60- L'Ospedale San Mungo

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Me ne sto seduta su una sedia al quinto piano dell'ospedale San Mungo con tutti coloro abbastanza caparbi da riuscire ad essere accettati come visitatori.

In pratica, una cospicua lista: io, Ilary e Fabian, il signore e la signora Alley, infine la professoressa McGrannit. Ho sentito dire che anche molti altri avrebbero voluto esserci, compresi i ragazzi di Grifondoro e Madame Pomfrey, ma a quanto pare la nostra presenza era più che sufficiente.

Vorrei che questo silenzio mi procurasse un qualche senso di calma, ma la mia testa è così piena di pensieri che è difficile anche solo farci caso.

Quando Finnr aveva oltrepassato la barriera di nebbia, subito dopo ne era uscito Lucien e le nubi si erano dissipate. Era crollato a terra, Fabian lo aveva preso appena in tempo.

Sembrava che stesse dormendo, ma era freddo come il ghiaccio ed il suo battito si sentiva appena. Inoltre, gli era successo qualcosa: tra i suoi capelli biondi erano spuntate delle ciocche scure, quasi nere. Doveva essere una sorta di incantesimo cambia-colore, ma non di quelli che usavamo noi per scherzare. Questo era più profondo e oscuro.

Avevamo cercato di tornare al punto di partenza, in Islanda, materializzandoci grazie al diario di Umbert Alley e le abilità di Ilary, ma ci ritrovammo non so come ad Hogwarts.

La McGrannit ovviamente si trovava ovunque ci fossero colpevoli di guai come noi. Niente ramanzine e punizioni questa volta: solo uno sguardo raggelante ed una materializzazione d'emergenza al San Mungo.

Da li i ricordi sono un po' confusi.

So che i signori Alley erano arrivati subito e che, nel frattempo, la notizia del famoso quartetto più avventuroso del castello in ospedale si era già sparsa tra gli studenti. So che le infermiere in tenuta verde lime ci avevano infine scortato a destra e a manca per i piani dell'edificio per controllare che stessimo bene.

Quando avevano capito che nostri sguardi spezzati, le mani tremanti e la scarsa capacità di formare frasi di senso compiuto erano dovuti semplicemente allo stress accumulato, ci avevano portato qui dove siamo ora, nella sala degli ospiti, imponendo il divieto ai restanti ospiti di rivolgerci la parola.

La McGrannit, con lo zampino dei Valentine e di mio padre, era riuscita a bloccare i giornalisti del Ministero e gli Auror: certo non c'era bisogno di uno scandalo nel mondo magico, non ora, non adesso.

Nel frattempo, Fabian era riuscito a riprendere l'uso della parola e a spiegare per grandi linee ciò che era successo in Islanda, rendendo un po' più facile il nostro soggiorno.

Da allora, deve essere passato un giorno. Forse di più. Non ne sono certa.

"Ha chiesto di te"

L'infermiera dovette ripeterlo più volte prima che io la sentissi.

"Si è svegliato?" dico subito con voce roca, alzandomi di scatto. Gli altri mi guardarono.

"Da qualche ora. Ha parlato con i medici e la vostra professoressa. Ha chiesto di una certa Orion Storm. Mi hanno detto che sei tu" spiegò lei con un sorriso pacato.

Rivolgo uno sguardo agli altri, che come me morivano dalla voglia di vederlo.

Fabian ed Ilary accucciati su una sedia, i signori Alley con le mani intrecciate e gli sguardi stanchi. Avevano aspettato una notte ed un giorno per poter sapere qualcosa, eppure lui aveva scelto di vedere me per prima.

Io, che sono stata la meno utile nella sua impresa, che non sono neanche stata in grado di capire che il mio Lucien stava male, che aveva bisogno di aiuto.

Scesi con l'infermiera dall'aria gentile al quarto piano, riservato alle lesioni da incantesimo e gli incurabili. Althea Lois Desiree stava dormendo in una di quelle stanze.

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