43. Il momento della decisione.

14.5K 457 148
                                    



Tornata a casa, con la testa e il cuore che di star fermi non ne volevano sapere, non ebbi il tempo di sedermi, che il telefono di casa squillò.

Chi poteva mai essere di venerdì pomeriggio, se non Chloe?

"Dimmi tutto" la incitai sbadigliando. "Dunque Kylie, avrei voluto dirtelo di persona, ma non resisto più"
Si schiarì la voce.
"Io e Bret abbiamo...ufficializzato le cose" per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.

"Oh mamma! È una notizia bellissima, sono davvero contenta per voi" esclamai entusiasta. Almeno per loro le cose andavano bene.
"Lo so, grazie! E per questo stasera avevamo pensato di organizzare qualcosa, invitando anche te" Corrugai la fronte.

"Aspetta, non intenzione di fare il terzo incomodo! Non se ne parla!" Sentenziai. "Ma no, non preoccuparti non ci sarai solo tu, verrà anche qualche amico. Dai ti aspettiamo per le nove al solito pub vicino casa tua" Mi informò.
"Va bene, allora a dopo"

***

"Poi la commessa ci ha beccati nel camerino e siamo dovuti scappare!" Appoggiai, sbuffando, la testa su una mano. Se solo avessi saputo che gli amici di cui parlava Chloe erano Jacob e la sua bionda, molto probabilmente avrei con piacere declinato l'invito.

Da quando c'eravamo seduti al tavolo, non avevano fatto altro che discutere di tutti i luoghi e modi in cui lo avevano fatto e rifatto.

"Ok ok, se abbiamo finito noi andremmo a ballare" affermò Bret, prendendo per mano la neo fidanzata.

Colui che suonava, aveva scelto un repertorio di canzoni molto dolci e delicate, niente a che vedere con quelle robacce delle feste.

Tutto perfetto, tranne che per me.

Anche Jacob e Kate, così si chiamava la ragazza, si erano dati alle danze ed io ero sola come un palo ad osservare la scena.

"Sembri un po' triste" Mi voltai in direzione della voce che avevo udito.
Un ragazzo alto e magro mi guardava sorridendo.

"Jake" aggiunse porgendomi la mano. "Oh io sono Kylie. Non vorrei sbagliarmi ma mi sembra di averti già visto" annuì. "Probabilmente mi avrai visto con Caleb, sono un suo amico" spiegò.
"Ti va di muoverti un po'?"

Ci pensai qualche istante, poi accettai. In fondo non era proprio uno sconosciuto.

"Va bene ma non sono brava, non ho mai ballato" ammisi.
"Tranquilla neanch'io" sorrisi e mi lasciai trascinare dalle sue mani verso il centro della sala.

Posò le mani sul mio busto, ed io sulle sue spalle, mantenendomi a debita distanza. Per una timida come me, quella situazione era davvero troppo imbarazzante. Ero convinta di essere già arrossita come una stupida.

Ballammo, se così si poteva definire il nostro avanti e indietro,qualche minuto, poi qualcuno ci interruppe.

E chi se non lui?

Il cuore prese a pulsare più velocemente, stentava a credere che come se niente fosse aveva in un modo o nell'altro fatto intendere a quel ragazzo che doveva andarsene.

"Qui ci penso io" Jack alzò le mani in segno di resa, ed io lanciai Caleb un'occhiata interrogativa.
Fu solo quando sentii le sue mani stringersi con forza sui miei fianchi, che capii quali fossero le sue intenzioni.

"Cal, che stai facendo?" Domandai stanca dei suoi comportamenti. 
"Voglio ballare, non vedi?"
Alzai gli occhi al cielo e feci per andarmene, ma lui mi bloccò.

"Non farlo, per favore" quasi mi supplicò, incastrando il suo sguardo nel mio.
"Ho bisogno di chiederti scusa" strabuzzai gli occhi. Cosa avevo davvero sentito?

"Non avrei dovuto trattarti così" rimasi in silenzio, non sapendo cosa dire.
"E non sopporto l'idea che tu sia così incazzata con me" un sorriso scappò alle mie labbra.

"Non ti facevo un tipo capace di ammettere i suoi errori" dissi.
"Beh, neanch'io conoscevo il tuo lato più aggressivo" Si morse il labbro carnoso, spedendomi dritta in paradiso.
"Uff, nemmeno io lo conoscevo, ma a quanto pare ti diverti a far uscire il peggio di me" constatai.

"Può darsi, e hai anche detto una parolaccia" strinse i denti.
"Stavo solo riproponendo quello che avevi detto tu" Mi difesi.

"Perché fai così?"
In un attimo tornai seria.
"Così come?"

"Voglio dire, perché continui con questo tira e molla?" Aumentò la presa sul mio corpo.

"Perché ho paura di quello che accadrebbe se tirassi e basta"

Le mie mani cinsero il suo collo.
"Allora non baciarmi"
"Non posso, io non riesco a fermarmi" ammise sommessamente.
"E io non riesco a far finta che il tuo evitarmi non mi faccia male" risposi sperando che capisse.

"Dovremmo trovare una soluzione" suggerì.
"Io so quello che voglio"
"E che cosa vuoi, piccoletta?"
Le sue dita vagarono sulla mia schiena, fino a raggiungere la pelle nuda che tremò al suo tocco.

"Sei troppo sveglio per non averlo ancora capito" Mormorai contro la sua bocca ormai troppo vicina.
"Il problema è che tu non vuoi quello che voglio io" sospirò.
"Non è così semplice"

"Siamo noi che stabiliamo se un qualcosa è semplice oppure no" socchiuse gli occhi.
"Non tentarmi o finisce male"

"Non voglio soffrire così, non ogni volta che ti allontani dopo avermi fatto toccare il cielo" Aggiunsi.
"Non mi piace l'idea che tu stia male per me" sussurrò, lasciando un bacio leggero sulla mia mandibola.

Una scarica elettrica mi percorse la spina dorsale.
Quella sera era particolarmente lanciato. 

"E allora scegli quale strada prendere, non c'è altra soluzione"

Dei colpi di tosse richiamarono l'attenzione di entrambi.
"Ehm...volevamo solo dirvi che noi pensavamo di andare"
Caleb assottigliò lo sguardo in direzione dei nostri amici.

Non servì altro per farli allontanare con la coda tra le gambe.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora