8- Il Cappello Parlante

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"Ma noi ci siamo mai raccontati come siamo stati smistati?"

Era un giorno come altri ad Hogwarts, e noi studenti ce ne stavamo seduti nel giardino del castello; studiando e nel contempo godendoci la bella giornata di Ottobre.

Io ed i ragazzi siamo sotto il salice, ovviamente, dato che questo è il nostro posto sin dal primo anno.

È un luogo di prestigio, ambitissimo perché ispira una certa importanza, ma è chiaro a tutti che provare a sottrarci l'ombra dell'albero sarebbe come condannarsi a morte da solo.

A ripetere a memoria gli incantesimi ci sia annoia facilmente, specie quando non puoi mettere in pratica un bel niente, e non è difficile che la mente inizi a vagare.

Infondo, a quella domanda non è che ci ho pensato molto.

Un secondo guardo una nuvola e credo assomigli ad un serpente, un secondo dopo mi chiedo come starei con i capelli biondi, l'attimo successivo ancora ho fame, poi penso che è da un po' che non preparo una bella tisana agli aghi di pino, che non vedo l'ora che arrivi l'estate e poi ecco che arriva il pensiero intelligente.

"Beh, ci siamo seduti sullo sgabello, cinque minuti, il cappello grida la tua casata e BAM! Sei dentro" rispose Lucien, non afferrando il concetto.

"Non era questo che intendeva" lo riprese Ilary.

"Ma dici i pensieri del Cappello Parante su di noi?" chiuse Orion, posando il libro.

Era ovvio che di incantesimi non se ne poteva più: quello era il momento di qualche bella storia.

Come era giusto che fosse, iniziò Ilary; che proprio quel giorno fu la prima di noi ad affrontare il grande terrore per lo smistamento.

"Beh, io ero la prima quel giorno. Penso che non sono mai stata così ansiosa in tutta la mia vita: il mio futuro era nelle mani di un cappello ed io non potevo farci nulla! Sapevo che mia madre era andata in Corvonero, come mia nonna e tutte quelle prima di lei; ma di cosa dovessi fare io niente. Continuare la tradizione non mi sarebbe dispiaciuto, ma cambiare strada era così eccitante. Sapete, essere un po' speciali. Così, quando la McGrannit mi mise il cappello in testa, strizzai gli occhi e sperai che facesse in fretta. 'Ma che fai, vuoi forse smettere di respirare? No no no, qui ci sono tanti progetti per il futuro, non mandare tutto in malora!' mi disse. Mi propose Grifondoro, ma in cuor mio sapevo che non era cosa per me; io ero quella che passava tutto il giorno sul libri, non una tipa da feste e risate incontrollate. Tre secondi spaccati e già sapevo che ero diventata Corvonero. Come se lo avessi sempre saputo, come se non ci fosse una casa diversa in cui andare"

Come sembrava felice la mia cornacchia; sorrideva spontaneamente al solo ricordo di quell'evento. Sorridemmo tutti, tranne Lucien, che prese subito parola.

"No no, a me è stato molto più complicato. Ero davvero scosso quel giorno, molto più di una semplice ansia. La notte prima non chiusi occhio: sembrava tutto troppo per me. Avevo passato gli ultimi giorni ad esercitarmi con gli incantesimi più facili e non me ne andava bene uno; avevo paura di non essere all'altezza per nessuna casata. Così il giorno dello smistamento camminai a testa alta verso quello sgabello: ero pronto a tutto, non mi importava più nulla! Il cappello mi disse che in un modo o nell'altro aveva visto il mio gesto; mi aveva detto che ero impavido come un Grifondoro. Mai stato così felice, ma poi mi disse che anche Tassorosso poteva essere una possibilità. 'No, ti prego' iniziai a dire, 'io voglio avere mille avventure come un vero grifone, non mettermi in Tassorosso!'. Lui rise e mi disse che tanto già aveva deciso; divenni così un Grifondoro"

Come erano cambiate le cose, da allora. Lucien era passato dall'essere un ragazzino spaurito e timido, fino a diventare un ragazzo fiero e orgoglioso. Non si chinava davanti a nessuno.

"E pensa, tu sei impazzito per una proposta: io Tassorosso lo sono diventata veramente! Il primo di Settembre, la mia mente si era divisa in due schieramenti armati: uno continuava a dire che non importava in quale casata mi mettessero, l'altra se ne stava in un angolino a struggersi. Insomma, non andava bene niente! Così mi sedetti su quello sgabello e aspettati. Certo non mi immaginavo che quel cappello si mettesse a parlare nella mia testa! Iniziò a dire 'Ma quante idee, quanti ricordi! Potresti andare tra le serpi, certo la spavalderia non ti manca ed io vedo che sei impavida, non hai paura di infrangere le regole. Certo, tu potresti... ma non potresti'. Sapevo benissimo a cosa si riferiva, mica mi ero lasciata cogliere di sorpresa. Così abbiamo iniziato a litigare: me ne stavo la a dire 'No brutto stronzo, non Tassorosso!' e lui che insisteva e insisteva ancora. Non lo so se sono un tasso perché lui doveva avere l'ultima parola o perché davvero vedesse per me una buona strada, ma gli sarò sempre grata"

E così i miei compagni raccontarono le loro storie, lasciando che il pomeriggio continuasse e le foglie cadessero.

Ma è il mio turno, lo so bene; ho iniziato questa faccenda e mi tocca anche concluderla.

"Sarà strano, ma la famiglia Valentine si è sempre vantata di una lunghissima stirpe di Corvonero, a differenza di molte altre famiglie Purosangue. Il problema è che loro non sono mica quei corvi saggi e creativi come te, Ilary, ma degli sbruffoni intellettualoidi che si credono superiori a tutti. L'idea che uno di noi potesse differenziarsi da quella via era assolutamente impensabile. Ma, lo sapete, a 11 anni non è che ne capissi molto di queste cose ed essere un Valentine come si deve non mi recava nessun disgusto. Ero sicuro del mio destino, ma quel giorno cambiò tutto. Mi misero il cappello in testa e questo vide subito che, certo, in Corvonero non avrei avuto problemi, ma non era casata per me, non fino in fondo. 'Non dico che non sei intelligente, solo che forse vuoi andare tra i corvi perché qualcun'altro ne sarebbe molto felice' mi disse. Io gli risposi che c'era la mia famiglia, e lui mi chiese 'E tu dove saresti felice di andare?'. Una domanda spiazzante: non pensavo che c'erano opzioni diverse da Corvonero per me. Gli dissi di scegliere lui: ho messo tutta la mia vita nelle mani di uno stupido cappello! Eppure quando mi disse che sarei diventato Serpeverde, non potetti fare a meno di sorridere"

E così sorridemmo, e ricominciammo a ripetere incantesimi come se nulla fosse successo.

Ogni tanto ci guardavamo cautamente negli occhi, come a controllare che fosse tutto a posto.

Io non ero un corvo, Ilary non era un grifone, Lucien non era un tasso ed Orion non era una serpe: le cose erano esattamente come dovevano essere.

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