Capitolo 3

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Due occhi blu mi catturano. I due occhi blu più affascinanti che abbia mai visto o immaginato. Due occhi blu che in questo momento mi fissano come ghiaccio. Il signor Cavill si avvicina lentamente e con un cenno saluta Ezra, che ci lascia immediatamente soli. Mi supera senza ancora rivolgermi una parola e noto quanto sia incredibilmente alto. Posa la valigetta che portava con sé sulla poltroncina di pelle bianca accanto al divano.

"Accomodati." La sua voce suona come velluto e non ne sono spaventata.

In silenzio e senza riuscire a proferir parola, mi siedo sul divano poggiandomi al bracciolo e il più possibile lontano da lui. Ha dei capelli castano scuro, sistemati con del gel lontano dal viso leggermente abbronzato, direi dorato. Bellissimo viso. Perfetto viso. Ha dei lineamenti pittoreschi. Eleganti. Un uomo del genere, cosa mai potrebbe farsene di me?

Si siede sulla poltroncina, più o meno di fronte a me. Si allenta un po' la cravatta grigia trattenendo uno sbuffo e mi dedica tutta la sua attenzione fissandomi dritta negli occhi. Tiro un po' su le maniche della mia camicia di flanella. Comincio a sentire caldo.

"Lily, giusto?" Il mio nome esce fuori dalle sue labbra piene in modo perfetto.

Annuisco.

"Io mi chiamo Henry Cavill." Fa una pausa per fissare la mia espressione, poi continua "Credimi, è una situazione assurda ma non..."

"Non voglio sapere il lurido modo per cui mi ritrovo in questa casa. Nella sua casa, signor Cavill. Semplicemente mi dica qual è il mio compito qui. Sarò una cameriera e lavorerò gratis per i debiti di mio padre?" Propongo l'unica delle cose che un uomo come quello che ho davanti possa volere da me.

"Niente del genere, Lily." Dice calmo.

Cosa? Lo guardo in attesa.

"Sarai la mia accompagnatrice."

Ma che cavolo... Io cosa? Accompagnatrice? La frase si ripete nella mia mente cercando di analizzarne il significato vero e proprio. Accompagnatrice di cosa?

"Accompagnatrice di cosa?" Formulo la domanda ad alta voce.

"Eventi, feste, cene. Tutto ciò a cui sarò invitato e a cui dovrò prendere parte con una donna." Afferma, sempre più calmo e con gli occhi che sembrano leggere la confusione che si sta creando nella mia testa.

"E perché io? Non penso a lei mancherebbe una donna da portare a qualche festa!" Esclamo, cercando di far rendere conto a questo uomo che mi fissa che mi sta chiedendo una cosa assurda. Anzi imponendo una cosa assurda.

"Io non ho relazioni, Lily. Ho deciso di non avere più una donna stabile da anni ormai. I media non mi hanno mai visto con una donna, addirittura ci sono voci che girano che affermano che io sia omosessuale. Non me ne sono mai curato. Tra qualche mese, però, avvierò una campagna importante per la mia carriera e ho bisogno di attenzione già da ora da parte di riviste, giornali, notiziari." Si ferma per togliersi definitivamente la cravatta come se lo stesse soffocando, lasciando libera la camicia bianca, e sbottona i primi bottoni. Mi sforzo a restare attenta mentre continua senza abbandonare il mio contatto visivo. I miei occhi vorrebbero vedere come sono fatte le sue clavicole.

"Secondo il mio manager, ho bisogno di annunciare un fidanzamento. Se la cosa fa notizia, addirittura un matrimonio." Adesso aspetta che sia io a parlare, mi fissa come per cercare di capire se sono ancora collegata o se sono andata in modalità standby.

"E sono io questa fidanzata?" La voce esce fuori più tremante di quanto avrei voluto.

"Ecco perché sei qui." Dice con voce roca.

Mi alzo di scatto senza rifletterci.

"Ho bisogno solo di un minuto." Riesco a malapena a sentire la mia voce. Troppe domande mi stanno percorrendo la mente per riuscire anche solo a pensare. Giuro che potrei svenire.

"Lily, dobbiamo essere fidanzati per il mondo esterno. Mai e poi mai ti chiederei di darmi qualcos'altro se non tenermi per mano e qualche carezza in pubblico." Dice con tono rassicurante e dolce. Ha capito che sto entrando nel panico. Mi risiedo o potrei sembrare definitivamente un'imbecille.

"Mi spieghi meglio, per favore." Chiedo, cercando di zittire la mia mente che sta lavorando troppo velocemente.

"Lily, qui a casa ti lascerò i tuoi spazi. Potrai studiare, e fare tutto quello che ti interessa. Farai come se fosse casa tua. Ci sarà sempre Ezra, e ad ora di pranzo e cena Jackie. Quando ci sarà qualche evento e roba simile ti avviserò. Mi preoccuperò di spese di ogni genere. Dovrai solo partecipare e comportarti come una fidanzata." Spiega come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.

Come puó pensare una cosa del genere? Non è questo che una ragazza alla mia età immagina come storia d'amore. Nessun personaggio dei miei libri è stato costretto ad affrontare una cosa simile. La realtà fa sempre più schifo. La mia vita fa sempre più schifo. Mi rialzo e lo guardo. Mi sta fissando con sguardo indagatore e in cerca di un qualsiasi gesto.

"Posso sapere dov'è la mia camera?" Chiedo sperando la mia voce abbia un suono diverso da quello che mi è sembrato.

"In fondo al corridoio a destra." Risponde alzandosi.

"Grazie."

Comincio a camminare. I miei piedi sembrano macigni. E non riesco più a formulare una frase coerente. Lui mi sta seguendo in silenzio. Vuole rassicurarsi che non mi uccida o qualcosa del genere? Trovo la porta e la apro, sembra che voglia entrare anche lui. Ma mi giro socchiudendo la porta in modo che sporga solo il mio viso fuori, incontrando i suoi bellissimi occhi blu. Questi occhi provocano effetti mai provati su di me.

"Volevo assicurarmi ti piacesse." Sussurra.

"Sarà sicuramente più bella della mia vecchia stanza." Rispondo, rendendomi subito conto di quanto suoni brutta questa frase.

"Tuo padre mi aveva garantito fossi bellissima. Ma la sola descrizione non rendeva abbastanza l'idea. Averti davanti è tutt'altra cosa." Dice dolcemente.

La mia mentre tralascia la prima parte cancellandola immediatamente. Mi sciolgo al pensiero che mi trovi bella. Sorrido debolmente e chiudo lentamente la porta.

"Spero ti adeguerai a questa situazione, Lily." Sussurra oltre il legno.

Sento i suoi passi allontanarsi e mi lascio cadere dietro la porta. Scoppio a piangere. Le lacrime non erano davvero finite a quanto pare. Desidero solo fuggire via da questo posto, da questa vita. Le lacrime coprono persino i miei pensieri.

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