40- La Sera delle Stelle

13 2 0
                                    

Camminare per i corridoi non è mai stato così difficile: tutti credono che sono stata io a fare quello brutto scherzo a Celia Smith, ma si sbagliano. Quel folle di Lucien ha avuto la brillante idea di fare il supereroe, insieme a Fabian, Theo e ( non ci posso neanche pensare) Mike.

Come gli è saltato in mente di fare una cosa del genere?!

Pensieri come questo mi assillando da tre giorni di occhiatacce filate da parte di ogni studente di Hogwarts, impossibile distinguere i corvi dai grifoni, le serpi ed i miei stessi tassi.

L'aula di Incantesimi, nonostante il sole che filtrava piano dalle vetrate, mi sembra fredda e buia; neanche la compagnia di Ilary è in grado di mettermi di buon umore. Dato che le cose possono sempre peggiorare, ecco che vedo un ciuffo di capelli biondi che sparato entrò nell'aula, centrando ancora più attenzioni alla sottoscritta.

"Questa non è la tua classe" dico subito, stringendo i denti.

"Voglio vederti, questa sera" mi disse Lucien sorridendo. Aveva il fiatone, doveva aver fatto una corsa per arrivare da me. La mia classe si trovava dall'altra parte del castello, rispetto alla sua. Per non parlare del fatto che sarebbe arrivato in ritardo a Difesa contro le Arti Oscure, che è la sua materia preferita, e se gli segnano altri ritardi potrebbe avere dei problemi e...

No. Io sono arrabbiata con lui, sono infuriata. Lui mi ha messo nei guai, mi ha fatta passare per una ragazza vendicativa ed infantile e con strane priorità, che stranamente comprendono quasi solo i ragazzi. Ora tutta Hogwarts mi è contro, mi credono una stupida.

Lo ignoro, continuando a mettere i miei libri fuori dalla borsa, fingendo che tutto questo non mi importi. Fingendo che io non sia l'unica ragazza alla quale non è stato augurato un buongiorno, che nessuno mi stia fissando, che non stiano parlando di me, dei miei capricci, la mia vita.

"Non credo sia una buona idea"

Lucien mi prese la borsa di mano, alzo finalmente lo sguardo.  "Non mi importa che cosa pensa la gente di te: io ti conosco. Sei la mia Orion, che altro devo sapere?" disse serio. Lasciò che il suo sguardo vagasse per l'aula, incrociando quelli degli altri studenti. Tassi  e corvi arricciarono il naso, finendo per ricominciare a chiacchierare di cose stupide.

"Sei in ritardo per la tua lezione" dico.

"Facciamo alle otto? Fatti trovare fuori dalla Sala Comune dei tassi, ti vengo a prendere io"

"Vattene" faccio per gridare, ma mi trattengo. Non voglio vederlo, mi fa stare male.

Se ne andò, la lezione ebbe inizio.

"Che farai?" bisbigliò ad un tratto Ilary, fingendo di prendere appunti.

"Non lo so"

Lei si girò verso di me, lanciandomi un lungo sguardo. "Vuoi dire che non vuoi vederlo, né parlargli, né fare qualsiasi altra cosa con lui per sempre?"

"Non lo so"

Non ho idee sul da farsi; vorrei che le cose tornassero a come erano prima, ma non posso se non mi faccio trovare fuori la mia Sala Comune; eppure sono anche arrabbiata con lui e non voglio vederlo mai più.

"Non credo che mio fratello sia mai abbastanza saggio da prevedere le conseguenze delle sue azioni" disse ancora Ilary, "Non voleva ferirti"

Penso a quel suo sorriso da cucciolo, i capelli in disordine e il fiato corto. "Lo so" mi sfugge, non me ne sono neanche accorta.

"Che novità" apostrofò la cornacchia, sorridendo complicemente tra un appunto ed un altro.

Rido, piano, lasciandole uno sbaffo di inchiostro sul libro per dispetto. Questa giornata potrebbe rivelarsi anche una piacevole giornata... Oppure la ragione della mia morte.


These DaysWhere stories live. Discover now