Capitolo 5

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Non posso negare di essere attratta da lui. Ma chi donna non ne sarebbe attratta? Persino parecchi uomini cederebbero al suo fascino. Perché non vuole avere relazioni? Forse le donne gli hanno reso tutto fin troppo facile? Questa minima spiegazione che mi sono data suona davvero banale. Lo fisso incantata mentre chiude la porta di ingresso. Indossa un completo blu e una camicia azzurra. Ha la solita valigetta tra le mani e una cravatta che probabilmente ha tolto prima di entrare. Credo che sia obbligato ad indossare le cravatte ma che in realtà le odi.

"Buona sera." Saluta Ezra e Jackie, che rispondono all'unisono. Si volta verso di me, la mia presenza è qualcosa di nuovo ovviamente. Mi guarda intensamente e potrei bruciare al contatto visivo. Sicuramente le mie guance si stanno tingendo di un rosso imbarazzante.

"Buona sera anche a te, Lily." ribadisco il fatto che il mio nome pronunciato da quelle labbra ha un suono perfetto.

"Buona sera, signor Cavill." Dico piano.

Un piccolo cipiglio appare sul suo viso.

"Lily, mi raggiungi nel giardino sopra, tra un minuto? Devo parlarti." Il suo tono è indecifrabile. Annuisco. Mi supera allontanandosi.

Cosa ho fatto di sbagliato? Gli sarò sembrata una stupida quattordicenne che diventa rossa per uno stupido saluto formale. Il rossore sulle guance, purtroppo, non sono mai riuscito ad evitarlo. Non appena qualcuno mi fissa a lungo oppure mi ritrovo in una situazione in cui tutta l'attenzione è focalizzata su di me, divento rossa. A volte addirittura violacea. Credo mi succederà sempre, non riesco ad evitarlo.

Ho visto una rampa di scale in cucina a cena. Devono portare ad un ingresso sul retro e se sono fortunata al giardino. Ezra è sparito appena Henry, il signor Cavill cioè, è arrivato e non vedo Jackie. Lei probabilmente ha staccato il turno, è abbastanza tardi. Provo a seguire il mio istinto. Comincio a salire le scale. Mi sarei dovuta cambiare e mettere un po' di mascara. Sono orrenda, e lui è bellissimo. Mi ritrovo avanti il giardino. Pieno di piante e fiori rari sistemati in maniera armoniosa. Che spettacolo per i miei occhi. Resterei qui a fissare ogni singola foglia per ore, ma al momento la mia curiosità ha la meglio e comincio a guardarmi intorno. Eccola. Alle mie spalle c'è la piscina, la mia intuizione di oggi pomeriggio era giusta. È enorme, esattamente quanto il salone. Vorrei tuffarmici dentro, abbandonarmi sott'acqua e farmi proteggere da essa. Nemmeno l'acqua sarebbe una protezione a tutto questo. Ad un lato della piscina ci sono vari lettini da sole, qualche tavolino e un paio di ombrelloni. Mi siedo sul primo lettino, tolgo la camicia di flanella e resto con il mio top bianco. Fa caldo e la leggera brezza serale è piacevole sulla pelle. Sento dei passi. È lui. Henry, il signor Cavill cioè, fa un profondo respiro osservando il giardino. Si guarda un attimo intorno. Non troppo intorno da vedermi. Prende una ciocca ribelle dei suoi capelli scuri e la porta all'indietro. Si ferma qualche istante, probabilmente la natura lo tranquillizza. Ecco perché questo giardino è così particolare. Si volta lentamente verso la piscina e mi vede, sorride. Non lo avevo visto ancora mai sorridere. Giuro che ha un sorriso perfetto, sembra fatto di perle e con una sola mossa ha illuminato tutto lo spazio circostante. Okay forse io mi sto comportando come una ragazzina in preda agli ormoni che non vede le cose con lucidità. Mi raggiunge subito. Non indossa più la giacca, la camicia azzurra aderisce ai suoi muscoli perfettamente, ha i primi due bottoni sbottonati a dimostrazione del fatto che probabilmente oltre alle cravatte odia anche le camicie. Per me può anche gironzolare a torso nudo per casa, mi sentirei solo una ragazza fortunata. Adoro il modo in cui i pantaloni gli scendono sui fianchi. Mi scruta con lo sguardo e senza perdere il contatto visivo si siede accanto a me. Non è mai stato così vicino e non mi ha mai guardata negli occhi così a lungo. Non ha ancora smesso di farlo e io non riesco ad allontanarmi da quelle calamite blu.

"Penso dovresti chiamarmi Henry, non credi anche tu?" Dice con voce roca guardandomi ancora negli occhi.

