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«Quindi ora state insieme?» 

Alzo gli occhi al cielo «Ma siete tutti fissati con questa storia. No, non stiamo insieme. Non so cosa succederà adesso.»  «Comunque avevo ragione io e sono felice di averla avuta.» «Devo dire che anche io sono felice che tu avessi ragione.» sorrido.

Qualcosa colpisce la mia finestra.

«Eli aspetta un attimo. Qualcosa ha colpito la mia finestra.»

Mi avvicino al vetro e quando sono quasi arrivata qualcos'altro la colpisce.

Mi affaccio e vedo Gian.

La apro e mi sporgo «Che ci fai qui?» dico a bassa voce per non farmi sentire da tutto il vicinato.
«Volevo vederti. Ho provato a chiamarti ma mi dava sempre la linea occupata e non volevo far sapere ai tuoi che sono qui. Scendi?»

Annuisco e rientro «Eli devo andare, c'è Gian qua sotto.» «Oh mio Dio, ti ha tirato dei sassolini alla finestra per chiederti di vedervi? Proprio come nei film! Il mio cuore non regge.» «Scema, ti scrivo dopo.» «Mi raccomando, fai tutto quello che farei io.»

Chiudo la chiamata e mi guardo allo specchio. Indosso il pigiama ma infondo a chi interessa, tanto sopra metto la giacca.

Mi copro per bene ed esco, facendo attenzione a non fare rumore.

«Ehi. Andiamo nel retro così ci possiamo sedere.»

Ci spostiamo nel giardino di dietro e apriamo una sdraio su cui sederci.

«Scusa se non rispondevo al telefono, ma ero in chiamata con Elisa, ci sentiamo tutte le sere.»
«Tranquilla, è che dopo quello che è successo avevo voglia di vederti per sapere come stai»

E in questo esatto momento rimango colpita.
Quando l'ho conosciuto era un ragazzo freddo, distaccato e antipatico. Gli importava solo di sé stesso e della sua ragazza.

Ora che non è più succube è cambiato molto. Ha sempre il sorriso sulle labbra, si diverte con i suoi amici e sembra esser tornato felice.

«Io sto bene... Sono ancora incredula per tutto quello che è successo.»
«Già. Non posso credere che lei abbia detto davvero...» «Non pensarci. Non credo che lei lo pensasse davvero, probabilmente era solo arrabbiata e frustrata dalla situazione.» lo interrompo.
«Non importa. Dopo quella frase con me ha chiuso per sempre.»

Rimango in silenzio, non sapendo cosa dire.

Accarezzo la sua mano, coperta da una benda.

Si volta verso di me e inizia a fissarmi, così ricambio.

Mi scappa da ridere. 

«Cosa ridi?» mi guarda confuso «Non lo so, mi guardi così e mi viene da ridere.»

«Vieni qui.» allarga le braccia mi ci tuffo senza farmelo ripetere due volte.

Si sdraia e mi accoccolo a lui.

«Sei davvero innamorata di me?»

Smetto di respirare.
Avevo fatto finta di dimenticare questo piccolo particolare, ovvero di averlo urlato davanti a tutta la scuola.

Mi posiziono meglio, in modo da poterlo guardare in viso «All'inizio non ti sopportavo, mi eri proprio antipatico.» «Ah grazie.» risponde con tono offeso.

«Fammi finire. Dicevo. Eri arrogante, presuntuoso e a tratti pure egoista.» ripenso alla volta in cui è venuto qua dopo aver litigato con Marta e dopo che l'ho consolato non mi ha nemmeno ringraziato ed è scappato via quando lei lo ha chiamato.

Questione di sguardi Where stories live. Discover now