Capitolo 12 - Treno in arrivo

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Scendiamo dalla torre, per via normale questa volta, e raggiungiamo gli altri di sotto. I due a cui abbiamo sparato altri non erano che Nick e Trina, i quali ci seguono decisamente arrabbiati giù per le scale.

«Pacifica sei grandeee!» mi raggiunge Leah dandomi una manata sulla spalla. Ahia!
Sorrido orgogliosa.
Gli interni della nostra squadra mi circondano congratulandosi con me e ignorando Eric. I trasfazione mostrano meno entusiasmo, ma si vede che sono felici di aver vinto.

«Aimeen ti odio» esclama Zeliah piazzandosi di fianco a me. Ma sorride.
«Scusa» mormoro stringendomi nelle spalle.

I componenti dell'altra squadra mi lanciano occhiate di odio, almeno i trasfazione.
«Luke, fratellino, ti sei fatto colpire da una ragazza!» esclama Leah rivolgendosi ad un interno. Noto solo ora che ha i capelli del suo stesso colore e rasati da una parte, come la sorella. Si diversificano solo per la lunghezza.
Osservo i loro volti, gli stessi occhi vivaci, i lineamenti dolci, si vede palesemente che sono fratelli. Gemelli, immagino.

«Solo per farti contenta» ribatte lui prendendola e scompigliandole i capelli.
Lei gli fa la linguaccia.
Rido, vedendoli così felici insieme.
Poi ripenso ad Amineah, e la tristezza mi assale.

«Bel lavoro, squadra» dice Eric complimentandosi.
«E anche a voi, dov'è Quattro?».

«Sono qui» risponde la sua voce e lui spunta dagli alberi, con la bandiera in pugno «Troppo tardi ma meglio di niente».
Derick e Kevin lo seguono, insieme ad un'altra ragazza che non conosco.

«Chi ha avuto il fegato di salire fin lassù?» chiede guardandoci uno a uno.
Faccio finta di niente, ma gli altri mi puntano subito.
«Tanto di cappello, Pacifica» mormora stupito.

«Sei salito tu?» chiedo incuriosita. Pensavo che nessuno fosse in grado di salirci.
«Certo, e non mi ci far pensare» risponde Quattro corrugando la fronte.

Eric sogghigna divertito, deve sapere qualcosa che non so.

«Dovremmo inserire l'arrampicata nell'addestramento» riflette a voce alta.
«Meglio di no» risponde Quattro deciso, fulminandolo con lo sguardo.

«Forza, torniamo al treno!» grida Eric, indicando la direzione.
Gli altri si dirigono, alcuni correndo, alcuni saltellando. Leah.
Li guardo allontanarsi dietro a Quattro, ma non ho le forze per correre. Non di nuovo.

«Pacifica se non ti muovi rimani qui».
La sua voce. Ormai la riconosco senza dover compiere sforzi.
«Se non sono ancora crollata è per puro miracolo» commento acida.
«E poi, perché non ti sei arrampicato tu sull'albero?» aggiungo ricordando improvvisamente la scalata della torre.

«Perché avevo una Pacifica a disposizione che non vedeva l'ora di farlo, no?» mi lancia uno sguardo divertito.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Che carogna!
«Domani combattiamo?» chiedo cambiando argomento.
Annuisce.
Bene, sono fottuta!

«Muoviti, Pacifica, il treno arriva tra un po'!» esclama strattonandomi e aumentando il passo.
«Intrepido, ti odio» dico seguendolo e cominciando a correre, malgrado mi costi molta fatica.

Arriviamo ai binari giusto in tempo, gli altri saltano dentro il primo vagone, ma non riuscirò mai a raggiungerlo in tempo.
«Saltiamo nell'altro» dice Eric affiancandolo.
Si butta dentro e sparisce alla mia vista. Continuo a correre e mi avvicino per prendere la maniglia, quando Eric si sporge allungando la mano verso di me. Non esito a prenderla e a farmi trascinare dentro.

