61- Lo Specchio dei Desideri

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Sono vivo.

Sembra la cosa più stupida da pensare, ma dopo essere partito per un'impresa apparentemente impossibile con il mio migliore amico per fermare una maledizione che gli avrebbe tolto la vita, essere tornato indietro nel tempo per recuperare un normanno morto, essermi materializzato  in luoghi sconosciuti grazie ad un diario magico scritto da un'altro morto ed aver speso parte della mia fortuna in viaggi per l'Islanda, credo sia decisamente la cosa più adatta da pensare.

Ed ora questa avventura è finita, lasciandoci finalmente in pace.

Beh, 'in pace' è solo un modo di dire ovviamente. Non credo staremo mai più in pace.

Lucien è tornato, eppure quel suo occhio da tigre ed i capelli color ebano non fanno che riportarmi su quella montagna, con il vento che soffia e mi sferza, e la neve che cade fredda. Non fanno che ricondurmi a lei, la donna vestita di pelli bianche, l'Incantatrice d'Oriente.

Lucien ha detto che ormai è morta, ma nei miei sogni è viva e mi dice con la voce cristallina fatta di vento di portale Finnr il Nomade, ed io non sono in grado di trovarlo. Lo cerco ovunque, ci impiego gli anni, divento vecchio e dolorante, eppure continuo a cercarlo. Nel mio sogno muoio cercandolo, ed il fantasma di Lucien mi squadra con i suoi occhi neri di veleno e le vene scure, ricordandomi che l'ho abbandonato.

So che è solo un sogno, eppure mi perseguita tutte le notti.

Anche questa notte di Giugno, passata nella Sala Comune dei Serpeverde a studiare per gli esami M.A.G.O., ormai imminenti. 

Mi strofino gli occhi intontito, mentre mi ritrovo sommerso da libri e pergamene. La luce delle fiaccole è soffusa e flebile, mentre nella stanza l'alone di umido e di incenso regalando una cappa di calore alla stanza perennemente gelida.

Sembra strano pensare che un paio di settimane fa ero in giro a rischiare la vita con i miei amici, mentre ora sono solo uno studente che deve diplomarsi.

Le priorità erano: non morire, non far morire gli altri, trovare una soluzione a quel casino per cercare di non morire. Ora sono: passare gli esami, passare altri esami e assolutamente passare tutti questi dannati esami.

Quindi ora i miei incubi sono diventati due: se il volto di Anaan non mi perseguita, ci pensa un bell'esame scritto in Storia della Magia. 

Decido di prendere una boccata d'aria, quindi esco dalla sala e salgo nel mio nascondiglio sul tetto dell'aula di Divinazione.

C'era una leggera brezza estiva, i gufi cacciavano indisturbati nella foresta mentre la luna illuminava flebile il lago.

Apro una tegola mobile che conosco bene, usata da sempre come magazzino per le mie cose.

Il plaid per l'inverno se ne stava polveroso in cima, nascondendo tutti quei piccoli oggetti che dovevano restare in pace. 'In pace' ecco, loro lo saranno per davvero.

Erano cose per lo più inutili, ma nelle piccole cose si nascondono spesso i significati più profondi.

In lettere ricevute durante le vacanze, vecchie brutte di compiti in classe con storie particolarmente affascinanti, sassi e conchiglie del lago, fiori secchi e foglie di menta tra le pagine di vecchi quaderni babbani, piume di gufi.

Ognuno di questi oggetti conserva in se un piccolo ricordo che ora come ora mi fa sorridere, trascinandomi indietro nel tempo come con una Giratempo.

Inizio a essere quasi nostalgico: è un effetto collaterale della vita quindi?

In breve tempo finisco per svuotare tutto lo spazio della tegola, finendo quasi per tornare quel Fabian undicenne, lentigginoso e paffutello, con tanti sogni e speranze e decisamente nessun mezzo per realizzarli.

These DaysWhere stories live. Discover now