11. Quella mimima parte di lui.

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Le lezioni terminarono in fretta, ma per mia sfortuna, avrei dovuto ancora affrontare il corso di fotografia, prima di poter rientrare a casa.

Con malumore, salutai Chloe, e mi diressi verso l'aula dove si sarebbe tenuta l'attività. Mancavano solo cinque minuti, ma decisi comunque di fermarmi alle macchinette della scuola per bere un caffè, mi avrebbe aiutato a rimanere sveglia. Ero davvero sfinita dopo la serata precedente.

Le cercai dove ricordavo fossero, ma con mia sorpresa non le trovai.
"Mi scusi, sa dove sono le macchinette?" Domandai cortesemente ad un custode. "Sono state rimosse a questo piano, sono presenti a quello superiore, difronte i bagni" Ringraziai e salii rapida le scale. Sarei arrivata in ritardo se non avessi fatto in fretta.

Inserii le monete, selezionando il numero della bevanda, ma la macchinetta si bloccò. Accidenti!
Era uno dei principali motivi, per cui non mi avvalevo quasi mai di quegli aggeggi infernali.

"Problemi?"
Domandò una voce alle mie spalle.
Non mi ci volle molto a riconoscere quella voce come quella di Caleb.
"Ehm, credo che non funzioni"
Dissi indicando la macchinetta.
La voce mi tremava, senza che ne conoscessi il motivo.

La verità era che la mia mente si scollegava ogni qual volta che la sua figura si trovava a pochi metri da me.

Lo osservai digitare concentrato qualcosa, fin quando il liquido fumante non iniziò a ricadere nel bicchierino di plastica. "Come hai fat..."
"Se non premi quel pulsante in basso a destra, non parte" spiegò preciso.
"Oh, non lo sapevo" dissi soltanto.
Abbassai lo sguardo imbarazzata, ed afferrai il bicchiere.

Caleb se ne andò senza dire altro.

Bevvi l'ultimo sorso di caffè, ed iniziai a correre fino all'aula. Ero in ritardo, perbacco. Entrai rapidamente in classe.
"Mi scusi, ho avuto un imprevisto."
Cercai di giustificarmi con l'insegnante, che non conoscevo ancora.
"Tu sei?" Domandò, squadrandomi. "Bennet, Kylie Bennet"

"Puoi sederti dove trovi posto, ma credo sia rimasto solo il banco in ultima fila, di fianco al compagno Moore"
Cosa? Cercai di realizzare, che ci faceva al corso di fotografia?
Raggiunsi il mio banco, sotto lo sguardo attento di Caleb, che mi osservò di sottecchi per l'intera ora.

La lezione fu più accattivante di quanto pensassi. Tuttavia, essendo la prima, il professore si era limitato ad una semplice introduzione e noi ad ascoltare.
Caleb, aveva tenuto la testa china tutto il tempo, non doveva essere molto interessato.

Mi diressi verso l'uscita della scuola.
Lui era già lì, davanti alla sua moto parcheggiata al solito posto.
Mi avvicinai senza un valido motivo. "Anche tu..." mi bloccò all'istante.
"Si, anch'io ho scelto questo corso" Sospirai, mi infastidiva il fatto che dovesse costantemente interrompermi.

"Non c'è bisogno che ti agiti, cercavo solo di intraprendere una normare conversazione" borbottai.
Lui mi guardò stranito.
"Una normale conversazione? Hai almeno capito chi stai parlando?"
Una risata amara scappò alla sua bocca.
"Non vedo cosa ci sia di strano" Ammisi.

"Ho picchiato a morte un ragazzo davanti ai tuoi ai occhi ieri sera, e non hai ancora capito cosa c'è di strano?"
Mi mordicchiai un labbro tesa.
"Va bene, non ti disturberò oltre" Mormorai con tono basso e la testa china.
"Ciao" Ancora una volta non rispose.
Ormai avevo perso le speranze.

Inutile dirlo, ero dispiaciuta per la sua reazione. Volevo soltanto essere gentile con lui, al contrario suo.
Decisi di lasciar perdere, per quanto mi fu possibile, e salii sul primo bus che mi sostò difronte.

***

"Quindi come è andata?"
Domandò Chloe, dall'altro capo del telefono.
"Direi bene, l'ho trovato molto interessante. C'era anche Caleb" Le riferii.
"Sul serio? Non lo facevo tipo da fotografia!" Già, neanche io, ma a quanto pare lo era.

"Sai, credo di stargli antipatica"
Ammisi tristemente. Nella mia breve vita a Los Angeles non avevo mai avuto cattivi rapporti con i miei coetanei, ma da quando abitavo a Chicago la situazione era cambiata notevolmente.
"Non è un grosso problema, a lui sta antipatico chiunque" Le sue parole furono di conforto solo in parte.

"E poi, come ti è venuta in mente questa cosa? Non vi siete mai scambiati una parola" Osservò lei. Mi resi conto solo allora di quanto fosse rimasta indietro con l'intera storia, così decisi di raccontarle almeno in parte quant'era accaduto. Non che fosse poi qualcosa di così eclatante.

"Wow, non sapevo di tutto ciò. Se Dylan sapesse, andrebbe su tutte le furie"
Giusto Dylan. Avrei dovuto chiamarlo per sapere come stava ma ero troppo presa dalla faccenda di quel ragazzo scorbutico. "Comunque quello che posso dirti è di fare attenzione. Caleb è molto strano.
So che la cosa può intrigarti, ma non cadere in una delle sue trappole o potresti non uscirne. È molto pericoloso frequentare una persona come lui.
Sono molte le cose che il suo lavoro implica. Ciò che tu hai visto, è solo una minima parte."

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora