twentyfour

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[A little bit longer — Jonas Brothers]

Le parole di mio padre sono colme di speranza; una speranza che io non ho più avuto, dopo la morte di mia madre. Vuole riscattare la sua vita salvando qualcun altro. All'inizio ricordo di essere arrivata a credere che mio padre non sarebbe più riuscito a vivere con quel rimorso, con la consapevolezza di non essere riuscito a fare nulla per salvarla. E invece, quella è stata ed è la motivazione che gli permette di andare avanti ogni giorno per poter convivere con un peso sulle spalle più grande di lui.

Sono sicura che mia madre non vorrebbe essere dimenticata, ma ricordata nel modo in cui merita. Vorrebbe che tutti andassimo avanti, che continuassimo a guardare il mondo con i suoi occhi. Ma non è così semplice farlo. Forse un giorno imparerò anch'io ad andare avanti nel modo in cui ci è riuscito mio padre. Forse ho soltanto bisogno di più tempo.

«In ogni caso,» inizia mio padre, rivolgendomi un piccolo sguardo prima di tornare a guardare la strada davanti a sè «com'è andata, prima?»

«È... andata bene» gli rispondo, spostando la testa dal vetro dell'auto.

«Credevo saresti rimasta un pò con Harry» incalza, e trovo incredibile il modo in cui il suo tono cambia quando parla di lui. Non tenta neanche di nasconderlo.

«L'ho aiutato a sistemare la sala» convengo, osservando il modo in cui la pioggia ricopre la superficie dell'auto formando delle piccole goccioline su di essa. Mi chiedo di cosa gli abbia parlato quell'infermiera quando è venuta a chiamarlo.

«E con...l'altro?» chiede poi, e il suo tono cambia ancora. Le braccia sono più tese mentre con le mani stringe delicatamente il volante.

«L'altro?»

«Quel tipo...Zayn» conclude. Io sbocco in una leggera risata, cogliendo la sua quasi disapprovazione per quel ragazzo.

«Va tutto bene, tranquillo» sostengo, e un velo d'irritazione attraversa il suo volto.

Va davvero bene con Zayn, giusto? Insieme stiamo bene, e potrebbe essere ciò di cui ho realmente bisogno; specialmente dopo oggi. E per quanto riguarda Harry...stare lontani l'uno dall'altra può soltanto giovare a favore di entrambi, non permettendoci di commettere altri errori ed evitando di ferire le persone che abbiamo accanto.

🌹

A risvegliarmi dal sonno profondo in cui ero riuscita a cadere per qualche ora è la continua vibrazione del mio cellulare. Con ancora gli occhi chiusi tasto il territorio intorno a me, facendo anche cadere qualcosa sul pavimento.

Dopo vari tentativi riesco a recuperare il telefono; lo sblocco velocemente e lo porto all'orecchio, non leggendo neanche il nome sullo schermo. Potrebbe essere mio padre; non so se questa mattina sia uscito presto per andare in clinica o se sia ancora qui.

«Ragazza americana» squittisce Stefan, facendomi intendere che sia lui semplicemente per il modo in cui mi chiama.

Mi passo una mano sul volto strofinandomi piano gli occhi con le dita. «Ehi.»

«Stavi dormendo?» domanda, e non riesco a capire se sia divertito o meno dalla situazione, ma non sono abbastanza cosciente per poterlo chiedere.

«Può darsi» accenno soltanto, mettendomi seduta e poggiando la schiena contro la testata del letto.

«Beh, ora sei sveglia» conviene, e adesso sono sicura che sul suo volto sian comparso un sorriso.

«Un gran bel risveglio, direi» ironizzo, osservando il modo in cui la luce naturale illumina la mia stanza. Non so neanche che ore siano, ma spero non molto tardi.

𝐅𝐈𝐗 𝐀 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 [𝐇𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐒𝐓𝐘𝐋𝐄𝐒 𝐀𝐔]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora