19- Ricordi Oscuri

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Questa notte, sognai. Però 'sognare' non è il verbo adatto, no, sarebbe meglio dire che ricordai.

Era un giorno a caso, forse gli ultimi giorni di Ottobre, forse proprio il giorno di Halloween del nostro terzo anno.

Il terzo anno è sempre una anno particolare, e anche se tutti dicono che non c'è un perché, io so che c'è.

A 13 anni si inizia ad entrare in quella fase strana che è l'adolescenza, anche se hai messo piede dentro e mezzo fuori, e non lo vuoi assolutamente ammettere.

In quel giorno a caso, io e Fabian ci scervellavamo per inventare un grandissimo scherzo da fare durante la cena di Halloween; non volevamo neanche che Ilary e Lucien lo scoprissero perché con loro era stata fatta una scommessa: se fossimo riusciti a fare uno scherzo talmente pauroso da far spaventare tutta la scuola, tutte le loro caramelle sarebbero passate a noi. Sapevano che avevano la vittoria in pugno, dato che io e Fabiana fare pini siamo sempre stati una frana.

L'idea alla fine era arrivata nelle nostre menti, piccola ed innocente, mentre ce ne stavamo sotto il salice davanti al Lago Nero, che già da allora era nostro e di nessun altro.

Il nostro professore di Difesa contro le Arti Oscure, il signor Mutius, ci aveva presentato una creatura davvero insolita durante una lezione precedente: un Molliccio.

Diceva che erano esseri muta-forma, che potevano trasformarsi nella più grande paura della persona che si trovavano davanti.

Quale scherzo pauroso poteva battere un Molliccio?

La ricerca non si rivelò poi così difficile; sapevamo che ai Mollicci piacevano i posti bui, stretti ed umidi, e nei sotterranei luoghi del genere abbondavano, così come abbondavano quelle creature.

Era bastato chiudere gli occhi e gridare un bel 'Riddikulus' per catturarne uno, tenuto poi prigioniero in un baule sigillato.

Così la cena di Halloween arrivò, ed io e Fabian eravamo prontissimi a mettere in atto il nostro spettacolo spaventoso.

Era tutto pronto, nessuno si aspettava quello che infine successe, neanche noi.

Tutto ebbe inizio durante la seconda portata del buffet; che i professori si erano tranquillizzati all'idea che nessuno avrebbe combinato nulla, gli studenti erano tutti una risata, ed Ilary e Lucien ci sfottevano dato che avevamo miserabilmente fallito nella scommessa.

Noi facevamo finta di nulla, ma appena facemmo un cenno con le bacchette, il baule si aprì ed il panico si scatenò nella Sala Grande.

Non ci volle molto per capire che era stata una pessima idea.

Dicono che i Mollicci, se circondati da molte persone, si confondono; ma il nostro se mai diventava persino più potente e spaventoso.

Un secondo era uno sciame di vespe, poi un vampiro che si gettava su uno studente, e subito dopo era un drago, un drago così grande da occupare metà della sala, e tutti gli incantesimi del mondo non sembravano fermarlo, tanto che era grosso.

Si fosse limitato a fare tanta paura... ma no, lui aveva fame di terrore, e noi studenti eravamo terrorizzati.

E poi, poi avvenne la tragedia.

Era una Tassorosso del primo anno, si chiamava Althea Lois Desiree.
Era magra come un giunco e aveva sempre le occhiaie; dicevano che soffriva di incubi notturni ed era già bella malaticcia di suo. Anche io avevo gli incubi, ma nessuno se ne fregava a parte Theo, quindi io mi facevo solo i fatti miei.

Il Molliccio la prese subito: iniziò a cambiare come un film messo a velocità X 10, ogni incubo che quella bambinetta avesse mai fatto le si materializzava davanti in pochi attimi in cui lei urlava come una pazza, gli occhi sgranati e le lacrime a cascate.
Non riusciva neanche a fuggire, e lei mica lo sapeva come si faceva l'incantesimo 'Riddikulus'.

Nessuno aveva mai visto una cosa del genere.

La creatura l'aveva avvolta e neanche più urlava, lei.

Il preside Saturnus con l'aiuto della professoressa McGrannit erano riusciti infine a domare la bestia, ma Althea era come addormentata.

I giorni passavano, ma la tassetta non si svegliava.

Gli studenti erano stati tutti obliviati, uno ad uno, ed i giornali erano stati messi a tacere dal Ministro della Magia in persona.

Ed io e Fabian? Eravamo andati noi stessi a confessare i nostri crimini, in lacrime come due mocciosi quali un poco eravamo, ma gli adulti non ci avevano creduto subito, ed eravamo stati costretti a bere per due volte la pozione Veritaserum e a farci rovistare nella testa da dei Legiliments del ministero, poi anche dal Cappello Parlante, per essere sicuri.

Ci minacciarono di espulsione, ma non lo fecero. Chi sa perché.

Nessuno ne parlò più, nessuno ricordava di Althea Lois Desiree, se fosse mai esistita o che fine avesse fatto.

La punizione per me e Fabian fu di ricordare, e non dimenticare mai.

La tassetta era in coma al Sant Mungo, ospedale magico, e noi tutte le estati la andavamo a trovare.

All'inizio eravamo molto tristi ed imbarazzati, poi l'imbarazzo andò via e rimase solo la tristezza.

Le si raccontava di Hogwarts, delle nostre avventure che un po' erano anche per lei, delle albe e dei tramonti, del vento d'autunno, la neve invernale, i boccioli primaverili e dell'estate. Finiva sempre che noi ci ritrovavamo a scusarci per quello che le avevamo fatto.

Capii che sognavo quando Althea si svegliò, ma nella realtà lei non si era mai svegliata.

Mi sveglio pure io, sotto il rumore di un rombo di tuono.

Le tempeste mi fanno paura, sin da quando ero bambina. Mio padre mi diceva di non avere paura, perché gli Storm erano tempeste e i fulmini ci proteggevano, ma io non ci avevo mai creduto.

Così smetto semplicemente di dormire, raggomitolandomi nelle coperte e sperando nel perdono.
Di chi, però, non lo so.

These DaysWhere stories live. Discover now