52- I Brillafiori

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Cura delle Creature Magiche è la mia materia preferita, come sapete tutti quanti, ed il nostro insegnante è assolutamente fantastico.

Il professor Hagrid è l'unico insegnante per cui non provi neanche un solo briciolo di odio. Persino per la McGrannit, che considero come mia madre adottiva, non posso nascondere una certa repulsione, dovuta alla sua materia orribile per lo più. Se sapessi farlo, mi trasfigurerei in una papera pur di non dover studiare quei dannati incantesimi.

A dire il vero, credo di essere l'unica che ama alla follia il professor Hagrid: tutti gli altri trovavano le sue lezioni pericolose e pensavano che fosse matto.

Non è matto, per la cronaca, è solo che gli piacciono cose fuori dal comune. E poi ne ha vissute così tante, ritenerlo in qualche modo fuori di testa è un affronto nei confronti di tutta la comunità magica.

In questo momento sono diretta a passo svelto verso la sua capanna da guardia caccia.

Il professore mi aveva invitato, come aveva sempre fatto nell'arco degli ultimi sette anni, ed io mi sono portata Ilary, Fabian e Lucien.

Non erano troppo entusiasti, ma io credo che una pausa faccia bene a tutti: con gli esami alle porte, l'ansia sta iniziando a diventare insostenibile per chiunque: crisi da parte di tutti gli studenti dell'ultimo anno sono frequentissime, come anche casi di alunni portati al digiuno per lo stress o l'insonnia per più notti di seguito.

Non avendo mai dormito bene, non posso capire quest'ultimo, ma certo capisco che non lascerò che quest'aria perfida sovrasti me ed i miei amici. Non ora che siamo così vicini alla fine, non ora che manca poco.

Busso alla pota e Zanna, il vecchio cane di Hagrid, iniziò ad abbaiare, scodinzolando e tenendosi in piedi a fatica.

Il professore ci aprì con un sorriso, cosa che fece formare delle piccole rughe intorno alle sue guance rosse. " 'Giorno, ragazzi" disse con quella sua voce profonda.

"Buon pomeriggio, professor Hagid"

Entrammo con serenità, sedendoci intorno al grande tavolo che occupava la maggior parte della stanza. Bevemmo del tè bollente, una speciale miscela di foglie di te verde e semi di pepe di caienna e

Argomento della conversazione: la cura di un piccolo drago, e stranamente anche Ilary e i ragazzi sembravano interessati.

Parlammo di banalità: il professore ci chiedeva delle nostre giornate, se tutto stesse andando bene, se stavamo studiando a dovere, se avevamo intrapreso qualche nuova avventura.

Sarebbe stato bello potergli rispondere in modo degno, ma la verità era un'altra.

Le giornate erano veloci e terribilmente incasinate, avere un secondo di respiro era impossibile. I voti bastavano appena, dato che quasi tutti i professori avevano deciso di alzare gli standard in vista degli esaminatori del ministero, noti per essere spietati; e non importava quanto tu passassi le ore con il naso nei libri, nulla bastava. Di avventure ce ne erano ben poche: era già un miracolo poter passare un pomeriggio a prendere il te, figuriamoci cacciarsi in una impresa.

Hagrid smise subito quando notò i nostri sguardi spegnersi.

Si alzò dalla sedia di scatto, rischiando di rovesciare tutto per terra.

"Qui dentro si sta troppo stretti!" esclamò, prendendo il suo caro ombrellino rosa dall'appendi abiti. "Meglio stare da un'altra parte. Ho un posto proprio carino che sono certo vi piacerà tanto, ne sono certissimo!" disse entusiasta.

Curiosi ci alzammo dalle sedie e lo seguimmo, iconici in quella fila indiana che pareva uscita da un libro di favole: una serpe inespressiva in Vans slacciate, una cornacchia preoccupata nella sua giacca di jeans, un grifone avventuroso con camicia di flanella e maglione da Quidditch, un tasso emozionato in stivali e gonna lunga, a capo un mezzo gigante dalla barba colma di fili d'argento determinato.

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