27- La Verità su Mike Dison

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Non ci credo che sono finita in punizione con Mike Dison.

Dannazione, Universo, lo hai fatto un'altra volta!
Perché proprio io, mi chiedo. Perché Lucien e Fabian avrebbero cercato di ucciderlo, forse? Come se io fossi da meno!  Ed inoltre (grazie ancora Universo) mi è toccata la punizione più brutta di tutte: lucidare i trofei. Con Mike.

Ma scherziamo?

Questa sarà la serata più lunga di tutta la mia vita, ci scommetto dieci galeoni.                             

"Levati, Storm. Sei seduta sul mio piede" disse Mike, usando un tono che forse era meglio tenere lontano da me. Non finirà bene, no no.

Sbuffo, prendendo una coppa.

Non dovrebbe essere lui, quello disgustato, dato che è colpa sua se siamo finiti tutti in questo guaio. Era solo uno scherzo, cosa gli abbiamo fatto di male?

"Forse perché questa stanza è grande quanto un ripostiglio delle scope? Fidati, io ci sono stata in un ripostiglio e stavo molto più comoda di così. Ergo: non posso levarmi" rispondo.

Sono di pessimo umore, quel cretino dovrebbe stare attento a ciò che dice. Beh, altrimenti potrei anche cercare di ucciderlo per davvero. Farei un favore all'umanità.

"La cosa non mi sorprende. E con quale dei mille ragazzi che hai avuto, se permetti?"

Gli lancio una targhetta per la miglior partita di Quidditch illegale ad Hogwarts in testa. Così magari ci penserà due volte prima di darmi delle facile.

"Non permetto un bel niente. E poi ci certo quello che giudica non puoi essere tu: almeno io esco dalla mia Sala Comune una volta tanto. Per vedere i miei amici e questi miei mille ragazzi, che dovresti presentarmi perché io non li conosco proprio. Hai presente, gli amici? Tu sei un asociale, che ne sai di queste cose" dico io, strofinando un trofeo per l'esplosione da pozione andata male miglior (qualcuno dovrebbe dire ai presidi di Hogwarts che non si devono per forza fare trofei e targhette per tutto).

"Non sono asociale. Sono solo incapace di far finta che mi piaccia parlare con chiunque" rispose Dison, come se la sua logica fosse ferrea.

"Io non volevo parlare con te" borbotto stizzita, continuando a lucidare trofei. Crede che mi faccia piacere stare qua con lui, con il fiato sul collo e la cera per l'argento sulle mani?

"E allora non farlo" mi rispose rabbioso.

"Beh, in un modo o nell'altro il tempo deve passare" faccio io.

"Di certo non passerà con te che dici cazzate"

Mi trattengo dal tirargli un altro trofeo in fronte.

"Per una volta, potresti fingere che ti interessa parlare con me. Poi non ci rivolgeremo mai più la parola, quanto è vero che io sono Tassorosso e tu Grifondoro" dico esasperata.

Lui ci pensò per un attimo, osservandomi con quel suo sguardo storto, ma alla fine dovette accettare. "Affare fatto, Storm" disse, e ci stringemmo la mano come a sigillare una legge.

"Inizia a chiamarmi con il mio nome. Non è un nome fantastico, ma non voglio che inizi a prendere polvere" dico, finalmente un po' più rilassata. La mia unica certezza è che non potrà più fare del terribile sarcasmo su di me, o non sarei sopravvissuta.

"Okay, Orion. Di cosa ti piacerebbe parlare?" chiese Mike, mentre io ridacchio tra me e me.
Sembra diventato improvvisamente una persona civile, degno di essere preso in considerazione. Forse potrei persino iniziare a vederlo come un amico, un compagno di scuola diverso dagli altri.

These DaysWhere stories live. Discover now