48- Il Coming-Out

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"Vacci tu, da lui" continuavano a ripetere i tassi, indicandosi e spintonandosi verso le cucine con aria spaventata. 

"Neanche per sogno. Se continua di questo passo, infornerà anche me. Mi scambierà per un pan-cake o qualcos'altro, sarebbe la fine" disse un altro.

Parlavano di Theo Paul, ovviamente: era tutto il giorno che si era segregato in cucina, usurpando il lavoro degli elfi domestici, e niente della vita del castello sembrava convincerlo abbastanza da tirarlo fuori da quel piccolo buco nei semi-sotterranei. Rumori spaventosi provenivano dalla stanza: nessuno osava avvicinarsi più del dovuto.

"Io non ci vado. Ha le fiamme dei fornelli negli occhi" rispose un ultimo tasso.

Cose del genere non succedevano spesso, e quando arrivavano lasciavano noi studenti in giallo sempre un po' perplessi. Di solito, le persone da affrontare erano Huffle-No-Thanks dei primi anni, o qualche adolescente ribelle del quarto o del quinto. Mai succedeva che un tasso del settimo anno, nonché un Prefetto e Capo Scuola, si lasciasse prendere dalle emozioni in questo modo. 

Non posso fare a meno di fissarli e di essere confusa, se non in totale disapprovazione nei loro confronti. "Voi siete pazzi: è solo Theo" dico con un pizzico di rabbia.

Tutti i Tassorosso si girarono di scatto verso di me, tenendosi le spalle in una formazione compatta. Un rumore assordante uscì dai battenti, fece sobbalzare tutti.

"E allora vacci tu!"

Mi ritrovo spinta all'interno della cucina senza poter dire una parola di protesta.

La cucina era un disastro: sul pavimento starti di farina si alternavano a macchie di impasto, nuvole di zucchero a velo aleggiavano sul soffitto. Le pentole di rame si scontravano tra loro, spinte da una forza invisibile, mentre ciotole si mischiavano da sole sospese a mezz'aria, schizzando ovunque. Tutti i fornelli erano accesi, come il forno, ed ogni superficie era piena di teglie e torte. Gli odori erano così forti da dare la nausea.

Mi avvicino cautamente al fulcro di questo caos, una sagoma alta e sporca da capo a piedi di ogni tipo di sostanza esistente in questo mondo.

Gli poggio una mano sulla schiena, ma mi ritrovo a schivare un mestolo scagliato sulla mia testa a velocità allarmante. 

Il viso di Theo era una maschera di agitazione, lentiggini, farina e marmellata di lamponi. 

"Scusa" disse distrattamente, continuando a fare ciò che stava facendo.

Lo guardo, scrutandone i dettagli e preoccupandomi. Il Theo Paul che conosco non è questo, ne sono certa: cosa me lo ha portato via?

Mi siedo su uno sgabello decisamente troppo basso, mentre con la coda nell'occhio vedo degli elfi domestici che tremavano dietro la tenda della dispensa.

"Theo? Per caso qualcosa non va?"

Lui fece spallucce, rovesciando il contenuto di una teglia dentro un barattolo. "No. Tutto bene" disse indifferentemente, come se tutto questo fosse assolutamente normale.

"Theo. Hai infornato due teglie di muffins al cioccolato, hai glassato una torta con la crema al burro e la hai decorata interamente a mano, hai fatto i biscotti al burro di arachidi e stai per infornare un'altra cheese-cake. Hai persino fatto una composizione di frutta e cioccolato e confezionato tre barattoli di marmellata. Credimi, non stai bene"

Mi lanciò uno sguardo vago. "Sto bene, ti dico. Benissimo"

Nel dirlo fece volare un altro mestolo. 

"Ed io sono Corvonero" dico con ironia. "Per favore, mi vuoi dire che cosa ti è preso? Sei stranamente... ansioso"

"Ansioso io? Non farmi ridere!"

These DaysWhere stories live. Discover now