𝐟𝐨𝐮𝐫

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[Battle Simphony — Linkin Park]

È il primo giorno di scuola, un ennesimo primo giorno a cui dovrei ormai essere abituata. Se fosse capitato in un momento diverso, probabilmente l'avrei anche vissuto in un altro modo; invece sono da sola, e neanche mi interessa. Nulla è come prima cominciando dal fatto che adesso sono all'altro capo del mondo, dove non conoscono me, quello che mi porto dietro, e io non conosco nessuno.

Questa mattina quando mi sono svegliata non c'era mia madre a dirmi di non fare tardi, o a chiedermi cosa volessi per pranzo. Non era lì per consigliarmi su cosa avrei potuto dire per fare una buona impressione o semplicemente per incitarmi e dirmi che valgo la pena. Lei non era lì, e non lo sarà mai più.

Mi ha accompagnata mio padre, poi è corso via e adesso sono qui, in piedi, con la tracolla della borsa che mi pesa sulla spalla e dei documenti tra le mani, lo sguardo puntato sull'edificio che ho di fronte: la Selston High School.

C'è un grande cortile e ci sono troppe persone che corrono da un lato all'altro, affrettandosi ad entrare dopo il suono della campanella. Spingo le mie gambe a muoversi, e percorro il grande viale che porta all'entrata principale. Un enorme atrio si apre davanti ai miei occhi, e una miriade di persone è concentrata in vari gruppi che non mi rendono semplice trovare la segreteria per consegnare questi documenti.

Attraverso l'atrio e il grande corridoio centrale, ma senza speranza. Vago senza meta per qualche minuto ancora, cercando di farmi spazio tra la folla, che specialmente ora che la campanella ha riempito le pareti per la seconda volte sembra essere sempre più invarcabile.

Mi appoggio alla parete, esasperata, chiedendomi se sia o meno il caso di farmi aiutare da qualcuno. Mi guardo attorno e faccio per avvicinarmi ad un piccolo gruppo, ma quando gli sono vicina abbastanza da poter chiedere quello che mi serve, si guardano tra loro e se ne vanno. Sospiro frustrata mentre ritorno verso la parete su cui ero poggiata prima di spostarmi, quando sento qualcuno chiedermi qualcosa.

«Hai bisogno d'aiuto?» Un ragazzo, più alto di me, mi è ora davanti. Mi rivolge un sorriso caldo, e mentirei se sostenessi di non averne avuto bisogno.

«Stavo cercando la segreteria.»

«Si trova in fondo a questo corridoio, sulla destra» indica quel punto con un dito. «Sei nuova? Non mi pare di averti mai vista qui.»

Annuisco. «Sì, mi sono appena trasferita.»

«Da dove vieni?»

«Sono del Maine, negli Stati Uniti.»

«Un'americana» dice sorridendo. «Posso chiederti perché? Come mai ti sei trasferita?»

Io scrollo le spalle. Non sono ancora pronta ad aprirmi con qualcuno. «In realtà preferirei non parlarne, scusami.»

«Non preoccuparti» mi rassicura, come se non ne fosse neanche sorpreso. «Io comunque sono Stephan.»

«Ariel.»

«Ti accompagnerei, ma sono già in ritardo. Chissà, magari ci rincontriamo.» Io annuisco soltanto, lui sfoggia un altro sorriso e poi sparisce in fondo al corridoio.

Vado verso la segreteria e busso più volte alla porta, finché un «Avanti» a malapena sussurrato mi permette di entrare.

«Sono Ariel Green, mi sono appena trasferita» dico alla donna che mi accoglie. «Mio padre ha detto di aver già parlato con la Preside riguardo la mia situazione.»

Lei sorride. «Certo, sei la ragazza degli Stati Uniti. Vieni pure avanti, così ti mostro il tuo orario e il tuo armadietto.»

La donna con gentilezza mi spiega ogni singolo dettaglio del mio orario e della scuola, e più volte mi chiede se io abbia domande. «Anche se il semestre è già iniziato, non devi preoccuparti. Puoi sempre iscriverti a corsi extra per recuperare qualche credito, nel caso ti mancassero.»

𝐅𝐈𝐗 𝐀 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 [𝐇𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐒𝐓𝐘𝐋𝐄𝐒 𝐀𝐔]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora