Capitolo 49 - Una stella

955 42 5
                                    

Per prima cosa vorrei andare da Johanna, ma appena uscite dall'infermeria io e mia sorella incontriamo i nostri genitori.

«Aimeen!» esclama mia madre sconcertata «Divresti stare a letto!».
Mi si avvicina velocemente e mi stringe in un abbraccio, con delicatezza.
«Ciao mamma! Ciao papà!» li saluto mentre mia madre lascia il posto a mio padre.
Lui mi stringe a sé «Piccola mia, mi hai fatto preoccupare».

«Mi dispiace, non era nei miei piani quello di farmi sparare» mormoro imprimendomi il suo odore nella testa.
«Siamo felici di vederti, ma come mai sei qui?». Papà ha un'espressione preoccupata in volto e mi scruta pensieroso.
Abbasso la voce e li porto con me in un luogo appartato «Diciamo che in città le cose non vanno molto bene. E uno dei nostri capifazione ha mandato qui me e alcuni amici per tenerci al sicuro. Dovrei andare a parlare con Johanna adesso, proprio per chiedere ai Pacifici di accoglierci».

«Cosa avete combinato tu e i tuoi amici?». Lo sguardo di mamma lo conosco fin troppo bene. È lo stesso sguardo che mi rivolgeva quando veniva a sapere che avevo fatto qualcosa che non avrei dovuto fare.

Mi scappa una smorfia.
«Ami? Andresti a vedere dove sono i miei amici?» mi giro verso la mia sorellina e le prendo la mano.
Lei annuisce.
«Se li trovi dì loro che sto arrivando per andare a parlare con Johanna, se vuoi puoi aspettarmi lì».
«Va bene».
Si volta e corre verso gli altri edifici, la gonna arancione che svolazza intorno alle sue gambe.

Riporto gli occhi sui miei genitori. «Non dovete dire niente a nessuno, mi raccomando» esordisco mordendomi le labbra.
«Probabilmente Johanna non riferirà tutto agli altri Pacifici, ma non voglio mentire a voi» dico mentre faccio vagare lo sguardo sulla gente che cammina avanti e indietro.
«Per farla breve, tramite un siero gli Eruditi hanno messo su un esercito di Intrepidi».

Mamma si porta una mano alla bocca, sembra scioccata. E la posso capire nessuno si sarebbe mai immaginato una cosa del genere.

«Questo esercito doveva attaccare gli Abneganti» riprendo. «Per fortuna grazie a qualche sospetto siamo riusciti ad avvisarli prima. Non so se abbiate mai sentito parlare dei...».
Mi blocco e mi guardo intorno, poi abbasso ulteriormente la voce.
«...dei Divergenti».

Mamma e papà annuiscono. Ma non riesco a capire cosa stiano pensando.

«Io e i miei amici lo siamo. E grazie a questa cosa siamo riusciti a bloccare tutto prima che l'esercito di Intrepidi potesse uccidere qualcuno. Però ora gli Eruditi ci avranno sicuramente individuato e, bé loro stanno dando la caccia a quel tipo di persone».

Papà mi guarda sconvolto e, perplessa, lo vedo fare un passo indietro.
«Sei una Divergente» sussurra fissandomi.
Annuisco.

«Sono pericolosi» mormora di nuovo lui.
Scuoto la testa e una smorfia si forma sul mio viso. «È quello che Jeanine ha voluto far credere a tutti, solo perché siamo più difficili da controllare. Ma non siamo più pericolosi dei suoi progetti».

Alzo gli occhi al cielo e osservo la posizione del sole.
Quando riporto gli occhi sui miei genitori li vedo preoccupati. Ma la mia priorità in questo momento è un'altra. Potrò spiegare loro tutto quello che vorranno sapere una volta che avrò sistemato questa situazione.

Li saluto e velocemente raggiungo l'edificio principale, nel quale si trova la "casa" di Johanna.
Entrando riconosco la voce di Leah e quella di mia sorella.
Percorro il corridoio e quando arrivo nella stanza in cui Johanna ci ha accolto ieri sono felice di vedere tutti i miei amici.

«Oh, Aimy!». Zeliah mi vede e subito mi raggiunge, stringendomi delicatamente in uno dei suoi abbracci.
«Ehi, bella addormentata!». Leah mi rivolge un sorriso sincero e so che sta solo scherzando.
«La tua sorellina qui ci ha avvisato del tuo arrivo» Uriah mi osserva piegando la testa «però non ci aveva accennato al tuo abbigliamento... particolare, ecco».

Una scelta per sempreWhere stories live. Discover now