nine

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[Like this — Shawn Mendes]

È da quando sono arrivata a Nottingham che provo a tenere nascosto ogni motivo legato al mio trasferimento, cosa e chi io abbia lasciato indietro e che nessun altro posto probabilmente potrà mai più restituirmi.

Spesso è stato difficile, perché il più delle volte il peso di tutto si è riversato sulle mie spalle; in quelle avrei voluto che qualcuno lo sorreggesse per me, che mi aiutasse e che si prendesse un po' del mio dolore, di quel peso che quando mi ricorda di esistere mi toglie il respiro.

Tuttavia ancora adesso non sono pronta a farlo, a lasciarmi andare e a permettermi di provare a condividerlo con qualcuno che non sia io. Solo che con Harry è diverso, e ogni volta me ne rendo conto sempre di più. Mi spaventa il modo in cui mi sento quando sono con lui.

Sospiro e chiudo gli occhi per qualche secondo. «Sei mesi fa ero convinta di avere tutto tra le mani e di poterne fare quello che volessi» inizio, e dal modo in cui Harry si rivolge a me capisco che non si aspettava una risposta diversa da tutte le altre.

Faccio una breve pausa e guardo davanti a me: osservo le persone che sono qui stasera e che apparentemente sembrano felici, eppure nessuno saprà mai con certezza quello che stanno attraversando dentro realmente. Nessuno saprà delle battaglie che stanno combattendo per non perdere loro stessi.

Abbasso di nuovo lo sguardo sulle mie gambe. «Poi quel tutto mi è scivolato via. È colato lasciandomi con le mani consumate e vuote per qualcosa che credevo di avere, ma che in realtà forse non ho mai avuto.»

«Non devi continuare se non vuoi davvero farlo, Ariel.» Harry mi sfiora la gamba con una mano e io porto la mia attenzione prima su questa e poi di nuovo su di lui. Non mi guarda con compassione o come se dovesse essere pronto ad afferrarmi da un momento all'altro per evitarmi di precipitare.

«Sei mesi fa ho perso mia madre. È questa la ragione fondamentale per cui sono qui, per cui sono scappata da un posto che non riuscivo più a chiamare casa.» La mia voce è ridotta in sussurri, ma ce l'ho fatta. Sono sopravvissuta.

«Mi dispiace» dice piano Harry mentre cerca la mia mano, che trova e che stringe piano nella sua. «Perdonami, non avrei dovuto spingerti a parlarne.»

Io mi volto verso di lui e scuoto la testa. «No, Harry. Sto bene.»

Poi sento ancora quel peso tornare ad intensificarsi, insieme alle lacrime che si formano ai lati degli occhi. Ma come ogni volta non succede niente; si fermano un attimo prima di riuscire a scivolarmi sul volto.

È questo che mi spinge a continuare, l'interruttore che mi fa scattare in piedi nel momento in cui le parole lasciano la mia bocca. «Sai invece cosa fa male?»

Harry mi guarda con attenzione e sorpresa allo stesso tempo, perché non mi ha mai vista in questo modo e perché sa che sto per arrivare al punto di non ritorno.

«Fa male che io non abbia mai versato neanche una lacrima per lei dalla sua morte. Al suo funerale non sono neanche riuscita a restare in silenzio accanto alla sua tomba, perché ero troppo occupata e ossessionata dal pensiero di raggiungerla.» Sollevo una mano a coprirmi la bocca e sento il respiro accelerare; il dolore è sempre lì. Tremo: è come se piangessi senza che nessuna lacrima mi attraversi il viso.

«Vieni qui» dice Harry, e mentre lo fa io sono già tra le sue braccia. Ho la testa poggiata sul suo petto e una sua mano è tra i miei capelli, mentre l'altra si muove piano sulla mia schiena. Mi lascio stringere da lui e per un solo istante mi lascio salvare da me stessa e da tutto quello che mi porto dentro.

𝐅𝐈𝐗 𝐀 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 [𝐇𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐒𝐓𝐘𝐋𝐄𝐒 𝐀𝐔]Where stories live. Discover now