Capitolo 25 - Game over

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Lui inarca il sopracciglio.
«Sai, a volte sei troppo sfacciata» dice avvicinandosi. Io indietreggio.
Noto subito il cambiamento nei suoi occhi. La rabbia e la preoccupazione hanno lasciato posto ad una luce nuova.

«Dici?» mormoro.
Annuisce lentamente.
Continuiamo a spostarci finché sbatto contro la parete. Ok, game over!
«E così mi trovi incredibilmente attraente?» chiede diminuendo pericolosamente la distanza tra noi.
«Interessante che tra tutti gli aggettivi ti fermi solo su quello» mormoro.

«Rispondi» ordina ignorandomi.
Alzo gli occhi al cielo.
«Sì» sussurro sperando che non lo senta.

L'angolo della sua bocca si alza in quello che sembra un piccolo sorriso.
«Sei un tantino strano, si può sapere cosa ti passa per la testa? Due secondi fa eri la versione disperata e preoccupata di Eric. Comunque, voglio dire, non deve essere così raro che qualcuna ti trovi attraente, sarai anche scorbutico ma basta avere due occhi insomma...».
Ok, sono nervosa. E quando sono nervosa tendo a diventare logorroica.

«Pacifica, riuscirai mai a stare zitta quando serve?» mi fulmina con lo sguardo.
«No, perché sono nervosa» Alzo una mano e la punto sul suo petto «E tu stai invadendo il mio spazio vitale».
Tento di spingerlo via.
Per quanto mi piaccia la sua presenza così vicina, non è il caso. Non in questo momento, quando sono ancora scossa per gli eventi della giornata.

Inutile dire che non lo sposto di un millimetro. Anzi, in risposta lui si avvicina ancor più e si appoggia al muro con le mani, una di qua e una di là. La faccia a pochi centimetri dalla mia.

«Eric, stasera non sono in vena di giocare» lo ammonisco.
I suoi occhi così vicini mi sembrano ancora più belli.
«Nessuno qui vuole giocare».

Faccio per ribattere ma la sua bocca diventa sempre più vicina. Sento il suo respiro sulle mie labbra e chiudo gli occhi.
Quei pochi secondi mi sembrano un'eternità. Ma alla fine le sue labbra si posano sulle mie.
Dopo la discussione mi aspetterei un bacio violento e rude, invece è così lento e delicato che mi sembra di volare.

Quando riapro gli occhi lo guardo insicura. Non so che cosa fare.
È vero, ci siamo già baciati, e abbiamo passato molto tempo insieme, ma non sono sicura di ciò che voglio io e di ciò che vuole lui.

«Eric. Non è una buona idea» mormoro puntando le mani sul suo petto e provando ad allontanarlo.
«Sappiamo entrambi che invece è una buona idea» ribatte spostando la mano dal muro e posandola sulla mia guancia.

«Eric, hai quattro anni più di me. Se quello che vuoi è... quello. Io non...» comincio imbarazzata, abbassando gli occhi.
«Se volessi quello non sarei qui con te» dice seccamente, staccando la mano dalla mia pelle.

«Scusa» mormoro. Rialzo gli occhi e li fisso sulle sue labbra.
Il cuore batte impazzito, probabilmente anche il mio cervello è impazzito. Allaccio le mani dietro il suo collo e lo bacio, prendendo di sorpresa sia me che lui.

Le sue mani si posano sui miei fianchi, leggere, come se temesse di farmi male.
Mi bacia con delicatezza, una delicatezza che non fa parte di Eric. Non dell'Eric che conosco, almeno.

Quando le nostre labbra si separano, appoggio la testa sul suo petto e con le mani sulla sua schiena lo stringo a me.

«Mi sto complicando la vita» mormoro infine, spezzando il silenzio che si era creato.
«Spegni quel cervello che ti ritrovi e goditi il momento, Pacifica».
«Ho un nome sai» protesto staccando il viso dalla sua maglietta.
«Lo so» mi osserva.

«E scommetto che non lo userai» indovino scrutandolo.
«Perché togliermi il divertimento?» risponde divertito.
«Ti diverti con poco» constato alzando le spalle.

Appoggio di nuovo la testa contro il suo petto e mi godo il suo abbraccio. Non sa nemmeno quanto ne ho bisogno in questo momento.
«Eric, sarà sempre così difficile tra noi?» chiedo infine.
«Spero di no, Aimeen. Se e quando tutto questo casino sarà finito potremo finalmente prenderci il nostro tempo».

«Come mai proprio me?» chiedo. Sono curiosa di sapere perché tra le tante ragazze Intrepide, alcune decisamente bellissime, lui stia abbracciando proprio me.
«E lo chiedi a me?» risponde lui facendomi ridere «Forse segretamente mi piacciono le Pacifiche logorroiche e con desideri di morte».
«E a me gli Intrepidi sadici e con disturbi da personalità multipla. Spero non ce ne siano molti».
«Solo uno a quanto ne so» risponde lui.
«Deve essere un tipo strano» mormoro alzando gli occhi su di lui.
«È un tipo forte» risponde e mi bacia sulla fronte.

«E ora andiamo a dormire» annuncia abbassandosi e prendendomi in braccio.
«Eric!» esclamo. Non me l'aspettavo, non da lui.
Mi porta in camera e mi posa sul letto, poi torna di là e mi porta anche la borsa con i miei vestiti.
«Grazie, vado a cambiarmi» dico estraendone una maglietta e dei pantaloncini.

«Aspetta» lui mi blocca «Stai bene davvero? Ti ha fatto male quell'idiota?».
Scuoto la testa «Solo il collo, per fortuna sei arrivato tu. Potreste dar vita ad un nuovo sport: uccidere Aimeen. Sembra che vada molto di moda».

«Molto divertente» commenta laconico.
«Meglio riderci sopra che lasciarsi deprimere no? Soprattutto dopo questa giornata schifosa. Ti ricordo che nella simulazione mi uccidevi tu».
«E tu avresti ucciso me?» chiede.
Mi fermo e penso a cosa rispondere. Se dicessi che ero consapevole di essere in una simulazione rivelerei la mia natura di Divergente.

«Sapevo che mi avresti sparato prima tu, non avrei mai fatto in tempo a spararti. Bastava il gesto per farti premere il grilletto. Preferivo morire che uccidere la mia famiglia» spiego «E preferivo morire piuttosto che spararti».
Lui annuisce e mi lascia andare.

Quando torno lui si è già cambiato ed è infilato sotto le coperte, il resto dell'appartamento al buio.
Lo raggiungo e lascio che mi tiri a sé, che mi circondi con il suo braccio.
«Eric» mormoro. I suoi occhi a pochi centimetri dai miei.
«Mmh?».
«Io non so come si faccia questa cosa, insomma se intendi essere il mio ragazzo sappi che dovrai insegnarmi» sussurro arrossendo.

L'angolo della sua bocca si alza in un piccolo sorriso.
«Vuoi che io sia il tuo ragazzo?» chiede osservandomi.
«Se lo vuoi tu» divento ancora più rossa, sento il calore invadermi la faccia.
La sua mano raggiunge la mia guancia e lui mi regala un sorriso vero «La mia ragazza è una Pacifica».

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