Probabilmente una delle rare volte in cui divento violacea sta per sopraggiungere, quindi invece di rispondere subito devio il mio sguardo verso l'acqua.

"Sei coraggiosa. Di solito le donne deviano il mio sguardo molto prima di te." La sua voce è ancora roca e mi sto sciogliendo al complimento. Cosa diavolo mi succede? Quest'uomo mi ha comprata, per la miseria!

"Non penso sia il caso di chiamarla per nome." Mi limito a rispondere con il tono più sicuro e freddo che riesco ad assumere.

Sul suo viso appare di nuovo quel cipiglio.

"So cosa stai pensando. Lo penserei anche io. Ma credi che sia normale che una fidanzata chiami il proprio uomo per cognome?" Domanda con tono un po' sarcastico, come per farmi ragionare.

"Io non sono la sua fidanzata. È una recita." Dico sicura, mantenendo la mia posizione.

Mi afferra il mento con tocco leggero, sfiorandomi appena, e volta il mio viso verso di lui. Ha la mano calda. Incontro i suoi occhi blu.

"Possiamo almeno essere amici nella realtà, non credi?" Mi dice dolcemente.

Vorrei dirgli che lui è meschino quanto mio padre per aver solo pensato di farmi una cosa del genere. Per aver scommesso su di una ragazza già abbastanza incasinata a causa dei colpi bassi che la vita le ha inferto. Che non importa quanto è affascinante e dannatamente perfetto. Che non importa l'effetto che mi fanno quegli occhi che ho di fronte in questo momento. Che non importa che un suo solo tocco ha mandato una scossa di elettricità a tutto il mio corpo. Lui non mi conosceva neanche e ha deciso di comprarmi per un suo scopo personale. Lui mi ha vista come un oggetto, altrimenti non avrebbe messo in scena questo spettacolo in cui a me spetta il ruolo di co-protagonista senza che io abbia la possibilità di rifiutare.

"Credi sia possibile far nascere un'amicizia da una costrizione?" Sussurro voltandomi per riaffondare nei suoi occhi blu, dimenticando improvvisamente il motivo per cui stavo diventando una furia. Questo effetto che ha su di me non va affatto bene.

"Solo se smetti di vederla come tale." Dice dolcemente. Siamo praticamente a un paio di centimetri l'uno dall'altra. Questo lettino sembra improvvisamente troppo stretto e fa enormemente caldo. I miei occhi stanno per cadere sulle sue labbra, non devo muovermi.

"Promettimi che mi chiamerai Henry." Continua a sussurrare. Riesco a sentire il suo respiro caldo sul mio viso. Non riesco a parlare solo a guardarlo. "Quando dici signor Cavill mi sento incredibilmente vecchio!" Cerca di alleggerire il momento e scoppia a ridere allontanandosi un po'.

Mi limito a seguire la sua risata osservando quanto è incredibilmente stupendo.

"Perché quanti anni hai, Henry?" Al suono delle mie parole spalanca un po' gli occhi in un modo che trovo buffo e adorabile allo stesso tempo, poi fa un sorrisetto divertito.

"Secondo te?" Alza un sopracciglio.

Faccio una risatina. Se lo offendo? Non sono mai stata brava ad indovinare l'età. Se osservo il suo volto perfetto posso dire che è giovane. Non quanto me, questo si intende, ma è giovane. Gli darei venticinque anni, per correttezza gliene sottraggo due. Ehm, reggere la sua bellezza e la matematica è fin troppo stressante al momento.

"Ventitré?" Sputo fuori. Resto immobile in attesa. Non puó essere più piccolo. Almeno credo. È troppo bello per portarsi male gli anni che ha, cavolo.

"Ventiquattro. Hai sbagliato di un soffio." Dice sorridendo, sembra sollevato. "Temevo dicessi quaranta, sai per via di quel "Signor Cavill" e bla bla bla." Cerca di imitarmi e scoppiamo a ridere. Questa volta rido davvero e di gusto. È riuscito ad alleggerire il peso che portavo sulle spalle da tre giorni ormai. Forse davvero potremmo essere amici. Posso essere amica di un uomo da cui, pur cercando di negarlo ogni secondo a me stessa avvolgendo intorno a lui una serie di pensieri negativi, sono attratta? Questa idea sembra terribile. Lily Jane Collins ti stai cacciando in un terribile guaio. La mia coscienza si è messa un'armatura e con tanto di scudo sta cercando di proteggermi da ogni pericolo. Il mio cervello, invece, anziché essere razionale, continua a sperare che quegli occhi blu mi fissino per ore e ore come hanno fatto fino ad ora. Sono seriamente un'adolescente troppo cresciuta in piena fase ormonale. Dannazione. È incredibilmente affascinante. Dannazione, ripeto. Dannazione.

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