Capitolo 2

11.6K 415 13
                                    

Non mi concentro sulla strada. Spero che sia un'altra città. Voglio lasciare Bethesda immediatamente. Voglio cancellare la mia infanzia e la mia adolescenza in questo istante. Il nodo alla gola si sta dissolvendo. Più lontano mi porterà quest'altra fase della mia vita meglio sarà. Ne ho bisogno. Tre mesi possono passare in fretta; li userò al meglio per pianificare la mia fuga in ogni minimo dettaglio. Un piccolo barlume di speranza e di forza mi riempie lo stomaco vuoto per poi farmi ripiombare nel panico. Ho talmente pensato al mio futuro da non riflettere a quello in cui sto andando incontro adesso. So semplicemente che mio padre ha perso una grossa scommessa in cui era sicuro di vincere, come è sicuro di solito prima di perdere in una sola volta più soldi di quanto ne abbiamo mai visti. Questa volta però, l'uomo con cui ha perso non ha accettato il pagamento a rate con un po' di interesse come tutti gli altri. Ha fatto una richiesta più strana. Ha chiesto a mio padre se avesse una figlia ed eccomi qui. Io non so chi sia quest'uomo, quanti anni possa avere, che tipo di intenzioni ha esattamente nei miei confronti. Spero che mio padre abbia avuto qualche garanzia sulla mia incolumità almeno oppure è completamente uscito fuori di testa. E se sarò una specie di prigioniera? Una serva, una... I miei pensieri sono interrotti dalla macchina che frena. Quanto tempo è passato? Trenta minuti? Oh per l'amor del cielo, siamo a Washington! Non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Siamo ancora troppo vicini.

"Siamo arrivati, signorina." Dice il tassista.

"Grazie." Rispondo aprendo la portiera.

Scendo dall'auto mentre mi meraviglio del posto in cui devo entrare. È una villa meravigliosa. Un cancello enorme segna l'entrata, seguito da un lungo viottolo con alberi sempreverdi ad entrambi i lati. In fondo si intravede l'abitazione, dipinta di bianco. Architettonicamente bellissima.

"Signorina, la sua valigia! La stava per dimenticare."

La voce del tassista mi richiama alla realtà e lo guardo con aria interrogativa. Fisso la valigia nelle sue mani per un secondo, prima di prenderla e abbozzare un sorriso di ringraziamento. Mi volto di nuovo verso la villa. Sento l'auto del tassista avviarsi e allontanarsi a gran velocità. Sono troppo impegnata da ciò che ho davanti per curarmene. Mi avvicino al portone d'ingresso aperto, insicura su come agire. Devo bussare il campanello? Fisso il portone davanti a me. Vedo un uomo vestito di nero affrettarsi a correre per il viottolo di cui mi sono innamorata. È un maggiordomo. Per il suo modo goffo di affrettarsi quasi scoppio a ridere. Ha i capelli grigi perfettamente pettinati e gli occhi di un verde intenso. Sembra gentile o è il suo lavoro esserlo, devo ancora decidere.

"Signorina Collins, le porgo le mie scuse. Sarei già dovuto essere qui fuori ad attenderla."

"Non si preoccupi, signor...?"

"Smith. Ma mi chiami semplicemente Ezra, d'accordo?" Dice dolcemente sorridendo.

"Io sono Lily, mi chiami solo Lily. E mi può dare tranquillamente del "tu", Ezra. " Chiedo altrettanto dolcemente.

Ezra, potrà aiutarmi in futuro se diventerà mio amico. Forse. Lo vedo davvero gentile, i suoi occhi sono sinceri, non si tratta semplicemente di un lavoro, gli occhi non mentono mai. Mi prende gentilmente la valigia, noncurante delle mie proteste e proseguiamo per il lungo vialotto. Ad ogni passo ho una domanda in più per quest'uomo che tengo per me a gran fatica.

"Eccoci. Il signor Cavill non è qui al momento." Afferma mentre apre la porta d'ingresso. "Sarebbe dovuto essere già qui." Aggiunge.

"Ezra, tu sai tutto?" Butto fuori senza pensarci e senza pensare ad un modo meno brusco di fare la domanda.

"Sì."

La risposta secca mi lascia una fitta allo stomaco. Forse dovrei iniziare a preoccuparmi. A cercare di capire.

"Sai cosa vuole da me il signor Cavill?"

"Sarà qui a momenti. E sinceramente no, Lily. Non ne ho idea." Mi guarda sorridendo ma c'è anche preoccupazione nei suoi occhi.

Vorrei riempire Ezra di domande. Tartassarlo letteralmente di domande. Ma non voglio sembrare una psicopatica. Anche se in questo momento mi ci sento. In che situazione mi ha messo mio padre? Mi ritrovo ad alzare lo sguardo al cielo come per chiedere aiuto e resto incantata nel vedere che il soffitto di questo ampio salone è fatto di acqua. Acqua? È di un turchese brillante. Mi rendo conto, osservando meglio, che al piano di sopra c'è una piscina e dal salone si vede qualsiasi cosa vi accada dentro. Probabilmente sopra c'è un giardino. O una piscina interna. C'è lusso qui. È una casa particolare, lo si evince da questo soffitto che sarà costato una piccola fortuna. Il signor Cavill è molto ricco allora. Come è possibile che abbia a che fare con mio padre? L'ambiente è accogliente e a dominare è il bianco. Mi piace. Noto una bellissima parete tutta piena di libri e la parte più entusiasta di me sta già correndo verso essi per leggerli uno ad uno. Ma sono bloccata su queste piastrelle specchiate piena di dubbi. Insicura su come mi dovrei sentire.

"Porto la valigia nella tua camera, signorina." Dice Ezra.

"Lily." sorrido e lo correggo dolcemente.

"Vuoi vedere la tua stanza, Lily?" Enfatizza il mio nome.

"Per adesso no. Sono troppo agitata." Resto immobile di fronte la libreria e comincio a sentirmi fuori posto.

"Il signor Cavill è arrivato." Dice guardando oltre la finestra enorme su una parete del salotto.

Un'auto scura si ferma all'altezza dell'ingresso: Il mio petto si blocca. Devo saper gestire la situazione già troppo complicata. Devo farmi forza. La porta d'ingresso, dalla quale pochi minuti fa sono entrata, si apre.

Gabbia d'oroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora