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Gianmarco's pov

«Gianni, potresti portare fuori questa spazzatura?»

«Si ma, vado.»

Entro in cucina dove c'è lei che sta finendo di lavare i piatti e prendo il sacco «Grazie tesoro.» mi sorride.
«E di cosa?»

Esco di casa e mi dirigo verso il cassonetto più vicino, buttando dentro la spazzatura.

«Gianmarco.»

Mi paralizzo.
Quella voce la riconoscerei tra mille.

Mi volto a rallentatore, ma non vedo nessuno.

Mi guardo intorno svariate volte, prima di arrivare alla conclusione che probabilmente sono impazzito e ora sento anche le voci.

«Sono qui.»

A passo lento, dal buio della notte, esce l'ultima persona che avrei voluto vedere sulla faccia della terra.

«Gian, figlio mio...»

Chiudo gli occhi, stringo i pugni «Non chiamarmi così, non sono tuo figlio.» sputo a denti stretti.

Fa un altro passo verso di me «Fermati. Non muoverti. Non puoi stare qui, te ne devi andare.»

«Voglio solo poterti spiegare.» lo sguardo da vittima che si porta dietro mi fa ribollire il sangue nelle vene.

«Spiegarmi cosa? Come ti sei divertito a mandare in coma mia mamma?»

Il petto si alza e si abbassa velocemente, il vento scuote leggermente le foglie degli alberi, la luce fioca dell'unico lampione nelle vicinanze.

Tutto rende la situazione solo più angosciante.

Scuote la testa abbassando lo sguardo «Dammi la possibilità di parlarti.» ribadisce nuovamente.

Mi avvicino pericolosamente a lui «Non voglio vederti, non voglio sentirti, non voglio saperti vicino a mia madre. Per me sei morto quel giorno.» contraggo la mascella e sento i denti digrignare per la troppa pressione.

Sospira, mi lancia un pezzo di carta addosso, poi si volta con le mani in tasca e se ne va.

Quando sparisce nuovamente nell'ombra ho l'impressione di riuscire di nuovo a respirare.
Rilasso i muscoli, mi schiarisco la voce.

Appoggio la schiena alla porta, con lo sguardo perso.

«Tutto bene Gianni?» domanda mia madre quando mi vede rientrare.

Scuoto la testa, cercando di riprendermi per non farla preoccupare «Si ma. Io esco, torno presto.» entro in sala velocemente e prendo il cellulare.

«Ma dove vai?» si affaccia dalla porta mentre io sono già nel vialetto di casa.

«Da Zoe.»

Dopo quindici minuti di camminata veloce arrivo sotto casa sua.
Le mando un messaggio.

Messaggio a: Zoe 💕

Questione di sguardi Where stories live. Discover now