tue stronzate, voglio solo che tu muova il culo e ti dia da fare per comprarne un altro" asserì, lasciando i presenti di stucco, me soprattutto.
"Ma di che stai parlando, Caleb? Non sprecherò il mio tempo per questa ragazzina" affermò, guardandomi con disprezzo.

"Per pensare a come romperle il cellulare il tempo lo hai trovato, o sbaglio?" L'espressione beffarda della ragazza venne sostituita da una smorfia.
Fumante di rabbia, afferrò l'amica per un braccio, ed uscì di scena sotto gli occhi increduli di tutti, i quali se ne andarono dopo pochi attimi osservando lo sguardo fulminante di Caleb.

"Grazie" mormorai a testa bassa.
"Te ne comprerà un altro" Affermò con convinzione.
"Perché dovrebbe?" Replicai tristemente. "Perché gliel'ho detto io"
Sorvolai quanto aveva detto, ne avrei riparlato solo quando un nuovo cellulare si sarebbe ritrovato tra le mie mani.

"Non sono una che perde la pazienza facilmente, ma sto arrivando al limite" sentenziai gesticolando nervosamente.
"Immagino cosa possa scatenare una Kylie inferocita!" Mi schernì, sorridendo. "Un giorno lo scoprirai signorino e smetterai di prendermi in giro!"
Lo misi in guardia scherzosamente.

"Senti volevo chiederti scusa, per ieri intendo..." tornò serio.
"Non volevo offenderti o ferirti" precisai. "Non lo hai fatto" sostenne, guardandomi intensamente.
"Allora perché te ne sei andato?"

"Alle volte ho solo bisogno di farlo"

Ed evidentemente, quella era una di quelle volte, perché mi lasciò lì, sola, con altri mille punti interrogativi da aggiungere alla collezione.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora