Capitolo 8

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Sono una stupida. L'unico appiglio che avevo trovato in questa situazione così meschina era lui. Henry. Era riuscito a darmi un barlume di speranza. Una possibilità che quest'esperienza negativa poteva non sembrare una costrizione. Credevo che quegli occhi blu l'avrebbero resa piacevole addirittura. Mi stavo facendo solo del male e la dimostrazione della mia ingenuità è chiara visto la morsa che ho allo stomaco. Ma in fondo per cosa mi sto arrabbiando? Lui stava scherzando all'inizio. Sono rimasta così delusa dal fatto che abbia dato quella risposta così freddamente e con convinzione che mi sono arrabbiata per qualcosa che non mi posso permettere. Davvero non posso. Ama solo se stesso. E allora? Per lui certi sguardi e frasi hanno un significato diverso da quello che stavo cercando di interpretare io. Volevo vedere oltre, i libri e le storie d'amore al loro interno mi hanno fatto sempre fantasticare troppo. Mi sento stupida. Lui sarà semplicemente il mio finto fidanzato ogni volta che metterò piede fuori questa casa. Stop. Gli sarò sembrata una ragazzina che ha preso una cotta e si comporta da bambina. Ho dimostrato questo perché lo sono evidentemente. Ho una totale inesperienza e non vedo le cose come sono in realtà. Adesso l'ho capito. In ritardo e dopo aver fatto una figuraccia. Ecco. Brava Lily, complimenti. Farò la persona matura e farò vedere lui che sono adulta e ho capito il mio ruolo. Andrò da lui e troverò un modo per scusarmi possibilmente senza usare la parola "scusa". Non perderò il pizzico di orgoglio che posso permettermi; l'unica cosa che posso permettermi in realtà. Tre mesi e dovrò davvero scappare da qui. Me lo impongo. Mi giro e apro la porta. Quasi salto dallo spavento quando trovo Henry davanti a me con un braccio alzato nel tentativo di bussare alla porta appena aperta. Lui spalanca un po' gli occhi per il gesto inaspettato. Odio ufficialmente quegli occhi.

"Stavo salendo per dirti che non so perché mi sono arrabbiata. Stavi scherzando e non sono stata al gioco. Sono diventata permalosa e ho avuto una stupida reazione." Butto fuori cercando di scusarmi.

"Esattamente." Afferma. Ma bravo, la gentilezza dov'è andata a finire?

"A che ora devo essere pronta stasera?" Cambio argomento.

"Otto. Ci vuole quasi un'ora di macchina." Sempre più freddo.

"Se vuoi, non vengo più." Mi sta scocciando il distacco. Non posso averlo pensato davvero.

"Cosa?" Fa un'espressione stupita. Mi compiaccio di me stessa.

"Hai sentito bene, Henry. Se ti scoccio non vengo, rimandiamo alla prossima." Ora sono io ad assumere un tono freddo. Decido di prendere il coltello dalla parte del manico.

"Voglio che vieni. Odio quella gente, almeno ci faremo compagnia." Quindi è solo per questo che mi vuole lì, ma okay. Non è il caso di fare la permalosa, è il mio ruolo. Che ruolo di merda.

"Va bene." Ho deciso che sarò breve e concisa con lui nel parlare.

"Sai, una ragazza qualsiasi avrebbe fatto anche un'altra domanda. Ma è chiaro che non sei una ragazza qualsiasi nemmeno in questo." Si butta una ciocca di capelli all'indietro e nel concentrarmi su cosa avevo da dire non avevo notato che ha addosso solo un bermuda. Oh mio Dio. Le clavicole. Ho una fissazione nascosta per le clavicole per caso? Solo per le sue, direi. Ritrovo la concentrazione.

"Cosa?" Ecco breve e concisa.

"Cosa mettere, cosa indossare... Sai?" Ops. Ha ragione. Chissà perché era l'ultima cosa a cui avrei pensato. Ecco un primo problema.

"Ah, giusto!" Cosa cavolo devo dire? Dammi la tua carta di credito? Vogliamo girare una scena di Pretty Woman?

"Nell'armadio già dovrebbe esserci qualcosa di adatto, se non trovi niente vai in centro e compra qualcosa facendolo mettere sul mio conto." Sta scherzando spero. Come posso sentirmi a mio agio con questa cosa? Non esiste al mondo.

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