Mi lascio scivolare a terra, contro la parete e cerco di riprendere fiato.
Quando alzo gli occhi, Eric si sta tenendo alle maniglie ai fianchi della porta e sta lì, lasciandosi colpire dal vento.
Mi guarda.
«Grazie!» mormoro.

Fa un cenno, poi si volta per guardare fuori.
Esamino l'interno del vagone. È completamente vuoto, ci siamo solo noi due.
Riporto gli occhi su quel sadico istruttore e lo osservo. I muscoli delle sue braccia sono così sviluppati che fin dall'inizio ho pensato potesse rompermi con un dito, tutto il suo corpo è allenato e qualcosa mi dice che ai suoi tempi dev'essere stato uno dei migliori iniziati.

Osservo il suo volto. La mandibola ben delineata, i tratti decisi. I capelli rasati sui fianchi e più lunghi sopra, che permettono di vedere bene i piercing sulle orecchie. Gli altri piercing sul sopracciglio destro e sul labbro, che gli danno quell'aria ancora più da cattivo ragazzo. Come se non fosse già inquietante per conto suo.

«Cosa guardi, Pacifica?» chiede all'improvviso.
Arrossisco. E spero che lui non lo possa vedere.
«Il mio inquietante istruttore» rispondo sincera.
Lui fissa gli occhi nei miei. Vorrei sapere cosa gli passa per la testa.

«Non dovrei, ma stasera hai davvero dato il meglio di te» mormora dopo qualche secondo, tornando a guardare fuori.

«Sono sempre stata brava a fare le cose che non mi era permesso fare» ammetto «Troppo indisciplinata e vivace, troppo poco Pacifica».
«Mmh» dice lui.
«Sempre di troppe parole eh» commento facendo un sorrisetto.
«Vediamo... Mi sentirei di escludere Pacifici ed Abneganti. Candido nemmeno, eri un Erudito?» chiedo, pur sapendo già la risposta.

Lo guardo prendersi il suo tempo, poi si volta e mi inchioda con quegli occhi azzurro cielo. Il buio non mi permette di vederne il colore, ma ormai ce l'ho bene in testa.
«Spiegami la tua teoria» concede.
«Sei incredibilmente scontroso, non ami aiutare la gente e sicuramente non cerchi di mantenere la pace, non sei altruista, anzi tendi a fregartene degli altri, e mi sento di affermare che non sei sempre onesto. Però sei intelligente e spietato. Erudito».

Mi alzo e mi sgranchisco le gambe. Voglio vedere anch'io il paesaggio al di fuori del vagone.
Mi avvicino con cautela alla porta e mi tengo alla maniglia, la stessa dove è appeso Eric.
«Cosa fai?» chiede seccamente.
«Voglio vedere anch'io».

Mi aggrappo al suo braccio e mi sporgo un po'. Vedo i palazzi della città sfilarci davanti, gli edifici abbandonati, ponti e strade.
«Siamo quasi arrivati».
Eric stacca la mano dalla maniglia che sta dalla mia parte, io mollo la presa sul suo braccio. Ma lui mi prende il polso.

«Al tre» dice e inizia a contare.
Saltiamo in sincrono e grazie alla sua presa riesco ad atterrare senza perdere l'equilibrio.
Lui mi molla subito il braccio e si dirige verso gli altri, tornando ad ignorarmi.

Trovo Zeliah e la raggiungo.
«Aimeen!» esclama «Pensavamo aveste perso il treno».
Scuoto la testa «Siamo saliti sul vagone successivo al vostro».
Ripongo il mio fucile e la scatola di proiettili nella cassa e seguo gli altri iniziati. Rientriamo nei corridoi bui, e per la prima volta non vedo l'ora di arrivare al dormitorio.
Sono stanca, e so che domani sarà dura. Anzi, oggi sarà dura.

Una scelta per sempreWhere stories live. Discover now